Quest’intervista (che potete trovare in lingua originale QUI) è stata fatta a Kevin Zegers e Jemima West durante le riprese del film (nel loro giorno libero)! 🙂
È parecchio lunga e un po’ confusa, ma speriamo vi faccia piacere leggerla. ^^
Kimmy West: « Per Kevin: qual è stata l’esperienza più divertente, sul set? »
Kevin: « Di solito alcune persone lavorano solo per lavorare, e questo rende l’atmosfera un po’ differente, ma qui tutti sembrano davvero investire in questo progetto, il che è bello. L’intera faccenda del combattimento è grandiosa, perché a noi attori non capita così spesso di fare acrobazie del genere; quindi tendiamo a gettarci in queste cose il più possibile. Harald ci ha detto fin dall’inizio che voleva che facessimo personalmente le nostre acrobazie, e le stiamo facendo sul serio. Abbiamo avuto una specie di periodo di prova all’Hotel Dumort, e c’è stata una settimana di combattimenti che servivano per vedere a che punto eravamo. Penso sia andata davvero bene, e da quel momento in poi Harald ha detto: “Bene, avete provato ciò di cui siete in grado”. Devo dirlo, questa roba del combattere è stata la parte più divertente del film, e il modo in cui ti batti aiuta parecchio a capire il tipo di personaggio. Non ci scontriamo tutti nello stesso modo, abbiamo stili parecchio differenti. Io e Jamie combattiamo in maniera abbastanza diversa, e Jemima ha la sua frusta, quindi… È stato parecchio divertente. Per me, direi che è stata questa la cosa più divertente. »
Kimmy West: « Per Jemima: come hai reagito quando ti hanno dato la parte? »
Jemima: « Ero davvero sorpresa. Non me lo aspettavo, sul serio. Ho pensato per un attimo: “Sul serio…? Wowwwww!”, è stato bellissimo. Ero così felice, così tanto felice. Poter lavorare all’adattamento di un film è stata davvero una grande sorpresa, e poter fare qualcosa in inglese e con un così bel team mi eccitava tantissimo, non vedevo l’ora di cominciare. »
Amanda Bell: « Per Kevin: hai detto che alcune tue caratteristiche ti fanno somigliare ad Alec; quali tuoi tratti ricordano quelli di Alec? »
Kevin: « Beh, Alec è un po’ complicato da interpretare perché c’è un pubblico che si aspetta delle determinate cose da lui, dal momento che la maggior parte delle persone che vedrà la pellicola ha letto tutti i libri; quindi, sapete, non volevo creare una specie di personaggio con un’unica dimensione basata sul suo orientamento sessuale. Il che è complicato, perché credo che le persone si aspettino che tu dia via tutti i suoi segreti sin dall’inizio – comunque, se questo film andrà bene avremo un sacco di opportunità per tirarli fuori. Va benissimo a tutti che io lo interpreti come una persona che non sa cosa diventerà. Penso che la ragione per cui i fan amano così tanto questo personaggio è perché somiglia tantissimo a un adolescente; è a disagio nella sua stessa pelle. Ha di sicuro una serie di ferree convinzioni, ed è una cosa che condivido con lui. Si approccia alle cose in maniera un po’ cocciuta, ma la sua testardaggine non offende eccessivamente le persone. Sì, è un personaggio piacevole da interpretare, perché è in un certo senso una rottura, nel film, finché non ti rendi conto che Alec è quello che non vuole che Clary sia lì, e non si fa problemi a nasconderlo. Originariamente, nel copione lui era in giro, ma non si capiva perfettamente ciò che provava; però quello si rivela essere più divertente. Alec non è un grande fan di Clary sin dal momento in cui la incontra, e non vuole averla tra i piedi. E non solo perché ha questa cotta per Jace – no, è anche perché Alec pensa più di ogni altra cosa alla sua famiglia, al modo in cui sono strutturate le cose, e non gli va che qualcuno si metta in mezzo. Sembra piacergli abbastanza la sua vita così com’è. Non penso che si debba scavare troppo per trovare il lato “voglio rendere tutti felici”, ma, sapete, c’è anche quest’altra parte di te che non riveli troppo spesso. Quindi è questa la cosa più divertente, abbastanza sottile. Non stiamo facendo delle robe grandi. I nostri personaggi non sono vistosi. La recitazione è abbastanza sobria. Non sopra le righe. Harald ci permette di fare le nostre cose, e permette al pubblico di rendersi conto di ciò che hanno capito e ciò che si sono persi. È stato molto divertente. Non ciò che mi ero aspettato, parlando onestamente. »
Amanda Bell: « Per Jemima: i costumi per il tuo personaggio sono qualcosa di decisamente divertente, quindi quanto ti hanno influenzata nel portare in vita Isabelle? »
Jemima: « Oh, mi hanno molto, molto influenzata. Credo che in ogni ruolo i costumi, i capelli e il trucco siano molto importanti. Per questo film in particolare abbiamo un’eccezionale costumista chiamata Gersha Phillips, ed è fantastica. Si è presentata con delle idee incredibilmente geniali. È qualcosa di molto contemporaneo e molto all’avanguardia, in un certo senso. Del tipo, è arrivata con una quantità assurda di accessori e cose che a parer mio potrebbero iniziare un’enorme tendenza. Nel senso, appena ho messo gli abiti di pelle e questi enormi stivali mi sono sentita un’altra persona, ed è una bella cosa. Quando indosso quei tacchi sono definitivamente Isabelle. »
Katie Bartow: « Per Kevin: cos’hai pensato di Alec la prima volta che hai letto il libro o il copione? »
Kevin: « La prima impressione secondo me è qualcosa che dice molto; lui è sempre stato quello che mi è piaciuto di più, quello con cui ho sentito la maggior affinità; mi è parso il più frainteso di tutti. Credo che, come pubblico, a volte meno cose sai più interessante è. Gli attori che mi piacciono di più sono persone che rivelano il minimo riguardo se stesse, e a mano a mano che le guardi cerchi di capire con più foga a cosa stanno puntando. Alec è così. Anche se fa qualcosa e poi vedi che quella roba lo contraddice. Si comporta un sacco così, e penso sia consapevole dei suoi difetti, il che è un’altra cosa che mi piace di lui. C’è un sacco di azione, in questo film; succedono un sacco di cose, e in qualità di attori vogliamo che tutto funzioni. Vogliamo renderlo abbastanza interessante da far sì che al pubblico importi. Se non mi piacciono i personaggi, personalmente non mi interesso a questo genere di film. Credo sia per questo che alle persone piacciono i libri. Sono dei fantasy, credo, e alla gente piace la storia, ma sono convinto che siano i personaggi la vera ragione per cui le persone continuano a leggerli, è per loro che sono ancora interessati. Il che è una grande cosa, perché, sapete, come attore non c’è molto che io debba fare. Non è un film sulla recitazione, non si tratta di un’ora e mezza di scene drammatiche. Ci sono specifici momenti che devono funzionare. Per Jemima vale lo stesso: ha un paio di grandi scene da cui dipende il personaggio nel suo insieme, e che lasciano capire chi è. Dunque ci siamo molto focalizzati su queste cose qui, impegnandoci al renderle nella maniera migliore possibile, perché queste parti sono la base che permette al film di funzionare. »
Katie Bartow: « Per Jemima: cos’hai pensato di Isabelle la prima volta che hai letto il libro o il copione? »
Jemima: « Mi ha colpito il suo amore per le persone che le stanno intorno, penso. Il suo essere strenuamente leale, e la sua forza e determinazione; tutto ciò che le importa è la sua famiglia. Condivido con lei i valori familiari, e questo mi ha fatto sentire immediatamente connessa col suo personaggio. E penso anche che sia davvero divertente. A volte si irrita per delle cose, ed è molto spontanea; è questo che amo, penso la renda davvero divertente. Ho cominciato ad affezionarmi a lei sempre più – così via via che leggevo i libri mi trovavo a pensare: “Wow, c’è così tanto da fare”. »
Kallie Ross Mathews: « Per Kevin: qual è stata la parte più complicata delle scene di combattimento, per te? »
Kevin: « Il combattimento è divertente, è l’allenamento giornaliero quello complicato. Dal momento che sei un attore tu le cose le vuoi fare, non vuoi allenarti per farle. Quindi è stata quella la sfida più grande, per me. Perché sono una persona pigra, in un certo senso. Quando si comincia all’una e di mattina prima di andare sul set devi allenarti con Nuno – che è il nostro personal trailer –, diventa un po’ una sfida, ma è anche la cosa che più ti fa sentire soddisfatto, perché puoi vedere i risultati dei tuoi sforzi, e poi Nuno è incredibile nel suo lavoro. Noi tutti dobbiamo fare attenzione a ciò che mangiamo, per quanto possiamo mangiare. Ma sì, è quella la cosa più complicata, perché hai da fare un’intera giornata di lavoro e poi in un certo senso realizzi che ci sono anche altri aspetti che devono essere tenuti sotto controllo. È come avere due lavori. »
Kallie Ross Mathews: « Per Jemima: se potessi scegliere una parola da usare per descriverti come persona e che potesse andar bene anche per Isabelle, quale sarebbe? »
Jemima: « Direi amabile. »
Alyssa Barbieri: « Per Kevin: cos’è che ami di più di The Mortal Instruments? »
Kevin: « Amo la storia. Crescendo non sono mai stato un grande fan del fantasy, quindi non è ciò intorno a cui gravitavo da ragazzino. Quindi se fosse dipeso tutto da me e non mi avessero spedito il copione – non è un progetto a cui mi sarei interessato da solo. Una volta che ho cominciato a leggere, c’erano così tante situazioni familiari reali, si coinvolgevano personaggi veri e con una vita vera, e in un certo senso c’è molto realismo, più realismo possibile; ma c’è anche tutta quest’altra roba che ha a che fare con noi. Questa famiglia che è stata creata – questo, per me, è stato figo. C’erano queste persone che erano state tutte trascinate insieme ed erano diventare una famiglia. Persone che non avevano particolari legami, eccetto ovviamente me e Isabelle. L’ho trovato figo. Il modo in cui Harald si è preso cura delle cose, delle spade, del combattimento – però sì, è stata tutta la faccenda della famiglia a impressionarmi maggiormente nei libri e nel copione. Harald sa perché questi film funzionano, mentre altri non ci riescono. È la differenza tra The Dark Knight e un film simile che non funziona: i personaggi nel primo sono strutturati in modo che tu possa sentirti legato a loro. A dispetto di tutta la roba soprannaturale che succede, la storia è ancora basata sulla realtà, ed è questo che mi è piaciuto. »
Alyssa Barbieri: « Per Jemima: qual è la parte della serie che preferisci? »
Jemima: « Penso ciò di cui stava parlando Kevin, in un certo senso. Il fatto che ci sono tutti questi personaggi forti e complessi in un mondo che è il nostro, quello dei nostri giorni, e che è al contempo un universo fantastico. Penso sia un mix di tutte queste cose e, come attrice, mi sento molto fortunata a poter interpretare un personaggio che mi piace, e a poter essere anche parte di questo mondo nuovo e misterioso. Le rune, farsi dei tatuaggi, e anche tutte queste armi; è una miscela davvero emozionante, ed è questo che amo di The Mortal Instruments. C’è tutto in una sola cosa. »
Erin Gross: « Per Jemima: Isabelle è un personaggio così fortemente indipendente; come ci si sente a poterla interpretare in un ambiente quasi interamente maschile? »
Jemima: « È divertente. Dal momento che sono una ragazza, sì, probabilmente è abbastanza complicato, ma i ragazzi che frequenta sono tosti tipi quanto lei; quindi non la considero differente dagli altri, credo che siano tutti forti a modo loro. Isabelle è cresciuta con loro, quindi quelle persone sono sue, sono il suo sangue. »
Erin Gross: « Per Kevin: se potessi tatuarti una runa, quale sarebbe? »
Kevin: « Un tatuaggio permanente? Probabilmente quella che ho sul collo, perché è la più complicata da disegnare, al mattino. Quella che blocca e svia. Ci hanno dato le rune e poi si sono messi a lavoro per capire dove metterle. Ho sempre immaginato Alec con addosso qualcosa in grado di renderlo visivamente allarmante. E quindi ha quest’enorme tatuaggio che gli copre un bel pezzo del collo. Dal momento che per buona parte del tempo indossiamo abiti tipo questo col giubbotto o roba simile volevo che Alec avesse qualcosa di molto predominante; sia quand’è vestito in maniera casual, sia negli altri momenti. »
Amber Pruitt: « Per entrambi: cosa stavate facendo quando vi è arrivata la telefonata in cui vi si diceva che avevate ottenuto la parte? »
Jemima: « Erano le due del mattino, quindi stavo andando a dormire. Ho visto un’e-mail dal mio agente e poi ci sono state un paio di altre e-mail in cui mi chiedeva: “Dove sei?”, e io ero, tipo: “Uh-uh”. Dopo averlo saputo, sono stata sveglia ancora per un po’. »
Kevin: « Stavo giocando a golf insieme al mio migliore amico vicino a casa dei miei genitori, qui in Canada; ma quando ho effettivamente ottenuto il lavoro ero in questa stanza, il che è abbastanza divertente. Stavo girando un altro film e mi hanno fatto prendere un aereo per incontrare Harald e recitare qualche scena con lui. Quindi ero proprio in questo punto. Così non ho dovuto aspettare troppo, grazie al cielo. Probabilmente è quella la parte peggiore dell’essere un attore. Perché, che tu lo voglia o no, ti metti a pensare a cosa faresti se dovessi interpretare il personaggio e a quanto sarebbe divertente far parte di un progetto simile. Per me è stato più un sollievo che altro, quando mi hanno preso, perché avevo davvero abbassato la guardia, e speravo con tutto me stesso che mi prendessero, molto più di quanto speri normalmente. Di solito cerco di non lasciarmi andare finché non mi danno il ruolo. Quindi mi sono sentito davvero sollevato quando mi hanno preso. »
Kristen Wray: « Per entrambi: il libro piace sia agli adolescenti che agli adulti, quindi cosa pensate che nel film piacerà agli adolescenti e cosa agli adulti? »
Jemima: « A dire il vero, ho risposto alla stessa domanda non troppo tempo fa – penso che il film piacerà ai ragazzi tanto quanto agli adulti perché, come stavamo spiegando prima, c’è tanto da dire sui personaggi, e penso che questi siano davvero importanti. E anche la recitazione è importante, quindi credo che sarà quello a portare più persone adulte a vedere il film. E poi c’è il mondo fantasy, gli scontri e via dicendo, che trascinerà gli adolescenti e anche i grandi – perché, diciamocelo, a chi non piacciono i bei combattimenti? »
Kevin: « A volte fai un film per giovani adulti e giochi col tipo di riprese e con la recitazione e penso che Harald fosse molto… È un film, e verrà apprezzato dalle persone a cui piace. E penso che a volte l’errore stia nel fatto che si cerca di fare qualcosa per questo gruppo di spettatori o per quest’altro. I fan dei libri vedranno in ogni caso il film, perché sono interessati. Quindi la nostra responsabilità stava nel farlo sembrare attraente sia agli occhi di chi già conosceva la storia sia ai neofiti. Dunque abbiamo avuto questo tipo di obiettivo – ovviamente volevamo che i fan fossero felici vedendo quest’universo portato in vita, ma volevamo anche girare un buon film. Sono sicuro che vedrete delle cose, ma non è una pellicola piena di luce e coccolosità, non è zuccherosa. I colori non sono luminosi. È qualcosa di abbastanza intenso. I combattimenti – ce ne sono tantissimi. Non ci sono pugni dati in un certo modo per attirare i dodicenni, è un film. Questo è stato sicuramente sin dall’inizio il punto focale di tutto il lavoro di Harald, il desiderio di girare un buon film e la speranze che piacesse a tutti. Che una persona sia fan del genere o no, che sia vecchia o giovane, maschio o femmina – ci sono ovviamente un sacco di ragazze graziose, e un sacco di giovani con l’aspetto di Jamie e Jonathan. Questo è tutto quello che possiamo controllare per fare un buon film. »
Jemima: « Sapete, ci stiamo davvero divertendo a girarlo, e speriamo che il divertimento che stiamo provando noi si trasmetterà sullo schermo e che il film piacerà a quante più persone possibile. Stiamo decisamente facendo del nostro meglio per interpretare i personaggi come si deve, e per divertirci. »
Kevin: « Un’altra bella cosa è che noterete che non ci sono così tante persone sul set. Non un sacco di persone dello studio o… E normalmente con un progetto simile ci sono sempre cento opinioni diverse che ti piovono addosso e così tutto finisce coll’incepparsi a metà perché non si vogliono offendere questi tizi, e non si vuole alienare il loro gruppo, e quindi ritengo che in questo caso loro abbiano saggiamente dato ad Harald la loro fiducia e si siano limitati a chiedergli di fare un buon film. Il cuore di Harald è al posto giusto. Conosce la storia e sa cosa ci si aspetta. Non ci sono un sacco di dibattiti intorno alla telecamera, tipo: “Ooh, ma forse questa cosa è un po’ troppo cupa, e se è troppo cupa forse poi al pubblico non piacerà Alec o non piacerà loro Isabelle”. Credo che il film conceda agli spettatori la possibilità di provare ciò che sentono di voler provare; non si sta cercando di assecondarli a tutti i costi per non scontentare nessuno. A volte guardo questo tipo di pellicole e penso: “Lasciate che facciano ciò che devono fare, e alle persone piaceranno determinati personaggi mentre altri saranno costretti a crescere dentro di loro”. Non bisogna sempre giocare col pubblico, perché si finisce con una reazione a metà e tu ti ritrovi con un film che è semplicemente okay. »
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