Ecco arrivare il quattordicesimo capitolo del libro, “L’Hotel Dumort”! 🙂
Anche se nel film già sappiamo che non andrà propriamente così (per esempio, durante questo scontro saranno presenti anche Alec e Isabelle, e nel film la figura di Raphael è stata tagliata – lo “incontreremo” come si deve solo in Città di Cenere), è pur sempre un bellissimo capitolo. <3
Scusate se sono stata più logorroica del solito! XD
Piccola postilla: il post è arrivato in ritardo per colpa mia, perché avevo programmato male il sito. X° Spero mi perdonerete. Sappiate che questa sera arriverà, come di consueto, anche il quindicesimo capitolo!
« Di notte la chiesa di Diamond Street aveva un aspetto lugubre. Le sue finestre gotiche ad arco riflettevano la luce della luna come specchi d’argento. L’edificio era circondato da una balaustra di ferro battuto dipinta di nero opaco. Clary provò ad aprire il cancello principale, ma era chiuso con un lucchetto massiccio. »
« At night the Diamond Street church looked spectral, its Gothic arched windows reflecting the moonlight like silvery mirrors. A wrought iron fence surrounded the building and was painted a matte black. Clary rattled the front gate, but a sturdy padlock held it closed. »
Dopo aver scoperto (grazie a un Magnus colto dai sensi di colpa – ha pur sempre privato una ragazza dei suoi ricordi!) l’ubicazione del nascondiglio dei vampiri, Jace e Clary si dirigono alla volta della chiesa di Diamond Street, in cerca di armi.
L’ingresso è però chiuso da un grosso lucchetto, che ovviamente Clary non è in grado di aprire – Jace sì, però, e se ne vanta (scatenando le ire di Clary, già abbastanza provata).
« – In nome del Conclave – disse – io ti chiedo di avere l’accesso a questo luogo sacro. In nome della Battaglia-che-non-ha-mai-fine, io chiedo di poter usare le tue armi. E in nome dell’angelo Raziel, chiedo la tua benedizione sulla mia missione contro le tenebre. »
« “In the name of the Clave,” he said, “I ask entry to this holy place. In the name of the Battle That Never Ends, I ask the use of you weapons. And in the name of the Angel Raziel, I ask your blessing on my mission against the darkness.” »
La porta si spalanca davanti a loro.
Jace fa cenno a Clary di procedere per prima, e la ragazza lo ascolta, trovandosi circondata da “un’ondata di aria fresca e dall’odore di pietra e cera di candele”.
È la seconda volta – la prima, se si esclude l’Istituto – che Clary visita una chiesa; e anche se in teoria dovrebbe sentirsi al sicuro, in pratica non è così.
Jace scambia il suo brivido di terrore per un brivido di freddo – quando lei gli spiega qual è il vero “problema”, lui comincia puntualmente a descriverle le varie parti che compongono l’edificio: c’è la navata, ci sono i banchi, c’è l’abside e c’è anche l’altare.
Ed è proprio sull’altare che Jace si inginocchia, le mani poggiate sul pavimento di pietra. Sta cercando qualcosa – le armi.
« – Di solito sono nascoste vicino all’altare. Per i casi di emergenza.
– Cos’è, una specie di accordo che avete con la Chiesa cattolica?
– Non solo. I demoni sono sulla Terra da quando ci siamo noi. Sono in tutto il mondo, in forme diverse… i daemon greci, i deva persiani, gli asura hindi, gli oni giapponesi. La maggior parte delle religioni tengono conto sia della loro esistenza sia della lotta contro di essi. Gli Shadowhunters non si schierano con nessuna religione in particolare e, in cambio, loro ci forniscono assistenza. […] Ah, eccola. – Spazzò via un po’ di polvere e Clary gli si inginocchiò accanto. Incisa in una delle pietre ottagonali davanti all’altare c’era una runa. Clary la riconobbe quasi con la stessa facilità con cui avrebbe letto una parola in inglese. Era la runa che significava Cacciatore. »
« “They’d be hidden, usually around the altar. Kept for our use in case of emergencies.”
“And this is what, some kind of deal you have with the Catholic Church?”
“Not specifically. Demons have been on Earth as long as we have. They’re all over the world, in their different formes—Greek daemons, Persian deva, Hindu asuras, Japanese oni. Most belif systems have some method of incorporating both their existence and the fight against them. Shadowhunters clave to no single religion, and in turn all religions assist us in our battle. […] Ah. Here it is.” He brushed dust aside as she knelt down beside him. Carved into one of the octagonal stones before the altar was a rune. Clary recognized it, almost as easily as if she were reading a word in English. It was the rune that meant “Nephilim”. »
L’armamentario nascosto nel pavimento vicino all’altare è di tutto rispetto: ci sono boccette di acqua santa, pugnali benedetti, lame sia d’acciaio che d’argento, filo d’acciaio, proiettili d’argento, incantesimi di protezione e anche crocifissi e stelle di David.
Clary non riesce a trattenere un “Gesù!” di stupore – al che Jace, al limite della blasfemia, le risponde che probabilmente Gesù in quella cassa non c’entrerebbe.
Clary lo rimprovera e gli suggerisce di non dire cose simili in una chiesa, e così scopriamo che Jace non è credente: “Mettiamola così. Mio padre credeva in un Dio giusto. Deus vult era il suo motto: ‘Dio lo vuole’. Era il motto dei Crociati, e i Crociati andarono in battaglia e furono massacrati, proprio come mio padre. E quando l’ho visto morto in una pozza del suo sangue ho capito che non avevo smesso di credere in Dio. Avevo solo smesso di credere che gliene importasse qualcosa di noi. Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.”
Subito dopo i due lasciano la chiesa, carichi di armi e intenzionati a recuperare Simon.
Per trovare l’albergo ci impiegano un’ora – prima c’erano già passati due volte davanti, ma a causa dell’aspetto diroccato l’avevano scambiato per un condominio abbandonato.
Il vero nome dell’hotel, Dumont, è stato modificato in “Dumort” – “Della morte”.
I vampiri per entrare in quel luogo desolato possono volare: a Jace e Clary tocca cercare un punto per fare effrazione.
Ed è così che incontrano Raphael Santiago.
Raphael è basso, esile, con grandi occhi scuri e una meravigliosa carnagione color miele. I capelli sono folti, ricci e neri.
Il giovane si impegna con tutto se stesso per costringere i due a tornarsene a casa – ma quando Jace cita i vampiri, non può continuare a far finta di nulla.
Racconta quindi di aver perso un fratello (fratello così sciocco da essere entrato nell’albergo insieme ai suoi amici per uccidere i mostri) proprio a causa dei vampiri. È per questo che ora cerca di spingere gli incoscienti desiderosi di entrare nell’Hotel Dumort a rinunciare all’impresa e andarsene.
Jace, però, sa come uccidere i vampiri e lo dice chiaramente.
« – Io so cosa siete… ho sentito parlare di quelli come voi dal vecchio prete della chiesa di Santa Cecilia. Siete los Cazadores. Credevo che fosse solo una storia.
– Tutte le storie sono vere – disse Clary a voce tanto bassa che Raphael parve non sentirla. »
A questo punto, Raphael dichiara di volerli seguire nell’albergo – Jace si rifiuta di dargli il permesso, e per qualche ragione Raphael non insiste, e gli spiega addirittura che ingresso usare.
Clary e Jace fanno appena in tempo a entrare, però, che Raphael li ha già seguiti. E non possono neppure “rispedirlo indietro”: l’unica possibilità è portarselo dietro.
L’improbabile trio continua a camminare per un po’, parlando principalmente di vampiri – e poi un urlo li blocca.
È Raphael: all’improvviso non c’è più. Niente impronte, né altri segni. È semplicemente scomparso.
E poi eccolo al centro della sala.
« – Stai bene? – chiese la ragazza senza fiato.
Il ragazzo annuì lentamente. – Mi era sembrato di vedere qualcosa che si muoveva nell’ombra. Non era niente. »
« “Are you all right?” she asked breathlessly.
He nodded slowly. “I thought I was a movement in the shadows. It was nothing.” »
Jace, però, non pare convinto dalla spiegazione di Raphael – e non esita a tirargli il pugnale.
Clary è sconvolta: okay, Jace non è un fan dei mondani, ma arrivare a tirargli un coltello? Tuttavia, tutto comincia a diventare più chiaro quando Raphael tenta di togliersi dal petto in pugnale col manico a forma di croce.
« Prese il coltello e urlò quando la sua mano entrò in contatto con l’elsa a forma di croce. […] – Hai sbagliato mira – disse con un ghigno che gli scoprì per la prima volta gli incisivi bianchi e appuntiti. – Hai mancato il cuore. »
« He seized the knife, then screamed as his hand came in contact with the cross-shaped hilt. […] “You missed,” he said, and grinned for the first time, showing pointed white incisors. “You missed my heart.” »
Jace aveva già dei sospetti su Raphael nel vicolo; tuttavia, dal momento che entrati nell’albergo (che è territorio dei vampiri, e quindi non coperto dalle leggi dell’Alleanza) non li aveva attaccati, Jace si era convinto di aver sbagliato.
« – […] Poi ho visto la cicatrice sulla gola. – Si rilassò un po’, senza spostare la lama dalla gola di Raphael. – Quando ho visto quella catenella ho pensato che era una di quelle a cui si appendono le croci. Ed era così, vero? C’era una croce appesa alla catenella, quando sei uscito per andare dalla tua famiglia. In fondo è domenica sera, e cos’è la cicatrice di una piccola bruciatura per quelli come te che guariscono così in fretta? »
Dal momento che i vampiri li circondano, Clary suggerisce a Jace si utilizzare Raphael come ostaggio – e lui, anche se scettico, la ascolta.
Uno dei vampiri presenti al party di Magnus li riconosce come Cacciatori; un’altra ragazza, asiatica, suggerisce ai suoi compagni di ucciderli, visto che hanno invaso il loro territorio.
Si scopre che il capo dei vampiri (la loro Signora, che chi ha letto gli altri libri della saga conosce già XD) è a Idris, e che a comandare il gruppo in sua assenza è proprio Raphael.
Clary propone uno scambio: Simon per Raphael.
Quando il gruppo si rende conto che lo scambio in pratica è “Raphael in cambio di un topo”, per un po’ sembra perplesso – infastidito.
Poi qualcuno – un vampiro coi dreadlock – esce dalla folla con Simon Il Topo tra le mani: l’aveva scambiato per un suo amico, e se l’era portato a casa per questo. Dal momento che si è già beccato cinque morsi, a lui sta più che bene lo scambio.
I vampiri cercano di obbligare Jace a promettere di non ferire mai Raphael, in nessun caso; per un po’ i due gruppi – vampiri e Shadowhunters – litigano per decidere chi dovrà promettere per primo.
Poi Clary, esasperata da tutte quelle chiacchiere, si lancia in avanti e strappa Simon Il Topo dalle mani delle vampira asiatica.
A un tratto qualcuno la afferra; con un calcio ben assestato, però, Clary riesce a liberarsi dalla stretta della vampira. Un momento dopo, però, la donna si riprende e assesta una schiaffo non da poco sulla guancia della nostra Clarissa.
È Jace a risolvere la situazione, tirando fuori le boccette di acqua santa.
A questo punto la lotta diventa un po’ un delirio – ma è stranamente Simon Il Topo a fare una figura eroica, lanciandosi contro Raphael e mordendolo. Certo, l’attimo di gloria dura poco – presto Raphael si libera dalla morsa dei dentini di Simon e lo lancia via. Clary lo abbraccia.
Dal momento che sono in posizione di svantaggio, Clary propone di mettersi di schiena contro schiena, perché nei film fanno così. E a Jace scappa una risata inattesa e di tutto cuore.
« – Questa non è una situazione, va bene? Quella parola teniamola per quando le cose si metteranno veramente male. »
« “This isn’t a situation, okay? I save that word for when things get really bad.” »
Clary stringe un pugnale (che non sa usare) e lo solleva, tremando.
E poi la finestra esplode, sommergendoli di pezzi di vetro.
E all’improvviso davanti a loro ci sono dei lupi.
« – Ecco – disse Jace. Questa sì che è una situazione. »
« “Now this,” said Jace, “is a situation.” »
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