Ho avuto di nuovo problemi col sito (che non mi ha automaticamente pubblicato il capitolo), quindi eccolo qui, in ritardo. XD Ma in serata arriverà normalmente anche il diciannovesimo. 🙂
Buona lettura!
« Jace era steso sul suo letto e fingeva di dormire – anche se nessuno era lì ad assistere alla sua recita – quando i colpi alla porta divennero insopportabili. Si alzò in piedi con una smorfia. Per quanto nella serra avesse dato mostra di stare bene, gli faceva ancora male tutto il corpo per i colpi della notte precedente.
Sapeva chi era ancora prima di aprire la porta. Magari Simon era riuscito a farsi trasformare di nuovo in topo. E questa volta, per quanto riguardava Jace Wayland, quell’imbecille poteva anche restare un topo per sempre. »
« Jace was lying on his bed pretending to sleep—for his own benefit, not anyone else’s—when the banging on the door finally got to be too much for him. He hauled himself off the bed, wincing. Much as he’d pretended to be fine up in the green house, his whole body still ached from the beating it had taken last night.
He knew who it was going to be before he opened the door. Maybe Simon had managed to get himself turned into a rat again. This time Simon could stay a goddamned rat forever, for all he, Jace Wayland, was prepared to do about it. »
Il capitolo comincia così, con noi nella testa di Jace: lo vediamo sospirare di fastidio mentre si alza dal letto, ben sapendo che dietro la porta troverà Clary, e ignorare l’adrenalina che alla vista di lei comincia a corrergli nelle vene.
Jace sa di averla offesa, poco prima. Ha desiderato con tutto se stesso farle male, e sa di essere riuscito nell’intento. Quindi perché è lì?
Prima ancora che lei possa aprire bocca la precede, facendole presente che se Simon è riuscito a trasformarsi in un qualche altro animale dovrà aspettare fino al mattino (“Sono fuori servizio. Guarda. Sono in pigiama.”).
Clary però lo ignora: ha qualcosa di importante da fargli vedere.
« – Davvero? – disse indicando l’album da disegno. – Hai un’emergenza artistica? Ti serve un modello che posi nudo? Be’, non sono dell’umore. Potresti chiedere a Hodge – aggiunse, come se gli fosse appena venuto in mente. – Mi hanno detto che farebbe qualsiasi cosa per…
– JACE – lo interruppe Clary urlando. – STAI ZITTO UN SECONDO E ASCOLTA!
Jace sbatté gli occhi.
Clary prese un bel respiro e lo guardò. Un bisogno poco familiare sorse dentro Jace, quello di abbracciarla e dirle che andava tutto bene. Non lo fece. In base alla sua esperienza, raramente andava tutto bene. – Jace – disse lei a voce così bassa che lui dovette chinarsi in avanti per sentirla. – Credo di sapere dove mia madre ha nascosto la Coppa Mortale. È dentro un quadro. »
« “Don’t tell me,” he said. “You’ve got a drawing emergency. You need a nude model. Well, I’m not in the mood. You could ask Hodge,” he added, as an afterthought. “I hear he’ll do anything for a—”
“JACE!” she interrupted him, her voice rising to scream. “JUST SHUT UP FOR A SECOND AND LISTEN, WILL YOU?”
He blinked.
She took a deep breath and looked up at him. Her eyes were full of uncertainty. As unfamiliar urge rose inside him: the urge to put his arm around her and tell her it was all right. He didn’t. In his experience, things were rarely all right. “Jace,” she said, so softly that he had to lean forward to catch her words, “I think I know where my mother hid the Mortal Cup. It’s inside a painting.” »
Jace è confuso, perché i quadri a casa di Clary sono stati tutti tagliati dalle cornici, quindi se ci fosse stato qualcosa nascosto dietro l’avrebbero trovato.
Ma Clary non demorde; entrata nella stanza, mostra a Jace il disegno di una tazza di caffè. Lui fa dell’ironia (“Non vedo l’ora che tu disegni qualcosa di davvero complicato, tipo il ponte di Brooklyn o un’aragosta. Probabilmente mi manderai un telegramma musicato.”), ma quando Clary – davanti ai suoi occhi sbigottiti – infila una mano nel foglio e ne tira fuori la tazza, tutto il sarcasmo sparisce.
Jace sgrana gli occhi e le chiede notizie sulla runa usata da Clary – notizie che lei però non sa dare. Non sa neanche se la runa le sia stata mostrata da sua madre o no.
Di una cosa però è certa: ha visto la Coppa Mortale su una delle carte dei tarocchi di Madame Dorothea.
Jace, Clary, un imbronciato Alec, Isabelle (in accappatoio rosa) e Hodge si ritrovano velocemente in biblioteca, per discutere della faccenda.
Sono tutti d’accordo ad andare a cercare la Coppa – tutti tranne Alec, che propone di passare l’informazione al Conclave e lasciare che recuperino loro l’oggetto.
Jace non capisce il perché della reazione di Alec; Clary sì, invece: Alec ha solo paura che Jace si faccia di nuovo male.
« – Dai, Alec, sarà divertente. E pensa alla gloria se riporteremo la Coppa Mortale a Idris! I nostri nomi non saranno mai dimenticati.
– Non mi interessa la gloria – disse Alec senza smettere di guardare Jace. – Mi interessa non fare niente di stupido. »
« “Come on, Alec. It’ll be fun. And think of the glory if web ring the Mortal Cup back to Idris! Our names will never be forgotten.”
“I don’t care about glory,” said Alec, his eyes never leaving Jace’s face. “I care about not doing anything stupid.” »
Alec insiste ancora un po’, suggerendo senza mezzi termini a Clary di recuperarla da sola, la Coppa – poi però Jace lo accusa di aver paura di incontrare un Dimenticato, e gli suggerisce di restare a casa. E Alexander si trova costretto a capitolare.
Dal momento che serve loro un’auto, Clary è costretta a chiamare Simon (lei, che sedici anni li ha appena compiuti, ovviamente non ha la patente, e gli Shadowhunters di solito non devono preoccuparsi di cose simili); anche se arrabbiato, il poveretto accetta di farsi prestare il furgone da Eric e darle una mano.
Durante l’attesa, e mentre gli Shadowhunters si preparano, Clary e Hodge discutono brevemente dei dilemmi di potere e dei sentimenti non ricambiati. “Dove c’è un sentimento non ricambiato c’è uno squilibrio di potere.”
Hodge le spiega anche che in passato, quando erano ragazzini, Luke era convinto che un giorno avrebbe sposato Jocelyn; tuttavia lei si era innamorata di Valentine, e dopo il matrimonio dei due Lucian aveva abbandonato il Circolo e si era finto morto.
L’auto di Eric è un catorcio che un tempo era giallo, e che oggi somiglia a una banana marcia; il piccolo gruppo sale in macchina senza fare rumore, con Clary seduta davanti accanto a Simon.
Scopriamo che Alec non è l’unico a saper usare l’arco: Simon ha imparato in colonia. Non che questo impressioni troppo gli Shadowhunters.
« – Cos’è questa faccenda dell’“ehi”? – chiese mentre Simon faceva entrare il furgone sulla FDR Parkway, la superstrada che correva lungo l’East River.
– Quale faccenda dell’“ehi”? – rispose lui […].
– La faccenda dell’“ehi” che fate sempre voi maschi. Tipo quando hai visto Jace e Alec, tu hai detto “ehi” e loro hanno risposto “ehi”. Cosa c’è che non va nell’“ehi”?
A Clary parve di vedere un muscolo che guizzava nella guancia di Simon. – “Ehi” è da ragazze – la informò lui. – I veri uomini sono secchi. Laconici.
– Per cui più sei uomo e meno dici?
– Già – annuì Simon. […] – È per questo che quando i tipi strafighi si incontrano nei film non dicono niente, fanno solo un cenno con la testa che vuol dire: “Io sono uno strafigo e riconosco che anche tu sei uno strafigo.” Ma non dicono niente perché sono Wolverine e Magneto, e dare spiegazioni gli rovinerebbe il personaggio. »
« “So what’s with that ‘hey’ thing?” she asked as Simon maneuvered the car onto the FDR parkway, the highway that ran alongside the East River.
“What ‘hey’ thing?” he replied […].
“The ‘hey’ thing that guys always do. Like when you saw Jace and Alec, you said ‘hey,’ and they said ‘hey’ back. What’s wrong with ‘hello’?”
She thought she saw a muscle twitch in his cheek. “‘Hello’ is girly,” he informed her. “Real men are terse. Laconic.”
“So the more manly you are, the less you say?”
“Right.” Simon nodded. […] “That’s why when major badasses greet each other in movies, they don’t say anything, they just nod. The nod means, ‘I am a badass and I recognize that you, too, are a badass,’ but they don’t say anything because they’re Wolverine and Magneto and it would mess up their vibe to explain.” »
Arrivati a casa di Clary, lei e Simon restano sul vialetto mentre i tre Shadowhunters vanno a controllare i livelli di attività demoniaca.
Clary ne approfitta per cercare di parlare di ciò che è successo la sera prima – ma Simon si dice contrario, preferirebbe evitare l’argomento.
Quando Clary insiste, dicendogli che sì, lo sa, la risposta che gli ha dato non è quella che Simon sperava di sentirsi dire, lui risponde: “Vero. Ho sempre sperato che quando alla fine avessi detto ‘ti amo’ a una ragazza lei avrebbe risposto ‘lo so’, come Leila ad Han nel Ritorno dello Jedi.”
E Clary insensibilmente commenta: “Ma è troppo da sfigato!”
Simon la guarda male, e poi le chiede di provare a guardarlo. Di guardarlo sul serio. Però non ci riesce: gli incantesimi sono facili da aggirare, una volta capito il meccanismo. Guardare le persone sul serio, invece, è complicato: ci fermiamo a osservare solo ciò che desideriamo vedere.
Nel frattempo gli Shadowhunters tornano: i livelli di attività demoniaca sono bassi, quindi non c’è di che preoccuparsi.
Jace cerca di sistemare il bracciale di Alec, che si è slacciato – ma quando si allunga per aiutarlo, Alec si retrae come scottato (e sul viso di Jace si dipinge un’espressione ferita che fa sentire Clary in colpa).
Benché normalmente preferisca l’arco, Alec decide di prendere due Lame Angeliche come armi.
Dopo aver lasciato un irritato Simon nel furgone, il quartetto si infila nell’edificio; bussano poi alla porta di Madame Dorothea, che si spalanca. La donna, a piedi nudi e con un turbante giallo in testa, abbraccia di slancio Clary – quindi fa spazio perché i ragazzi possano infilarsi nel suo appartamento.
« – Non ti avevo forse letto le foglie del tè, Cacciatore? Ti sei già innamorato della persona sbagliata?
Jace disse: – Purtroppo, Signora del Rifugio, il mio unico vero amore resto io stesso.
Dorothea scoppiò in una risata: – Almeno non ti devi preoccupare di essere respinto, Jace Wayland.
– Non necessariamente. A volte mi dico di no, tanto per non farmi perdere interesse. »
« “Didn’t I read your tea leaves, Shadowhunter? Have you fallen in love with the wrong person yet?”
Jace said, “Unfortunately, Lady of the Haven, my one true love remains myself.”
Dorothea roared at that. “At least,” she said, “you don’t have to worry about rejection, Jace Wayland.”
“Not necessarily. I turn myself down occasionally, just to keep it interesting.” »
Clary interrompe il discorso dei due: non è andata lì per chiacchierare, ma per la Coppa.
Madame Dorothea risponde male all’insinuazione, convinta che le si stia dando della bugiarda; ma Clary si affretta a spiegare che no, non è una bugiarda. Ma la Coppa è davvero lì: solo che Dorothea questo non l’ha mai saputo.
Clary la sollecita a passarle le carte dei tarocchi – poi si fa dare lo stilo di Jace, e traccia la runa. A quel punto allunga la mano e la fa scivolare nella carta, e finalmente stringe la Coppa tra le dita.
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