Shadowhunters, con un po’ di ritardo vi carichiamo i due snippet di LoS che abbiamo già pubblicato in pagina qualche tempo fa e quattro estratti da The Bronze Key, il nuovo romanzo di Magisterium (qui maggiori informazioni). Il primo l’aveva pubblicato Manu su FB; i restanti sono inediti. 😉
Ricordiamo agli interessati che The Bronze Key è già disponibile in lingua originale. 🙂
« Oh, no! BUON COMPLEANNO, CLARY! Ecco un pezzettino da LoS. »
“Non l’ho detto a nessuno, solo a te.” Clary guardò ansiosamente Emma.
« Il compleanno di Clary è il 23 agosto, quindi ora è un po’ tardi, ma ecco un piccolo snippet con Clary ed Emma da Lord of Shadows. »
« “Clary, cos’è che non mi stai dicendo?”
Ci fu una lunga pausa. Clary spostò lo sguardo verso l’acqua scura, mordendosi il labbro. Alla fine, parlò. “Jace mi ha chiesto di sposarlo.”
“Oh!” Emma aveva già cominciato a spalancare le braccia per abbracciare l’amica quando notò la sua espressione. Si immobilizzò. “Che c’è che non va?” »
(Curiosità: tra i tag, Cassie ha scritto: “Dubito che possiate indovinarlo”. XDDD Crudele!)
“Come prova di quanto io sinceramente sia dispiaciuto, potrei offrirvi alcune delle mie migliori dritte in fatto d’amore,” si offrì Jasper.
Call, che si stava appollaiando su uno dei braccioli del divano, iniziò a ridere così forte che cadde. Colpì il pavimento con la sua gamba malconcia—e si fece male, ma non abbastanza da impedirgli di ridere a crepapelle.
Tamara sorrideva, ma cercava chiaramente di non farlo. Gli angoli delle sue labbra continuavano a sollevarsi e abbassarsi.
“Stai bene?” chiese Aaron mentre si chinava per aiutare Call ad alzarsi.
“Sì!” fu tutto ciò che Call riuscì a dire prima di rimettersi a ridere. Cadde sul divano accanto ad Aaron, mentre ancora cercava di riprendere fiato. “Bene! Sto bene!”
“Numero uno,” disse Jasper, con un’occhiata torva in direzione di Call, che chiaramente non apprezzava la saggezza che stava per distribuire, “quando si parla con una ragazza bisogna guardarla negli occhi. E non si devono sbattere le palpebre. È molto importante.”
“Questo non fa aumentare la lacrimazione?” chiese Aaron.
“Non se lo fai nel modo giusto,” replicò Jasper in modo allusivo. Call si chiese cosa significasse. Dovevano per caso farsi crescere una seconda palpebra come le lucertole?
“Okay, perciò la Dritta numero Uno è che devi fissare una ragazza nel modo giusto,” disse Call. “Se ti piace.”
“Dritta numero Due,” continuò Jasper, “è annuire a tutto quello che dice e ridere un sacco.”
“Ridere di lei?” disse Tamara, scettica.
“Come se fosse divertente,” rispose Jasper. “Alle ragazze piace pensare che ti stiano stregando. Dritta numero Tre: ammaliatela.”
“Ammaliarla?” fece eco Aaron, incredulo. “Che significa, esattamente?”
Jasper raddrizzò la schiena e si gettò i capelli indietro. Strinse gli occhi e li fissò uno a uno, con la bocca piegata in una posa seria.
“Sembri pazzo,” disse Call.
Jasper strinse gli occhi ancora di più, ne chiuse uno e li fissò con intenzione con l’altro.
“Ora sembri un pirata,” disse Tamara.
“Funziona con Celia,” disse Jasper. “Si scioglie, quando faccio così.”
“Devono piacerle i pirati,” concluse Aaron.
Jasper alzò gli occhi al cielo. “La Dritta numero Quattro è avere il giusto taglio di capelli, ma voi due siete ovviamente senza speranze.”
“Non c’è niente di sbagliato nei miei capelli!” disse Aaron.
“È ok,” disse Jasper. “Ma sembra che Call li abbia tagliati con una pietra affilata.”
“C’è anche una Dritta numero Cinque?” chiese Tamara.
“Comprale un calendario con i gattini,” disse Jasper. “Le ragazze amano i calendari con i gattini.”
“La maggior parte degli umani non vedrà mai davvero l’anima,” proseguì lei. “Lavoriamo come i ciechi, nell’oscurità. Ma voi due siete in grado di vedere. Call e Aaron, mettetevi uno di fronte all’altro.”
Call si voltò per fronteggiare Aaron. Provò una certa sorpresa quando si rese conto che erano più o meno della stessa altezza; era sempre stato un po’ più basso dei suoi amici. Doveva essere cresciuto di uno o due pollici.
“Guardate l’altro,” disse Alma. “Concentratevi su ciò che lo compone. Immaginate di poter vedere attraverso la pelle e le ossa, il sangue e i muscoli. Non state cercando il suo cuore – volete qualcosa di più.”
La sua voce aveva una cadenza cantilenante. Call fissò il davanti della camicia di Aaron. Si chiese cos’avrebbe dovuto vedere. C’era una grossa chiazza scura sulla maglia; Aaron ci aveva versato del tè in Refettorio.
Sollevò lo sguardo verso gli occhi di Aaron e si rese conto che lo stava guardando. Ghignarono entrambi, senza riuscire a trattenersi. Call lo fissò con più intensità. Cos’è che rendeva Aaron Aaron? Il suo essere amichevole; il fatto che avesse sempre un sorriso per tutti; la sua popolarità; le pessime battute che faceva; i suoi capelli, che non se ne stavano mai ritti come quelli di Call? Oppure a renderlo Aaron erano le cose oscure che Call sapeva di lui – che si infuriava, che sapeva come mettere in moto un’auto senza la chiave, che aveva odiato scoprire di essere un Makar perché non desiderava morire come Verity Torres?
Call sentì che il suo sguardo si stava focalizzando su qualcos’altro. Stava ancora guardando Aaron, ma stava pure vedendo dentro di lui. C’era una luce, dentro Aaron, una luce di un colore che Call non aveva mai visto prima. Non poteva descriverlo. Cambiava e si muoveva, come un bagliore puntato contro a una parete, la luce riflessa di un lampadario che viene trasportato.
Call emise un verso e saltò all’indietro, sorpreso. La luce e il colore sparirono, e scoprì che stava semplicemente guardando Aaron, che lo fissava a sua volta con gli occhi verdi sbarrati.
“Quel colore,” fece Aaron.
“L’ho visto pure io!” esclamò Call. Si scambiarono un ghigno noncurante, come due scalatori che hanno appena raggiunto la cima di una montagna.
“Molto bene,” disse Alma con voce soddisfatta. “Vi siete appena visti a vicenda l’anima.”
“Sembra imbarazzante,” commentò Call. “Non penso che dovremmo parlarne con nessun altro.”
La testa del serpente scivolò fuori dal buco proprio mentre la mano di Call sfiorava il bordo. Era verde brillante come il veleno, con gli occhi neri simili a due gocce d’inchiostro versato. Tirò fuori una piccola lingua arancione, analizzando l’aria.
I peli sulle braccia di Call si rizzarono. La pelle gli si accapponò mentre avvertiva il serpente scivolargli addosso, freddo e asciutto. Era un’illusione? Non sembrava esserlo. Ogni muscolo del corpo gli si contrasse quando, sfidando ogni suo istinto, infilò il braccio ancora di più all’interno della cassaforte. Tastò in giro per qualche momento, imbattendosi in più giri di quella che sembrava essere una corda liscia.
Rabbrividì involontariamente. All’esterno della cassaforte, il serpente cominciò a risalire il suo braccio.
“Anastasia non mentirebbe ai Master, vero?” chiese Call in un tono solo leggermente tremulo. “Questa è un’illusione, giusto?”
“Anche se non lo fosse, non penso che dovresti spaventarlo,” rispose Tamara con voce affilata e nervosa.
“Tamara!” la rimproverò Aaron. “Call, ne siamo sicuri. È un’illusione. Continua semplicemente ad andare avanti. Ci sei quasi.”
Probabilmente avrebbe dovuto farlo Aaron, pensò Call. Di sicuro lui non avrebbe preso sul serio in considerazione l’idea di cacciare un urlo acuto e correre fuori dalla stanza, non preoccupandosi neppure dell’allarme.
Ma insieme a quel pensiero arrivò un lievissimo dubbio. Se Aaron lo voleva morto, il modo migliore era dirgli di fare qualcosa di stupido. Era incoraggiarlo a essere coraggioso e idiota.
No, si disse Call, Aaron non è così. Aaron è mio amico.
Il serpente raggiunse il collo di Call. Cominciò ad avvolgerlo, trasformandosi in una collana serpentosa… o in un cappio.
I palmi di Call avevano cominciato a sudare.
Strinse i denti e se li asciugò contro i pantaloni. Jasper non aveva forse appena finito di testare la sua Signore-Malvagiosità? Era su questo che Call doveva concentrarsi. I Signori Malvagi, anche quelli che neanche ricordano di aver mai Signore-Malvagiato, non dovrebbero temere di incontrarsi con quei loro amici che il caso voleva fossero ragazze. Call sarebbe stato bene. Aveva tutto sotto controllo.
Con un rinnovato e leggermente disperato ottimismo, si diresse verso l’arazzo con la mappa. Riusciva a vedere Aaron e Tamara, che stavano ancora ballando in pista insieme agli altri. Si domandò se Tamara avesse preso in considerazione l’idea di chiedergli di ballare, ma sapeva perché avrebbe sempre scelto Aaron per primo. Era un qualcosa che aveva accettato da tempo. Non gli interessava neppure per davvero.
In ogni caso, Celia gli aveva detto di raggiungerla da solo. Cosa che avrebbe dovuto seriamente fare, se tutta questa faccenda riguardava l’uscire insieme. E lui sperava di no.
Stando alla mappa, la Sala dei Trofei non era distante. Si allontanò dalla folla, attraversò una serie di porte e poi percorse un corridoio di marmo con delle piccole nicchie nelle pareti; in quei punti erano contenuti dei manoscritti e degli artefatti. A Call piaceva il ticchettio prodotto dalle sue scarpe mentre colpivano il pavimento. Si fermò a sbirciare un vecchio bracciale che doveva aver fatto da prototipo per quello che portava al polso. La pelle si era assottigliata, e c’erano parecchie pietre mancanti. Call non riuscì a riconoscere il nome del mago, scritto sulla placca dietro il bracciale, ma la data di morte era il 1609, che sembrava essere davvero un sacco di tempo prima.
Qualche altro passo e Call raggiunse la Stanza dei Trofei. Sulla porta c’era un cartello con su scritto: “Premi e onori”. L’anta era aperta, quindi Call scivolò all’interno senza far rumore.
Era una stanza fiocamente illuminata e solenne, più piccola dalla sala principale. Come quel salone, però, era rischiarata da un candeliere enorme; questo aveva braccia di vetro marrone modellate come i tentacoli dei polipi, e ogni ventosa era ricoperta di cristalli simili a gocce d’acqua raccoltesi lì. Le pareti erano coperte da una collezione di placche e medaglioni che dovevano essere stati dati agli studenti del Collegium.
Call era completamente solo.
Gironzolò per la stanza, osservando i ritratti dei maghi sui muri e desiderando una finestra da cui poter osservare un pesce o qualcos’altro per passare il tempo. Era certo che Celia sarebbe arrivata in un attimo.
Dopo qualche minuto, decise che non sarebbe più venuta.
Si sentì inaspettatamente abbattuto. Se questo era davvero il suo primo appuntamento, era un fallimento.
E che motivo avrebbe di dire no a jace allora? E la runa per il controllo delle nascite? Mmh…
Oh mio dio muoio per quella cosa di clary e il matrimonio….muoio davvero
okay, ho seriamente bisogno di leggere la chiave di bronzo, non vedo l’ora
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