Oggi non è uscito solo il secondo racconto di Tales from the Shadowhunter Academy, Nephilim cari – è anche stato pubblicato (nell’ebook di The Lost Herondale) un enorme snippet di Lady Midnight, primo romanzo di The Dark Artifices (in uscita il prossimo anno). 😉
Nell’estratto – che ha per protagonisti assoluti Emma e Julian – è compreso anche un vecchio snippet (in maniera più estesa). :3
Eee niente, spero che lo amerete almeno la metà di quanto l’ho amato io! XD
PS: vi chiedo di non prelevare la traduzione. 🙂 Condividete il link!
Emma tirò fuori la stregaluce dalla tasca e la accese – e quasi cacciò un urlo. La maglia di Jules era zuppa di sangue e, peggio ancora, le rune della guarigione che gli aveva disegnato erano sparite dalla sua pelle. Non stavano funzionando.
“Jules,” disse. “Devo chiamare i Fratelli Silenti. Possono aiutarti. Devo.”
Gli occhi di Julian si chiusero per il dolore. “Non puoi,” fece. “Sai che non possiamo chiamarli. Farebbero immediatamente rapporto al Conclave.”
“E allora diremo loro una bugia. Diremo che era una pattuglia antidemone di routine. Chiamo,” disse, e fece per prendere il telefono.
“No!” urlò Julian, il tono abbastanza forte da fermarla. “I Fratelli Silenti lo sanno quando stai mentendo! Possono vedere nella tua testa, Emma. Verranno a sapere dell’indagine. Di Mark…”
“Non morirai dissanguato sui sedili posteriori di un’auto per Mark!”
“No,” le rispose, guardandola. I suoi occhi erano di uno strano verde-blu; l’unico colore brillante nel buio interno della macchina. “Mi aggiusterai tu.”
Emma riusciva a percepirlo, quando Jules era ferito: era come una scheggia conficcata sotto la sua pelle. Il dolore fisico non la infastidiva; a farlo era il terrore, l’unico terrore peggiore della sua paura dell’oceano. Il timore che Jules restasse ferito, che morisse. Avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa, sopportato ogni ferita, per evitare che quelle cose succedessero.
“Okay,” gli disse. La sua voce sembrò secca e sottile alle sue stesse orecchie. “Okay.” Prese un respiro profondo. “Un attimo.”
Si aprì la giacca, la gettò di lato. Spinse la il vano portaoggetti tra i sedili di lato, posò la stregaluce sul pianale. Poi si mosse verso Jules. I successivi istanti furono un’immagine sfocata del sangue di Jules sulle sue mani e del brusco respiro di lui mentre lo tirava in posizione parzialmente verticale, incastrandolo contro la portiera. Julian non emise un suono mentre Emma lo spostava, ma le riusciva vederlo mordersi il labbro, il sangue sulla bocca e sul mento, e le sembrava che le sue stesse ossa stessero scoppiettando sotto la pelle.
“La tua uniforme,” gli disse attraverso i denti digrignati. “Devo tagliarla.”
Jules annuì, lasciando ricadere all’indietro il capo. Emma si tolse un pugnale dalla cintura, ma l’uniforme era troppo resistente per la lama. Pronunciò una preghiera silenziosa e prese Cortana.
Cortana l’attraversò come un coltello trapassa il burro fuso. L’uniforme finì in pezzi ed Emma li rimosse, poi tagliò il davanti della sua maglietta e spostò i due lembi di lato come se stesse aprendo una giacca.
Emma aveva già visto del sangue, prima, e spesso, ma questa volta le sembrava diverso. Era di Julian, e sembrava essercene un sacco. Era spalmato su e giù per il suo petto e per la gabbia toracica; Emma riusciva a vedere il punto in cui la freccia era penetrata e il pezzo di pelle che si era lacerato quando Jules se l’era strappata.
“Perché ti sei tolto la freccia?” gli chiese, sfilandosi il maglione. Sotto indossava una canottiera. Gli picchiettò il petto e il fianco con il maglione, assorbendo più sangue possibile.
Julian stava ansimando profondamente. “Perché quando qualcuno – ti tira una freccia –” annaspò, “la tua risposta più immediata non è – ‘Grazie per la freccia, penso che la terrò per un po’.’”
“È bello sapere che il tuo senso dell’umorismo è ancora intatto.”
“Sta ancora sanguinando?” domandò Julian. I suoi occhi erano serrati.
Emma tamponò il taglio col maglione. Il sangue aveva rallentato la sua fuoriuscita, ma la ferita sembrava gonfia e tumescente. Il resto di Jules, però – era passato parecchio tempo dall’ultima volta che Emma l’aveva visto senza maglietta. C’erano più muscoli di quanti ne ricordasse. Una muscolatura magra tesa sulle sue costole, il ventre piatto e leggermente increspato. Cameron era parecchio più muscoloso, ma le linee sobrie di Julian erano eleganti quanto quelle di un levriero. “Sei troppo magro,” gli disse. “Colpa di troppi caffè e troppi pochi pancake.”
“Spero che lo scriveranno sulla mia lapide.” Jules ansimò mentre Emma si spostava in avanti, e lei si rese conto di essergli proprio in grembo, le ginocchia intorno ai suoi fianchi. Era una posizione stranamente intima.
“Ti – ti sto facendo male?” gli chiese.
Jules deglutì visibilmente. “Va tutto bene. Riprova con l’iratze.”
“D’accordo,” gli rispose. “Afferra la maniglia antipanico.”
“La cosa?” Julian aprì gli occhi e la sbirciò.
“La maniglia di plastica! Là sopra, sul finestrino!” La indicò. “È messa lì perché la si possa stringere quando l’auto sta andando in curva.”
“Ne sei sicura? Ho sempre pensato che stesse lì per appenderci le cose. Tipo tintoria.”
“Julian, questo non è il momento di essere pedante. Afferra la maniglia o giuro…”
“D’accordo!” Jules allungò una mano, la strinse e trasalì. “Sono pronto.”
Emma annuì e posò di lato Cortana, recuperando il suo stilo. Forse i suoi precedenti iratze erano stati troppo rapidi, troppo approssimativi. Si era sempre concentrata sugli aspetti fisici del cacciare i demoni, non su quelli più mentali e artistici: vedere attraverso gli incanti, disegnare rune.
Posò la punta dello stilo sulla pelle della spalla di Jules e disegnò, attentamente e con lentezza. Fu costretta a sostenersi posando la mano sinistra contro la sua spalla. Si sforzò di premergli contro il più leggermente possibile, ma le riusciva di sentirlo irrigidirsi sotto le dita. La pelle della sua spalla era liscia e calda sotto il tocco di Emma, e lei desiderava avvicinarsi di più a lui, mettergli la mano sulla ferita e guarirlo con la sola forza della sua volontà. Toccargli con le labbra le rughe di dolore intorno agli occhi e…
Basta. Aveva finito l’iratze. Emma arretrò, la mano serrata intorno allo stilo. Julian si raddrizzò un po’, gli stropicciati resti della maglia che gli cadevano dalle spalle. Prese un respiro profondo, abbassando lo sguardo per osservare se stesso – e l’iratze che scompariva sulla sua pelle, come ghiaccio nero che si scioglie, si spande e viene assorbito dal mare.
Alzò lo sguardo verso Emma. A lei riusciva di vedere il suo riflesso negli occhi di Jules: aveva un’aria distrutta, in preda al panico, del sangue sul collo e sulla canottiera bianca. “Fa meno male,” le disse lui a bassa voce.
La ferita sul fianco di Jules pulsò di nuovo; il sangue scivolò lungo il fianco della sua gabbia toracica, macchiando la sua cintura di pelle e la cintola dei jeans. Emma gli mise le mani sulla pelle nuda, il panico che le cresceva dentro. Jules aveva la pelle calda, troppo calda. Calda per la febbre.
“Devo chiamare,” gli mormorò. “Non mi interessa se il mondo intero si getterà su di noi, Jules, la cosa più importante è che tu viva.”
“Per favore,” le disse lui; c’era chiaramente della disperazione nella sua voce. “Qualsiasi cosa stia succedendo, la aggiusteremo, perché siamo parabatai. Siamo per sempre. Te l’ho già detto una volta, ricordi?”
Emma annuì cautamente, una mano sul telefono.
“E la forza di una runa che ti viene disegnata dal tuo parabatai è speciale. Emma, puoi farcela. Puoi guarirmi. Siamo parabatai, e questo significa che le cose che possiamo fare insieme sono… straordinarie.”
Adesso c’era del sangue sui jeans di Emma, sangue sulle sua mani e sulla sua canottiera, e Julian stava ancora sanguinando, la ferita ancora aperta, uno strappo incongruo sulla pelle liscia tutt’intorno.
“Prova,” le chiese Jules in un sussurro asciutto. “Fallo per me, prova?”
Le sue parole si trasformarono in una domanda, e al suo interno Emma sentì la voce del ragazzo che Julian era stato un tempo, e lo ricordò più piccolo, più magro, più giovane, la schiena premuta contro una delle colonne di marmo nella Sala degli Accordi di Alicante mentre il padre avanzava verso di lui con la lama sguainata.
E ricordò ciò che Julian aveva fatto. Per proteggere lei, per proteggerli tutti loro, perché avrebbe sempre fatto qualsiasi cosa per difenderli.
Tolse la mano dal telefono e afferrò lo stilo con così tanta forza da sentirlo scavare nel suo palmo umido. “Guardami, Jules,” gli disse a bassa voce, e lui incrociò gli occhi con quelli di lei. Emma gli posò lo stilo sulla pelle, e per un attimo rimase immobile, respirando e basta, respirando e ricordando.
Julian. Una presenza nella sua vita sin da quando era in grado di ricordare; loro due che si schizzavano acqua nell’oceano, che scavavano insieme nella sabbia, Jules che metteva la mano su quella di lei e tutti e due si meravigliavano per la differenza tra le loro forme e la lunghezza delle dita. Julian che cantava, in maniera terribile e stonata, mentre guidava, le sue dita che sfilavano con attenzione una foglia intrappolata tra i capelli di Emma, le mani di lui che la prendevano nella stanza d’addestramento quando lei cadeva, e cadeva, e cadeva. La prima volta dopo la loro cerimonia dei parabatai che Emma aveva tirato un pugno al muro in un attacco di rabbia, dopo che non era riuscita a replicare un movimento con la spada alla perfezione, e Julian era andata da lei, aveva preso il suo corpo ancora tremante tra le braccia e le aveva detto, “Emma, Emma, non farti del male. Quando lo fai, anch’io lo sento.”
Qualcosa nel petto di Emma sembrò dividersi e incrinarsi; il fatto che quel suono non fosse udibile la sorprese. L’energia le corse attraverso le vene, e lo stilo sobbalzò tra le sue dita prima di cominciare a disegnare come se si stesse muovendo da solo, tracciando il grazioso contorno di una runa della guarigione attraverso il torace di Julian. Emma lo sentì boccheggiare, gli occhi gli si aprirono. La mano di Julian scivolò lungo la schiena di Emma e la premette contro di sé, i denti digrignati.
“Non fermarti,” le disse.
Emma non avrebbe potuto farlo neanche se avesse voluto. Lo stilo sembrava muoversi in maniera autonoma; era accecata dai ricordi, un caleidoscopio di immagini di Julian. Il sole nei suoi occhi e Julian addormentato sulla spiaggia con addosso una vecchia maglia, e lei che non voleva svegliarlo, ma lui si era svegliato comunque quando il sole era tramontato e l’aveva cercata immediatamente, non sorridendo finché non l’aveva trovata con gli occhi e aveva saputo che era lì. Loro che si addormentavano chiacchierando e si svegliavano con le mani intrecciate; un tempo erano stati insieme bambini nell’oscurità, ma adesso erano qualcosa di diverso, qualcosa di intimo e potente, qualcosa di cui Emma sentiva di star toccando solo la superficie mentre terminava la runa e lo stilo cadeva dalla presa delle sue deboli dita.
“Oh,” mormorò debolmente. La runa sembrava emettere dall’interno un debole bagliore.
Domandona… ‘benvenuti all’Accademia degli shadowhunters’ é già uscito in versione e-book in italiano?
Domandona… é già uscito ‘benvenuti all’Accademia degli shadowhunters’ in versione e-book in italiano?
Una domanda da un milione di dollari… ‘benvenuti all’Accademia degli shadowhunters’ é già uscito in versione e-book in italiano?
Nooo, già finito?! Devo leggere, soffro troppo! Non riesco a leggere questi snippets! La Clare nn può avere pietà e regalarci uscita anticipata di TDA? :angel: e odia 🙁 Voglio quel libro! Grazie per la traduzione, senza di voi sarei già impazzita da un pezzo per l’attesa :kiss:
il mio ship già presente per loro sta aumentando a dismisura!!!!
Comunque grazie per la traduzione, siete fantastiche :kiss:
Questi due mi uccideranno. Non me ne frega nulla se i parabatai non possono stare insieme, LORO devono stare assieme, lo pretendo!!!!! 😥 😡
:writing: ecco, lo vedete questo? Sono io, povera piccola divoratrice di shadowhunters che scrive alla Clare. Non posso apettare il 2016, diamine! 😥
Cosa succederà?
Voglio sapere cosa succederà.
Cassie ha detto che l’amore tra parabatai è proibito, e spesso ci ha fatto notare che TDA potrebbe non essere come ce lo aspettiamo. Cavolo, io già amo Jules, e voglio assolutamente sapere cosa succede.
E lo saprò soltanto..
nel 2016.
🙁 🙁 🙁 🙁 🙁
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