Questa è probabilmente una delle migliori risposte date da Cassie negli ultimi tempi. Molto lunga (circa cinque pagine di Word), ma incredibilmente interessante.
Se vi siete mai chiesti: “Ma la smetterà mai di scrivere libri sugli Shadowhunters?”, o avete pensato: “Lo fa solo per soldi!”, beh, questo il post adatto a voi.
Se non vi è mai capitato, ma siete comunque curiosi di conoscere l’opinione di Cassie circa l’editoria e il continuare a scrivere libri ambientati nello stesso universo, leggete e fateci sapere che ve ne pare! 🙂
« “TLH è un altro progetto sugli Shadowhunters? Non sei stanca di scrivere solo libri sugli Shadowhunters? Mi sembra che non ti importi più granché di questi romanzi… ammesso te ne sia mai importato… quindi è inutile come frustare un cavallo morto. Tu e il tuo editore tentate solo di racimolare altri soldi. Perché tutti questi autori di successo non la smettono di prolungare le loro serie solo per denaro? E hai intenzione di pubblicare altri libri, oltre a quelli sugli Shadowhunters?”
Wow. Beh, cominciamo dalle cose più semplici: TLH è un progetto sugli Shadowhunters. Ne ho già parlato, prima d’ora. Se vai a dare un’occhiata alla tag su James Herondale e quella su The Midnight Heir potresti scoprire altro… o puoi sempre aspettare la fine di febbraio, quando mi sarà permesso parlarne.
Inoltre, sì, ho intenzione di scrivere altri libri sugli Shadowhunters. Attualmente sto lavorando sia su Lady Midnight, il primo libro di The Dark Artifices (una serie sugli Shadowhunters), che sul secondo libro della Magisterium series, una saga scritta in collaborazione con Holly Black; è composta da cinque libri; il primo sarà disponibile dal 9 settembre, e decisamente non ha a che fare con gli Shadowhunters. È un universo completamente differente e ci sono voluti un paio d’anni per elaborare il sistema magico.
E ora andiamo a sbrogliare questa lista di domande (che ho ridotto al minimo, perché, sebbene questa siano domande davvero problematiche, non desidero che nessuno vada a urlare contro chi me le ha fatte).
“Non sei stanca di scrivere solo libri sugli Shadowhunters?”
No. Voglio dire, oltre al fatto parecchio ovvio che io non sono, davvero, nel mondo in cui viviamo solo per scrivere libri sugli Shadowhunters, no, non mi stanco a scriverli.
Evito di stancarmi di loro non continuando, infatti, solo la stessa serie, ma ambientandone diverse in differenti luoghi e momenti temporali, scrivendoli su personaggi diversi, e dando ai romanzi un tono sempre nuovo. The Infernal Devices è una rielaborazione steampunk di Racconto di Due Città, ambientata nella Londra del 1878, e The Dark Artifices è un noir ispirato ai romanzi di mistero romantici, collocato nella Los Angeles del 2013; l’unica cosa che li lega insieme è il sistema magico – quindi affermare che si tratta della stessa storia a me sembra tanto stupido quanto chiedere alle persone che continuano a scrivere libri realistici ambientati nel mondo reale quando inizieranno a essere stufi di scrivere sempre romanzi ambientati nel mondo reale, perché l’universo è sempre lo stesso. Dovrebbero scrivere libri fantasy! Cambiare! Tutti i loro libri contengono forme di vita a base di carbonio! È una falsa! *Sbatte la testa contro la scrivania* Eccetto per il fatto che nessuno dice mai cose simili, perché sarebbe ridicolo. Gli scrittori realistici non andrebbero costretti a sedersi e forzati a scrivere fantasy, e scrivere libri fantasy ambientati sempre nello stesso universo non è sinonimo di cattivo scrittore, così come il fatto che ci siano dodici libri Dance to the Music of Time non significa che Anthony Powell avrebbe dovuto fermarsi a tre. Scrivere libri ambientati nello stesso universo richiede infatti di porti costantemente davanti a sfide sempre crescenti: come ingrandisci quell’universo, lo evolvi, trovi nuovi angoli, racconti una vasta gamma di storie, mantieni una mitologia massiccia e coerente nella tua testa? Questo tipo di sfida non è più grande di creare un nuovo mondo o sistema magico a partire da zero (negli scorsi due anni ho avuto modo di fare entrambe le cose); la sfida è di pari grandezza.
“Mi sembra che non ti importi più granché di questi romanzi… ammesso te ne sia mai importato… quindi è inutile come frustare un cavallo morto.”
Se non mi fosse mai importato di loro, per quale ragione li avrei scritti? Avrei scritto altro. Non c’erano particolari vantaggi nello scrivere Città di Ossa, quando all’epoca l’ho fatto. Avrei potuto scrivere qualsiasi altra cosa. Quando ho proposto The Infernal Devices il mio editore non si è dimostrato propriamente eccitato. Mi hanno detto che i fantasy storici non vendono. Ho dovuto stilare una lista di YA fantasy storici che erano diventati bestseller per riuscire anche solo a vendere il progetto. E all’epoca ero già un’autrice bestseller. Ho scritto TID perché amavo l’idea e desideravo davvero, davvero scrivere quei libri. Sinceramente, avrei guadagnato molto di più pubblicando un fantasy ambientato nei nostri giorni e riguardante altro. I libri di The Infernal Devices hanno avuto successo a dispetto delle aspettative, non grazie a loro.
Inoltre, non penso che frustare un cavallo morto significhi quello che pensi che voglia dire. In ogni caso quello che potresti intendere è inaccurato:
1 – “Frustare un cavallo morto” significa scrivere un libro che nessuno vuole leggere, per cui non c’è richiesta e via dicendo. Questo non è il caso, quindi ciò che volevi intendere tu è: “Perché non prendi questo cavallo che ha appena vinto il Kentucky Derby, lo porti fuori e gli spari, dal momento che sarebbe IMMORALE CONTINUARE A POSSEDERE QUEL CAVALLO PER RAGIONI CHE HO DECISO IO?” Non puoi contemporaneamente sostenere che nessuno vuole leggere questi libri e allo stesso tempo che li sto scrivendo per denaro. O una o l’altra. Non puoi sceglierle tutte e due.
2 – “Frustare un cavallo morto” significa che la scintilla creativa dello scrittore è scomparsa, ma lui in ogni caso continua a scrivere perché sono tutti sui Benjamin e la necessità di continuare la collezione di scarpe Louboutin. Anche se, nel caso degli scrittori, generalmente si parla più di tutto sui Washington e la necessità di continuare la loro collezione di assicurazioni sanitarie. Di norma gli autori non vengono pagati così tanto.
A questo posso rispondere: se la scintilla creativa per te se n’è andata, allora mi dispiace, ma è una sensazione valida. [Non penso però che la persona che ha scritto queste domande abbia una sensazione simile, dal momento che ha scritto scorrettamente tutti i nomi dei personaggi e non sapeva né che The Infernal Devices è una serie storica né che è ambientata a Londra.* È difficile fingersi un fan di qualcosa, se non lo sei, sul serio. Ma credo che la sensazione esposta precedentemente sia valida per qualcuno. Tutti noi ci stanchiamo delle cose.] Ma, per me, la scintilla creativa non se n’è andata.
* (Trovo sempre strano vedere quanti odiano i miei lavori così ossessionati da tutto ciò che faccio con la mia carriera – sebbene di norma siano all’oscuro dei dettagli o dei contenuti –, ma sospetto che se odi i miei libri e me personalmente, tutt’a un tratto non cambierai la tua idea solo perché ho scritto altro oltre ai romanzi sugli Shadowhunters.)
Sto scrivendo TLH e TDA perché desidero farlo. Voglio scrivere di Jules ed Emma perché li amo e amo la loro storia. E sento lo stesso per James e Lucie e Cordelia e Matthew. Per me sono persone davvero molto reali, e reali sono pure le loro storie. Se improvvisamente non potessi più scrivere niente a riguardo, se il mio contratto venisse cancellato, mi si spezzerebbe il cuore. Ho visto persone col cuore spezzato, sprofondate in un enorme baratro di depressione, proprio per la stessa ragione. E ciò che è enormemente ironico è che quegli scrittori sono costretti a non finire di scrivere qualcosa a causa dei soldi, perché sono costretti a scrivere altra roba che pensano venderà. Si trovano infatti meno nella posizione di poter essere liberi e sperimentare, rischiare, fare cose strane, nuove ed eccitanti nei loro lavori, di quanto potresti tu se avessi un minimo di influenza in un business teso enormemente a favore degli editori, non degli scrittori, per il fatto che i tuoi libri vendono abbastanza copie da far guadagnare loro denaro.
(Inoltre, nel caso non lo sapessi, al momento la pubblicazione tradizionale è al verde. La maggior parte dei Grandi Sei ha guadagni minimi. L’ottanta percento dei libri non recupera mai il loro anticipo, e sono quei libri di cucina e sulle celebrità che la gente trova di moda detestare a pagare per tutto il resto – sì, tutti quei libri indie, e tutte quelle cose per cui l’editore corre un rischio. È una piccola percentuale di libri a dover guadagnare un profitto, e così dovrebbe essere, ma quest’equazione non è cosa nota alla maggior parte delle persone.)
Quindi, no, non “non mi importa”. Probabilmente, stando a ciò che puoi capire da qui, mi importa pure troppo!
“Tu e il tuo editore tentate solo di racimolare altri soldi.”
Adesso vado a rapire il telescopio Hubble, con il quale tenterò di rilevare quanto importa al mio editore se la gente pensa o meno che gli interessa solo guadagnare dei soldi. Sono un conglomerato mediatico. Verrebbe da chiedersi che altro ti aspettavi da loro. Se non guadagnano, finiscono fuori dal mercato.
Quanto a me: è sempre interessante vedere quanto risulta assolutamente e totalmente poco confortevole l’idea che uno scrittore guadagni dei soldi, e in particolare se una scrittrice guadagna dei soldi, levando il capo.
Non molto tempo fa ho partecipato a una convention sullo scrivere per lungo tempo nello stesso mondo. È qualcosa che ho sempre aspirato a fare – da sempre Tamora Pierce è uno dei miei idoli letterari, perché è riuscita a creare un mondo incredibilmente ricco con cinque serie ambientate nel Tortellan universe.
Una delle cose che ho trovato più interessante durante il panel è stato vedere tutte le scrittrici parlare di come le persone guardassero al loro espandere gli universi o scrivere più libri di una serie di successo con sospetto (e un sacco di: “Lo fai solo per i soldi”), mentre gli scrittori hanno riferito – beh, di non aver mai avuto a che fare con niente di simile.
È sufficientemente semplice andare su internet e annunciare ad alta voce ciò che tu pensi che le persone dovrebbero fare, quando a rischio non c’è il tuo denaro, la tua carriera o il benessere della tua famiglia. In linea di massima gli scrittori non hanno affatto un salario; un libro che non vende bene può far affondare loro la carriera, e per le scrittrici la cosa si raddoppia, perché, paragonate alla loro controparte maschile, vengono pagate di meno, pubblicizzate di meno, recensite di meno e ricevono meno seconde possibilità.
“Sta scrivendo per denaro.” L’ho sentito dire di me e di altre scrittrici che hanno creato degli universi popolari e continuano a scriverci sopra. Questa frase però non la vedo quasi mai diretta agli uomini: in effetti mi riesce di pensare a parecchi scrittori maschi che stanno facendo esattamente ciò che sto facendo io – creare un grande universo e poi scrivere storie ambientate all’interno di diversi suoi angoli – e non ho mai visto la critica attaccarli per questo. Non che non succeda mai, ma non abbastanza di frequente da trovarmelo sulla dash, su Twitter, ecc.
Le persone si sentono molto a disagio quando parli loro di arte e denaro, e specialmente quando parli loro di donne, arte e denaro. Desiderano avere una separazione decisamente netta tra l’arte che viene fatta per l’arte, e l’arte per cui le persone si aspettano di venir pagate. Difficile. Non c’è. È complicato. Le persone pensano che le donne dovrebbero essere supportate da loro mariti, e per questo libere di perseguire la propria arte senza preoccuparsi dei problemi finanziari. L’ho visto sul serio. Sono in ritiro con quattro talentuose scrittrici, al momento, e tutte loro sono a capo delle loro famiglie. Senza il salario che ricevono scrivendo, dei bambini non verrebbero sfamati, ci sarebbero delle persone anziane di cui non ci si potrebbe prendere cura, e dei figli non potrebbero andare al college. Non so che altro aggiungere se non che c’è una lunga tradizione che vuole far sentire le donne di merda per via dell’arte che producono, e non è una cosa di cui andare orgogliosi.
“Perché tutti questi autori di successo non la smettono di protrarre le loro serie solo per denaro?”
La cosa davvero sconcertante in questa lamentela non è solo il fatto che tu sia convinto di poter intuire il perché un completo estraneo stia facendo ciò che sta facendo, o prendendo le scelte creative che sta prendendo – cosa non solo arrogante, ma pure ai limiti dell’inquietante –, ma la tua genuina incapacità di non vedere il filo logico che lega 1) le serie di successo e 2) le persone che continuano a scrivere nell’universo di quelle serie di successo. Permettimi di riassumere la cosa per te.
C’è una ragione per cui vedi le persone estendere le loro serie di successo o continuare a scrivere nell’universo in cui precedentemente avevano ambientato dei libri popolari.
Perché possono.
E non voglio dire che possono nel senso di “FACCIO CIÒ CHE VOGLIO!”.
Intendo dire nel senso di “perché sono davvero, davvero fortunati, abbastanza fortunati da poter scrivere ciò che desiderano”. Le serie di successo vengono ingrandite e gli scrittori scrivono altro in quel mondo perché, quando una serie ha successo, l’editore pubblicherà più romanzi legati a quella serie lì. Potrà sembrare ovvio, ma apparentemente non lo è. Le serie che fanno guadagnare soldi continuano perché l’editore non pubblica serie che non fanno guadagnare. Se il tuo precedente libro ambientato in un determinato universo è stato finanziariamente un successo, allora questo è l’unico modo perché tu possa pubblicarne altri ambientati sempre in quel mondo.
Tutte le persone che appartengono alla mia intima cerchia di amici scrittori hanno dovuto abbandonare un progetto perché non economicamente conveniente.
Tutte. Quante.
Questi scrittori avevano un sacco di altre storie da raccontare in quel mondo. Mucchi di alberi genealogici e altri personaggi e nuovi colpi di scena sulla magia e rivelazioni che tolgono il fiato che il mondo non potrà mai vedere, e tu non potrai mai leggere, e tutto ciò fa schifo, e fa schifo anche il fatto che la risposta a tutto questo sia fare abusi su abusi a quanti hanno la fortuna di poter scrivere ciò che vogliono.
Sono incredibilmente privilegiata e fortunata a poter continuare a scrivere libri sugli Shadowhunters. Li scrivo perché li amo. Amo il mondo, e l’ho intenzionalmente costruito perché fosse abbastanza flessibile da permettere una vasta gamma di narrazioni. Non mi annoio a scrivere questi romanzi, perché presentano personaggi enormemente diversi tra loro, differenti stili, e si svolgono in svariati periodi storici. Sono fortunata a vendere i miei libri bene abbastanza da far desiderare al mio editore di continuare a pubblicarli, perché li scriverei comunque.
Probabilmente in un altro momento non avrei risposto a una domanda simile, perché crea più problemi di quanti ne merita, e le persone che leggeranno questa mia risposta non sono quelle che dovrebbero farlo. Ma è interessante notare che l’ho ricevuta nello stesso periodo in cui ho scoperto che L.J. Smith aveva intenzione di pubblicare un nuovo libro sui Vampire Diaries attraverso Kindle Worlds. Che è, stando a ciò che ho capito, un programma di self-publishing di Amazon creato per permettere agli autori di fan fiction su Vampire Diaries di scriverle e pubblicarle. Perché lo sta facendo? Perché Vampire Diaries era un progetto confezionato, il che significa che appartiene completamente alla Alloy Entertainment e non a L.J. Smith, sebbene sia stata lei a scrivere ogni singola parola dei libri su cui è basato il telefilm TVD. A un certo punto l’hanno licenziata e hanno assunto un altro scrittore. Ora la Smith sta continuando la storia nell’unica maniera legale che le è permessa.
Ora, non so niente di questi libri o dello show o dell’autrice, ma un gesto del genere – quando L.J. Smith è una grande scrittrice bestseller che potrebbe, se lo desiderasse, vendere una qualsiasi altra serie non legava ai Vampire Diaries e guadagnare un mucchio di soldi – sta a significare che ama davvero questa storia, così tanto da volerla continuare a scrivere, non importa in quali circostanze. Ed è così che la maggior parte di noi si sente. Di certo è come mi sento io. Se non fossi stata in grado di trovare un editore per TDA o TLH (o TWP, quando arriverà a questa serie qui), avrei potuto decidere di pubblicarli da sola, perché senza quei capitoli il mondo degli Shadowhunters e la sua storia a me non sembrerebbero conclusi, e sarei incredibilmente infelice. Fortunatamente – di nuovo, perché sono fortunata – non dovrò farlo.
Persona che mi hai fatto queste domande, dubito che tu sia arrivata a questo punto, ma se è così: la tua visione dell’editoria e della scrittura è guasta. Spero la riconsidererai, dal momento che per te non può poi essere granché divertente, e inoltre è imbarazzante fare un sacco di ipotesi sulle motivazioni di un estraneo, quando poi queste teorie si rivelano sbagliate. Persone che mi leggete per davvero, e siete più di coloro che seguono questo Tumblr, se siete riusciti ad arrivare a questo punto, tutto ciò che posso dire è che amo le serie che pubblicherò tanto quanto amo quelle che ho già scritto. Mi sforzo di rendere ogni mio libro al meglio, e così farò sempre. Non è di grande aiuto suggerirmi di scrivere i libri che ho nel cuore anziché continuare con questi, quando sono proprio questi libri qui quelli che ho nel cuore. E questo è probabilmente tutto ciò che avevo dire su quest’argomento. »
[…] X« “Non vorrei sembrare maleducata, ma perché continui a scrivere storie ambientate nel mondo degli Shadowhunters? Perché non scrivi altro?” » […]
Sono sconcertata…ma come diavolo si premette questo tizio o tizia che sia!!! Quando una serie è bella, scritta bene, divertente e soprattutto accurata (perchè diciamocelo TID è super accurata)non si può andare a dire alla scrittrice che lo fa solo per soldi!!!! Tralasciando il fatto, che se anche non fosse stata fatta cosi bene, non avrebbe dovuto comunque permettersi tanta scortesia e maleducazione! Comunque vorrei solo poter dire a Cassie che io ho amato ogni singola pagina di TMI e ancora di più quelle di TID…e non vedo l’ora di poter leggere CoHf e TDA…e il fatto che lei parli cosi delle sue opere e dei personaggi mi rende davvero felice, perchè ci dà modo di capire quanto siano davvero importanti per lei!!!!! :heart: :heart:
Ooooh! Prima di tutto, ciao e grazie mille per la super traduzione (Ró? 🙂 ). Secondo, mi ha fatto davvero piacere leggere queste risposte di Cassie perché anche io avevo avuto perplessità in merito al suo continuare a scrivere serie in questo mondo, soprattutto per una questione di qualità dei prodotti.
A parte che di sicuro leggeró anche le sue prossime serie, con un occhio di riguardo per TLH, ma sentirla parlare così dei suoi personaggi e del mondo che ci ha fatto conoscere me li ha fatto amare ancora di più. 🙂
Chi ha posto la domanda, senza dubbio, avrebbe dovuto farlo in modo a) più educato b) dopo aver letto i libri, perché non si può criticare uno scritto senza averlo letto e senza sapere di cosa parla; ciò ha denotato la spocchia epocale dell’asker/hater.
Un bacio! <3
Mary
*Saluta con la manina* Sono io, sono io! XD Il sito è gestito quasi totalmente da me, con rarissime incursioni di Yume. u___u/ *Le lancia dei piccoli InuYasha di peluche*
Oh! Capisco! Stai facendo un super lavoro 🙂 lancio piccole Kagome a Yume <3 brave ragazze!
Un bacio 🙂
Mentirei se dicessi che non aspettavo la vostra traduzione … avevo letto la risposta su Tumblr ma qualche cosa mi era sfuggita quindi: GRAZIE per la traduzione. (Penso che prima o poi mi caccerete via dal sita per tutti i commenti che lascio, ma comunque …)
Sono contenta che Cassie abbia risposto a questa domanda, e che lo abbia fatto come si dede u.u E’ triste vedere il lavoro del proprio scrittore preferito sminuito come ha fatto il tizio che ha mandato la domanda.
La gente non riesce a concepire il fatto che una persona faccia qualcosa per vera passione, e non per soldi. Se una persona ha creato un mondo, perchè deve per forza abbandonarlo dopo due serie? Cassie migliora ad ogni libro che scrive, e ha le idee per continuare quindi … che problema c’è? o.o Bah …
Altra cosa: non volevano pubblicare TID? O.O Ma l’editore era pazzo o cosa??? Per fortuna che alla fine è riuscita a pubblicarlo!
In primis – ma non dirlo neanche per scherzo, noi amiamo i tuoi commenti! 🙂 Fanne quanti vuoi e dove vuoi, li leggiamo sempre con piacere!
Poi: concordo. Ha materiale per tantissime altre serie, quindi perché non dovrebbe sfruttarlo? I suoi romanzi sono di successo, scritti bene, tutti differenti tra loro e con personaggi sempre ottimi. Ben vengano nuove serie, se sono curate come quelle già edite!
E se Cassie vuole pubblicarli e può, io non capisco perché lamentarsi. Non ti interessano? Non leggere. Ma mandarle una domanda del genere (che suppongo fosse parecchio più lunga, in origine, visto che Cassie ha detto nella sua risposta che l’asker aveva sbagliato tutti i nomi dei personaggi e di TID non sapeva nulla) è da disagio. D:
Eeeeh, all’epoca l’editore non voleva, perché di solito i romanzi storici fantasy sono poco popolari e non pensava che i lettori sarebbero stati in grado di “adattarsi” a questo nuovo mondo e al linguaggio della Londra di fine Ottocento. D: Per fortuna Cassie ha insistito ed è riuscita a farli cedere. <3
Se sei interessata all'argomento posso cercare in pagina un post su CP2 dove si parlava anche di questo (visto che erano dei ringraziamenti di Cassie a noi lettori, se non erro qui sul sito non l'ho mai caricato). :3
Certo che mi interessano, sisi 😀
Per quanto riguarda i nomi sbagliati, si anche io ho pensato che la domanda dovesse essere più lunga e probabilmente ancora più scortese a giudicare dal fatto che Cassie sembrava davvero arrabbiata (ne ha tutte le ragioni).
Comunque anche molti fan, ahimè, scrivono i nomi sbagliati <.<
Ecco qui il link: X
Il post è molto vecchio (dell’anno scorso, subito dopo l’uscita di CP2), ma davvero bello. <3 Io mi commuovo sempre a rileggerlo! :')
Cassie ha ragione ad arrabbiarsi. Capisco che si possa dubitare della sua capacità di scrivere nuove serie sugli Shadowhunters e renderle originali (anche se penso che TID dovrebbe aver già provato che sa farlo), ma da qui ad andarle a porre una domanda simile, facendola passare per la donna attaccata al denaro che non è, ce ne passa. Se proprio doveva scriverle, questa persona poteva sempre domandarle: "Non pensi che scrivendo più serie ambientate nello stesso universo si corra il rischio di diventare ripetitivi?". O roba simile, evitando insinuazioni sulla sua vita privata e le sue scelte personali.
Eh, lo so. D: Purtroppo lo so. Ma magari in quella domanda c'erano degli errori così evidenti (che ne so, "James" al posto di "Jace"?) da non lasciare spazio agli errori. O magari l'asker ha chiamato "Alec" "Jace" e roba simile, a dimostrazione che dei libri non ha neanche letto la trama. XD
Sono commossa *.* Dolce Cassie! And thank you very much for the link 😉
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