Shadowhunters, siete pronti a soffrire un po’? ;D
Cassie ha condiviso un nuovo estratto da “The Lost World”, uno dei due racconti di “Fantasmi del Mercato delle Ombre” che verranno rilasciati insieme al cartaceo del libro (il 4 giugno in America; per l’Italia non abbiamo ancora date).
Noi l’abbiamo personalmente trovato molto toccante, quindi vi consigliamo di procurarvi dei fazzoletti. I protagonisti dell’estratto sono… beh, lo scoprirete tra poco! Buona lettura!
Ma quella notte, mentre Ty stava dormendo, Livvy si ritrovò di nuovo attratta dal Laghetto del Tramonto, verso il nulla della sua profondità. Ogni volta che pensava a Idris e all’esperimento che lei e Ty avrebbero tentato il giorno successivo, ricordava la sua morte, il colpo infertole da Annabel. Il momento di dolore e distacco. L’espressione sconvolta sul volto di Julian mentre lei lasciava il suo corpo.
Ovviamente Annabel non si trovava più a Idris. Annabel era morta. E, ovviamente, se anche fosse stata in vita, Livvy non avrebbe comunque dovuto temere la sua assassina. Uno Shadowhunter non dovrebbe mai avere paura. Ma il ricordo del suo corpo sul freddo pavimento di pietra della Sala degli Accordi, del suo corpo che veniva bruciato su una pira, del Lago Lyn, dove era ritornata – tutto ciò la perseguitava, mentre Livvy sprofondava nell’oscurità del Laghetto del Tramonto e lasciava che il nulla la nascondesse.
Era quasi mattina quando finalmente si levò, con la luce perlacea che scivolava già sullo strato di neve intorno al laghetto. E lì, sul bordo del lago, c’era anche un piccolo mucchietto sgualcito, come se qualcuno avesse lasciato cadere il cappello o la sciarpa.
Livvy gli si accostò e vide che era un micino, denutrito e perfettamente immobile. Le sue zampe erano state lacerate dal ghiaccio, e c’erano macchie di sangue brillante sulla neve. Aveva le orecchie lunghe, con le punte nere, e anche la sua pelliccia era chiazzata di nero. “Povera creatura,” commentò Livvy, e il micio aprì gli occhi. La guardò e ringhiò silenziosamente. Poi chiuse di nuovo le palpebre.
Livvy corse alla Scholomance, da Ty.
“Svegliati, Ty!” lo chiamò. “Sbrigati, svegliati, svegliati!”
Ty scattò a sedere. “Cosa c’è? Che c’è che non va?”
“C’è una lince dei Carpazi giù al Laghetto del Tramonto,” gli spiegò lei. “Un gattino. Credo stia morendo. Sbrigati, Ty.”
Lui si gettò un cappotto sul pigiama e mise gli stivali. Si sistemò una coperta tra le braccia. “Fammi strada,” le disse.
Il micio era ancora vivo quando raggiunsero il Laghetto del Tramonto. Gli stivali di Ty affondavano nella neve a ogni passo. A volte, sprofondava fino al ginocchio. Invece Livvy galleggiava ovviamente sulla neve. Talvolta essere un fantasma aveva i suoi vantaggi. Livvy era disposta ad ammetterlo.
Riuscivano a vedere il debole movimento del petto della lince. Dei piccoli sbuffi di fiato gli fuoriuscivano dal naso scuro.
“Starà bene?” chiese Livvy. “Sopravvivrà?”
Ty si inginocchiò sul cumulo di neve accanto alla lince. Iniziò ad avvolgerla con la coperta. “Non lo so,” le rispose. “Ma, se dovesse riuscire a sopravvivere, sarà perché l’hai salvata tu, Livvy.”
“No,” ribatté lei. “Io l’ho trovata. Ma non posso salvarla. Dovrai essere tu a farlo.”
“Allora l’avremo salvata entrambi,” disse Ty, e le sorrise. Se Livvy avesse avuto un diario, se lo sarebbe appuntato. Era passato tanto tempo dall’ultima volta che aveva visto suo fratello sorridere.
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