Buongiorno, Shadowhunters!
Chi ci segue su Twitter forse avrà notato che ieri abbiamo retweettato un nuovo post di Cassie, annunciando che oggi ve l’avremmo pubblicato tradotto… ed eccolo qui, infatti.
Prima, però, vogliamo un po’ contestualizzare la cosa: di recente Sherrilyn Kenyon ha inviato ai suoi lettori una newsletter, rivelando loro una cosa decisamente spiacevole: lei e suo marito stanno divorziando perché lui, negli anni, l’ha lentamente avvelenata.
Ma cosa c’entra questa triste vicenda con Cassie? Presto detto: nella sua newsletter la Kenyon citava anche la nostra Cassie, sostenendo che la causa che aveva intentato contro di lei nel 2016 fosse in verità colpa del marito.
(Cosa non vera, per chi se lo stesse chiedendo.)
Premesso che a Sherrilyn Kenyon auguriamo il meglio, e che ci auguriamo che da adesso in poi le cose per lei migliorino… ci chiediamo perché, a distanza di anni, abbia sentito il bisogno di citare Cassie. Tirarla di nuovo in ballo, quando questa causa si è risolta da tempo, ha soltanto spinto i giornali a parlarne (in termini scorretti, perché oggigiorno contattare le parti coinvolte per avere delle conferme sembra essere troppo complicato).
Questa causa aveva già turbato parecchio Cassie a suo tempo, e negli anni le ha provocato un fortissimo stress: i suoi detrattori non fanno che tirarla in ballo per darle della plagiatrice (benché la parte sul copyright sia stata ritirata dalla stessa Kenyon già da anni, e benché di plagio non si sia mai parlato), e tante persone si sono fatte un’idea scorretta di lei perché l’hanno erroneamente ritenuta colpevole di questi “furti di trama” (impossibili, visto che riguardano romanzi che Cassie ha pubblicato prima della Kenyon o materiale comune a tutti i fantasy).
Ci auguriamo davvero che questa sia l’ultima volta che Cassie costretta a parlarne. È una persona splendida e dolcissima, che non si merita queste vagonate d’odio soffocante e disgustoso.
PS: anche la scrittrice Susan Dennard ha avuto problemi con la Kenyon per una questione simile, quindi ha sentito il bisogno di condividere su Tumblr il post di Cassie e aggiungere qualche parola sulla faccenda. Vi abbiamo tradotto anche il suo messaggio.
UPDATE DI CASSIE (aggiunto da noi il 19/01/2019; il messaggio precedente è qui in basso!): « Pubblico questo messaggio per un necessario, e mi auguro ultimo, aggiornamento sul post di ieri. I documenti della causa che mi ha fatto Sherrilyn Kenyon sono stati forniti al Washington Post, che ha dunque aggiornato il suo articolo.
In precedenza, diceva:
La Clare, che ha negato l’accusa, ha affermato sulla sua pagina Tumblr che la causa sia stata ritirata, mentre la Kenyon nella sua newsletter di gennaio sostiene che sia stato “trovato un accordo fuori dal tribunale, e non ritirata”.
Ora dice:
La Clare, che ha negato l’accusa, ha affermato sulla sua pagina Tumblr che la causa sia stata ritirata, mentre la Kenyon nella sua newsletter di gennaio sostiene che sia stato “trovato un accordo fuori dal tribunale, e non ritirata”. Le rivendicazioni di violazione del copyright sono state ritirate, come dimostrano i documenti del tribunale, e si è trovato un accordo per una disputa sul trademark a maggio 2018.
Potrà sembrare una differenza minuscola ma, nella mia situazione, è davvero importante. Le accuse di “aver copiato” – quelle che mi hanno sconvolta, che mi hanno nauseata, che mi hanno spezzato il cuore e hanno terrorizzato me e la mia famiglia, perché avevamo paura che qualcuno ci avrebbe creduto, anche se erano chiaramente ridicole – sono state ritirate non appena è stato dimostrato come fossero piene di inesattezze e dichiarazioni ingannevoli, e non si è trovato alcun accordo. Sono felice che ora quest’informazione sia presente in un giornale che leggono in tanti, cosa che, spero, farà terminare ogni discussione a riguardo.
Per sfortuna, le ripercussioni di questo genere di accuse terribili e pubbliche sono in ogni caso di ampia portata. Al mio patrigno, a cui tenevo tantissimo, si è spezzato il cuore per colpa di questa causa. È sempre stato una delle persone che mi hanno sostenuto di più negli anni in cui ho lottato per farmi pubblicare; amava i miei romanzi, e sapeva quanto fosse importante per me essere una scrittrice. È morto prima che la causa venisse risolta, soffrendo perché sapeva quanto mi sentissi triste e disperata, e questo – anche più della consapevolezza che ci saranno persone che vorranno credere che queste accuse fossero vere – mi spezza il cuore.
Volevo anche ringraziare Susan Dennard per aver pubblicamente dichiarato di aver ricevuto a sua volta delle minacce di azioni legali dalla Kenyon per l’utilizzo del termine “Spirit-Hunters”. È stato immensamente gentile da parte sua. So che ci sono tanti altri, oltre me, a cui sono state inviate delle lettere di diffida, di avvertimento, delle cause preliminari (mai presentate), ecc. Può essere difficile di parlare di cose simili perché, anche quando non c’è nulla di vero, le accuse restano umilianti. Quindi volevo ringraziare Susan per avermi fatta sentire meno sola.
La causa che la Kenyon ha fatto a suo marito solleva ora molte altre domande, ma io devo venire a patti con la consapevolezza che potrebbero non esserci delle vere risposte. Spero che adesso potremo lasciarci alle spalle questa storia, anche se me l’ero già augurato in passato. Ma è giunto il momento di tornare a parlare del motivo per cui la maggior parte delle persone è venuta qui – i libri! Dirò soltanto che una cosa che questa causa ha fatto è stata ricordarmi che non devo mai dimenticare quanto sia importante il fatto che ho un lavoro che amo e che ho la possibilità di condividere le storie che scrivo con i miei lettori. A volte sentirti come se stessi per perdere per sempre una cosa ti aiuta a capire quanto tu sia fortunato ad averla avuta.
Tanto amore a tutti quanti voi,
Cassie »
« Speravo che non avrei mai più dovuto rivivere questo incubo, ma per sfortuna il Washington Post mi ha associata a delle informazioni scorrette, stamattina. Ovviamente i miei avvocati chiederanno che vengano corrette, ma nel frattempo le persone verranno qui a leggere questo post, quindi ho deciso di aggiornarlo.
Per quanti non lo sapessero, la scrittrice Sherrilyn Kenyon ha recentemente fatto causa a suo marito, all’assistente del marito e a un esperto informatico che ha lavorato per entrambi per averla avvelenata. Sostiene anche che abbiano messo contro i suoi stessi fan, convincendoli a scrivere delle brutte recensioni dei suoi romanzi, e che sia suo marito il responsabile della causa contro di me.
Il mio post non riguarda questa nuova causa, che è qualcosa che mi ha sorpresa, ma di cui so pochissimo. Noi (io e il mio team legale) non abbiamo mai sentito nulla da suo marito durante la sua causa contro di me, e non sapevo neanche come si chiamasse finché non è stata rivelata la notizia di questa nuova causa. La causa attuale sostiene che lui mi abbia inviato svariate lettere di diffida. Non è vero. Non l’ho mai incontrato, né ho sentito niente da lui, proprio come non ho mai incontrato o parlato con Sherrilyn Kenyon in vita mia, neanche durante la causa.
Il Washington Post sembra confuso, perché qui, nel post che ho scritto io, ho detto che la parte sul copyright della causa della Kenyon contro di me è stata ritirata. È così, è stata ritirata. La citazione (una “citazione” legale è una causa) presentata a febbraio 2016 in origine prevedeva numerose rivendicazioni di violazione del copyright (furto di elementi della trama). Alcune di quelle proposte sono presenti nel mio post originale insieme alle risposte del mio avvocato.
Il 31 maggio 2016 la Kenyon ha modificato la sua causa contro di me, rimuovendo tutte le accuse di violazione del copyright. Il che significa che le ha ritirate. Ecco ciò che ho scritto a suo tempo:
Quindi il problema qual è?
Il problema è che nessuno sa che le accuse di violazione del copyright sono state ritirate, e quando vedo qualcuno citare questa faccenda, ne parla come se fosse una certezza il fatto che mi si sta facendo causa per plagio o violazione del copyright. E non è così. Questa faccenda non è altro che una denuncia di violazione del trademark da più di un anno e mezzo. E tutto ciò non si trasforma solo in gossip virtuale – è diventato persino un articolo di Forbes per cui erano state fatte ben poche ricerche, per esempio. È una calunnia con cui mi tocca convivere, sebbene le accuse siano state lasciate cadere.
Visto ciò che è stato scritto nel Washington Post, direi che questo problema in corso continua a essere in corso.
Quanto alla parte sul trademark della causa, è stata risolta a maggio 2018. Ero molto diffidente all’idea di trovare un accordo. Non pensavo, né penso ora, che il trademark di Ms. Kenyon sia stato violato, e so di certo che né io né il mio editore facevamo parte di una cospirazione per danneggiarla o truffarla. Nessuno di noi sapeva niente sui suoi romanzi.
Io e i miei avvocati abbiamo aspettato per anni che la Kenyon ci fornisse le prove di avermi incontrata che aveva promesso, o quelle che avrebbero dimostrato che il mio editore, come sosteneva lei, avesse preso parte a una cospirazione per frodarla del suo trademark. Non sono mai arrivate.
Alla fine, in questi casi cerchi un accordo, perché venire denunciati è un inferno. Sì, è costoso, ma anche logorante e deprimente. Ogni giorno ti trovi ad affrontare nuovi traumi e fatti spiacevoli. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di suicidarmi, perché ero così profondamente disperata all’idea che qualcuno che non conoscevo e non avevo mai incontrato fosse determinato a distruggere la mia vita, e per certi versi distruggere o togliermi tutto il lavoro che avevo fatto per dieci anni – tutto ciò che per me era importante, tutto ciò per cui mi ero impegnata così duramente. Non ho mai capito il perché. Ancora non lo capisco. Per anni ho dormito a stento, non riuscivo a scrivere Chain of Gold, passavo le notti tremando e vomitando e piangendo. Pensavo che un processo avrebbe potuto fornirmi qualche risposta su ciò che stava succedendo, ma sapevo anche che a quel punto la causa avrebbe potuto trascinarsi ancora per anni. Insieme al mio editore, abbiamo trovato un accordo con la Kenyon, ma solo per quel che riguarda la parte della causa sul trademark. Non era rimasto altro. La parte sul copyright era stata effettivamente ritirata a maggio 2016. Se così non fosse stato, non avrei mai, mai e poi mai cercato un accordo. Qualcosa che avrei potuto dirti, Washington Post, se mi avessi chiesto chiarimenti.
Questo è il resto del mio post originale: [CLICCATE QUI PER LEGGERLO] »
Questo invece è il post di Susan Dennard: « Sono rimasta coinvolta anche io in quest’assurdità del trademark perché nella mia prima serie ho Spirit-Hunters. Non ci ho rimesso granché, salvo ricevere qualche lettera dagli avvocati della Kenyon.
Eppure è stato comunque TERRIBILE. Assolutamente sconvolgente e desolante. Non riesco neanche a immaginare quanto abbia emotivamente pesato su Cassie.
Ma da questa storia ho imparato qualcosa:
1) Cassie è stata la persona più gentile e d’aiuto durante tutta quest’inutile disavventura. Non se lo meritava, e non se lo merita neanche ora.
2) Il fatto che le rivendicazioni sul copyright siano state RITIRATE sarebbe dovuto essere diffuso tanto quanto la causa iniziale. Come potete vedere: era assolutamente insignificante.
3) Cassie ha gestito tutta questa storia con una tale eleganza da lasciarmi genuinamente sbalordita. Non ha fatto niente di male, ed è arrivato il momento che CAMBIAMO LE COSE IL PIÙ RUMOROSAMENTE POSSIBILE. »
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