NOTA BENE: il seguente post è lo snippet che avevamo caricato il 25 maggio 2018. 🙂 Finalmente riusciamo a ricaricarlo!
Buon pomeriggio, Shadowhunters! ;D Pronti a uno snippet dolorosissimo (come quasi tutti gli altri snippet di QoAaD, in effetti)?
I protagonisti dell’estratto – presente nella newsletter di Cassie che è stata spedita ieri agli iscritti – sono Emma, Julian… e Livia, indirettamente. Non diremo di più (e vi sconsigliamo vivamente di leggere, qualora non aveste ancora terminato Signore delle Ombre): buona lettura!
La stanza di Julian era piccola, e dipinta di una sfumatura di blu incoerentemente allegra. Un letto a baldacchino bianco dominava tutto lo spazio. Emma trascinò Julian in quella direzione, facendolo sedere gentilmente sul materasso, e poi tornò a chiudere a chiave la porta.
“Perché la stai chiudendo?” Julian sollevò il capo. Era la prima frase che pronunciava da quando aveva lasciato la stanza di Ty, sebbene avesse seguito Emma in modo abbastanza tranquillo.
“Hai bisogno di un po’ di privacy, Julian,” gli rispose. Si voltò verso di lui; Dio, il suo aspetto le spezzò il cuore. Il sangue gli screziava la pelle, scuriva i suoi abiti rigidi e si era seccato sui suoi stivali, creando delle chiazze. Il ciondolo di Livvy scintillava nell’incavo del suo collo, anche se quando lo portava Livvy le finiva sullo sterno. Emma lo ricordava bene: era un regalo che Julian aveva fatto alla sorella per il suo tredicesimo compleanno, ed era appartenuto alla loro nonna. Sulla parte frontale era decorato con il cerchio di spine della famiglia, e Julian aveva aggiunto un’incisione sul retro: un paio di sciabole incrociate, l’arma di Livvy.
All’interno c’era una foto di Ty, Emma lo sapeva. A stento si era resa conto che Livvy lo stesse indossando, durante l’incontro del Consiglio, anche se sapeva che Livvy lo portava spesso nei momenti di nervosismo, così come Emma stessa si aggrappava a Cortana.
Desiderò aver notato di più Livvy, durante quegli ultimi momenti, e avrebbe voluto averle prestato più attenzione, anziché preoccuparsi per la Coorte, per Manuel e Zara e Jessica, per Robert Lightwood e l’esilio, per il suo stesso cuore, spezzato e incasinato. Avrebbe voluto stringere Livvy un’ultima volta, meravigliandosi di quanto si fosse fatta alta e di quanto fosse cresciuta, di quanto fosse diversa dalla bimba paffutella dei ricordi d’infanzia di Emma.
“Non farlo,” le disse Julian, duro.
Emma gli si avvicinò; non poté impedirselo. Julian fu costretto ad alzare lo sguardo per incontrare i suoi occhi. “Non fare cosa?”
“Non darti la colpa,” le rispose. “Riesco a sentirti pensare che avresti dovuto fare qualcosa di diverso. Non puoi lasciare entrare quel tipo di pensieri, o andrai a pezzi.”
Era seduto sull’orlo del letto, come se non potesse sopportare l’idea di stendersi. Con enorme gentilezza, Emma gli sfiorò il viso, facendo scivolare il palmo della mano lungo la sua mascella. Julian sussultò e le strinse con forza il polso.
“Emma,” chiamò, e per la prima volta in vita sua Emma non riuscì a interpretare il suo tono – era basso e oscuro, duro ma senza rabbia; desiderava qualcosa, ma non le riusciva di capire di cosa si trattasse.
“Che posso fare,” ansimò lei. “Che posso fare, sono la tua parabatai, Julian, ho bisogno di aiutarti.”
L’abbiamo caricato sul sito… ma lo trovi anche linkato (in lingua originale, ovviamente) sull’account Tumblr di Cassie! 🙂
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