Il Tribute.ca ha avuto la possibilità di intervistare il nostro regista, Harald Zwart (e di chiedergli un po’ di cose interessanti!). Abbiamo tradotto tutto per voi. 😉
Tribute: « Qual è la parte del girare a Toronto che hai preferito? »
Harald: « Mi ricordava una città europea, dunque dopo aver finito di girare c’era sempre un bel posto dove andare e cenare o semplicemente fare una passeggiata per le vie di Yorkville. Mi sono semplicemente innamorato di Toronto come città. »
T: « Credi nei “mostri, incubi e le leggende raccontante intorno ai falò” – per quotare le parole del film? »
H: « (Ride) Gran bella domanda! Beh, non lo so! »
T: « Cosa ti ha fatto cambiare idea? Il film? »
H: « Sì, dopo aver esplorato l’idea che noi umani siamo limitati nelle nostre percezioni – non vediamo tutto ciò che ci circonda – credo che tra cielo e terra ci sia più di quanto siamo in grado di prendere in considerazione. »
T: « Al momento si stanno realizzando un sacco di adattamenti cinematografici, perché hai scelto di prender parte a questo? »
H: « Ho molto apprezzato il tono del libro, semplicemente. Ha una buona miscela di umorismo, e prende i suoi personaggi sul serio. Penso che il viaggio di Clary, che per certi versi è un romanzo poliziesco, viaggio in cui tenta di capire la sua stessa mente – ho pensato fosse meravigliosamente, psicologicamente complesso, e so che i giorni sono così intelligenti da poter facilmente essere messi in discussione da queste cose, ma lo capiranno tutti. »
T: « Cosa rende un romanzo adattabile cinematograficamente? »
H: « Posso parlare solo per questo libro, ma – il modo in cui scrive Cassandra è molto visivo. Una volta cominciato a leggere, tutte le immagini hanno cominciato a esplodermi in testa, e con esse tutti i meravigliosi posti da lei descritti e il portale. È proprio l’umore dell’intera narrazione, si presta facilmente a qualsiasi ispirazione visiva. Guardate quello che i fan hanno realizzato per anni! È chiaro che questo libro ha ispirato i fan giovani e creativi in giro per tutto il mondo, spingendoli a creare i loro poster per il film, le loro versioni del trailer – sembrano tutti molto ispirati, a livello visivo, dal libro, dunque. »
T: « Ci sono un sacco di fan del libro eccitati per il film. Questo genera pressione? »
H: « Sì, penso di sì… cerchiamo di non sentirla, ma pure così rispettiamo ciò che a nostro parere i fan si aspettano. Non puoi seguire il mercato, non davvero. Continuo a fare ciò che è giusto per il film, perché, beh, dopotutto è un film. E penso che i fan lo ameranno. Fino a ora, la risposta che abbiamo ricevuto è stata davvero buona, credo, e mi sento fiducioso nel dire che ai lettori piacerà davvero ciò che abbiamo realizzato. »
T: « Quanto a stretto contatto hai lavorato con Cassandra Clare, l’autrice del libro? »
H: « Sono stato molto fortunato, perché Cassandra è una persona con cui risulta semplice lavorare. Capisce il cinema e capisce quant’è difficile prendere un libro di quelle dimensioni e spremerlo fino a trasformarlo in un film. Dunque abbiamo lavorato davvero a stretto contatto. Cassandra conosce davvero bene i suoi fan. Sono stato di recente a una signing, ero stato invitato – è stata molto generosa a portarmi con sé – e mi ha sorpreso vedere i fan giovani, ma Cassandra è letta da persona di ogni età. Ha un buon fandom, maturo – ciò che intendo per maturo è che, anche se potrebbero essere nel pieno della loro adolescenza o più grandi, sono davvero persone sveglie e cresciute. Fanno domande molto intelligenti e mi ha reso davvero felice scoprire che il target a cui ci rivolgiamo è molto più ampio rispetto a quello a cui pensavamo all’inizio. »
T: « Il libro è abbastanza lungo, e non c’è mai un momento di noia: come hai deciso quali scene tagliare? »
H: « Domanda parecchio difficile. C’è un processo che facciamo finché non fermiamo l’immagine. Sai, torniamo avanti e indietro, lo proiettiamo per delle persone, ci guardiamo l’un l’altro ed eventualmente il film prende vita da sé e alla fine risulta chiaro, in un certo senso, quali scene tenere. Ma, come puoi immaginare, se condensi un libro con – quotandoti – neppure un momento di noia, se lo rimpicciolisci per ridurlo alla lunghezza di un film, quella pellicola si muove molto bene. »
T: « Quanto erano importanti i dettagli sul set che, mi hanno detto, erano assolutamente mozzafiato? »
H: « Per me, sono sempre importanti. La mia idea è che se non credo io che quel posto sia davvero esistente, neppure le persone che guarderanno il film lo penseranno. Dunque sono stato fortunato ad avere un gran designer, lo stesso che ho usato in Karate Kid, Francois Séguin, che è un artista vero – con lui ho lavorato perché tutto sembrasse essere lì da centinaia di anni, e ogni cosa era presente per una ragione. »
T: « Saresti interessato a dirigere l’intera trilogia? »
H: « Sì! Se mi vorranno per il seguito, sarei davvero interessato a dirigerlo. »
T: « In futuro a che generi di film ti piacerebbe lavorare? »
H: « Non mi spiacerebbe spostarmi gradualmente in regie più science fiction, e mi amerei mettere i denti su uno qualsiasi degli spin-off di Star Wars, girarli sarebbe divertente. »
T: « C’è altro che vorresti aggiungere sul film? »
H: « Penso solo che le persone resteranno davvero sorprese. Credo che gli uomini di mezza età apprezzeranno il film. È emozionante. C’è stato un grande screening del film a cui hanno assistito dei ragazzi, e hanno tutti detto che era pieno di azione e non c’era troppo romanticismo sdolcinato, come lo chiamano loro. Le ragazze invece pensavano il contrario, nel film per loro c’era un sacco di quella relazione che volevano vedere, e hanno apprezzato tantissimo le scene d’azione. Penso che abbiamo ottenuto un ottimo equilibrio. »
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