Ed ecco arrivare il sedicesimo capitolo di Città di Ossa, “Angeli Caduti”! 🙂
Lo postiamo ora perché ieri sera dubitavamo l’avrebbe letto qualcuno (per via della premiere); comunque non preoccupatevi, in serata posteremo anche il diciassettesimo capitolo. X) Non tarderemo sulla nostra tabella di marcia.
Ah, piccola comunicazione: entro la fine della settimana scoprirete quali sono i possibili premi del giveaway e come vincerli. 😉
Non ce ne siamo dimenticate, aspettavamo solo il momento giusto! XD
« Hodge era arrabbiatissimo. Era fermo all’ingresso, con Alec e Isabelle alle spalle, quando Clary e i ragazzi entrarono zoppicando, sporchi e coperti di sangue, e si era immediatamente lanciato in una ramanzina di cui la madre ci Clary sarebbe stata fiera. Non tralasciò la parte in cui gli avevano mentito sul posto in cui sarebbero andati – cosa che, a quanto pareva, Jace aveva fatto – o quella sul fatto che non si sarebbe mai più fidato di Jace, e infine aggiunse anche qualche orpello su faccende tipo le infrazioni di Jace alla Legge, il fatto che sarebbe stato buttato fuori dal Conclave e che avrebbe coperto di vergogna il nome antico e rispettato dei Wayland. »
« Hodge was enraged. He had been standing in the foyer, Isabelle and Alec lurking behind him, when Clary and the boys limped in, filthy and covered in blood, and had immediately launched into a lecture that would have done Clary’s mother proud. He didn’t forget to include the parte about lying to him about where they were going—which Jace, apparentely, had—or the parte about never trusting Jace again, and even added extra embellishments, like some bits about breaking the Law, getting tossed out of the Clave, and bringing shame on the proud and ancient name of the Wayland. »
Dopo la bravata dei nostri Jace e Clary (che, lo ricordiamo per chi si fosse perso gli scorsi capitoli e non lo ricordasse, hanno fatto la follia di andare nel covo dei vampiri per recuperare Simon Il Topo), Hodge non può che dirsi deluso e amareggiato e arrabbiato.
La sfuriata che fa loro è lunga e appassionata, e si conclude con un’accusa molto forte: con il suo gesto sconsiderato Jace non ha messo in pericolo solo la sua vita, ma anche quella di Clary e di Simon.
Comunque, dal momento che la spalla di Jace è lussata e quindi ha bisogno di cure, Hodge è costretto a interrompere il suo monologo prima del tempo e spedire sia lui che Simon in infermeria, dove una zelante Isabelle si dà da fare per aiutarli.
Clary, invece, passa per le mani di Hodge, che le medica i lividi e toglie l’asfalto da dosso.
In infermeria – dove Clary va appena finito con Hodge – Jace è parecchio annoiato (e di conseguenza scontento); per tirarsi un po’ di morale, prende in giro Clary, ricordandole un’inesistente promessa fatta al Dumort di vestirsi da infermiera e curarlo.
Lei, ghignando, gli risponde che a giurarlo è stato Simon – e quest’ultimo gli sorride vivacemente e commenta: “Appena sarò di nuovo in piedi, tesoruccio.”
L’umorismo gli è rimasto, ma comunque Simon ha l’aria di sentirsi un pesce fuori dall’acqua; Clary gli si avvicina per consolarlo, ma appena sente il tono pieno d’adorazione che Simon usa per Isabelle (che gli ha tagliato la scarpa, dal momento che il piede di Simon era troppo gonfio per sfilarla, e ha continuato a ronzargli intorno per il resto del tempo) si irrita.
Non può però restare irritata per troppo, dal momento che Simon le chiede di parlare; riluttante, gli risponde di andare a trovarla in camera sua non appena Hodge l’avrà rimesso in piedi.
A mettere ancora più a disagio Clary ci pensa il bacio che Simon le dà sulla guancia, e il modo in cui li fissano i presenti.
L’urlo di Alec (“Clary!”) la coglie quindi di sorpresa; e la frase successiva, “Ti devo parlare”, la confonde ancora di più.
La terza affermazione è però la goccia che fa traboccare il vaso: “Penso che te ne dovresti andare. A casa.”
« – Mi era sembrato di sentirti dire che hai uno zio. Non puoi andare da lui? – Nella sua voce c’era una vena di disperazione.
– No. E poi Hodge vuole che resti – tagliò corto la ragazza.
– Non può – replicò Alec. – Voglio dire, non dopo quello che hai fatto…
– Quello che ho fatto?
Alec deglutì. – Hai quasi ucciso Jace.
– Ho quasi… ma di cosa stai parlando?
– Correre dietro al tuo amico in quel modo… Lo sai in che razza di pericolo lo hai messo? Lo sai…
– Stai parlando di Jace? – lo interruppe Clary. – Per tua informazione, è stata una sua idea. È stato lui a chiedere a Magnus dov’era la tana. È stato lui ad andare alla chiesa a prendere le armi. Se non fossi andata con lui, lo avrebbe fatto lo stesso.
– Non capisci – disse Alec. – Tu non lo conosci. Io lo conosco. Pensa di dover salvare il mondo e sarebbe pronto a uccidersi per farlo. A volte penso che voglia morire, ma questo non vuol dire che tu debba incoraggiarlo a farlo. »« “You must have relatives you can stay with?” There was a tinge of desperation in his voice.
“No. Besides, Hodge wants me to stay,” she said shortly.
“He can’t possibly. I mean, not after what you’ve done—”
“What I’ve done?”
He swallowed hard. “You almost got Jace killed.”
“I almost—What are you talking about?”
“Running off after your friend like that—do you know how much danger you put him in? Do you know—”
“Him? You mean Jace?” Clary cut him off in midsentence. “For your information the whole thing was his idea. He asked Magnus where the lair was. He went to the church to get weapons. If I hadn’t come with him, he would have gone anyway.”
“You don’t understand,” said Alec. “You don’t know him. I know him. He thinks he has to save the world; he’d be glad to kill himself trying. Sometimes I think he even wants to die, but that doesn’t mean you should encourage him to do it.” »
Alec è furioso e spaventato: non era mai capitato prima che Jace facesse qualcosa senza portare con sé Alec e Isabelle, e prendersela con Clary – che ai suoi occhi è la ragione di questo cambiamento – gli pare certamente logico.
Il tono di Alec – che nella sua rabbia pure riesce a mettere a segno qualche punto – scatena l’ira di Clary, che lo attacca a sua volta e gli ricorda che se c’è qualcuno di egoista quello è lui, che per paura non ha ucciso neanche un demone.
« Alec era sconvolto. – Chi te lo ha detto?
– Jace.
Il ragazzo sembrava aver ricevuto uno schiaffo. – Non lo farebbe mai. Non divrebbe mai una cosa del genere.
– E invece l’ha detta. – Clary capì quanto gli stesse facendo male, e ne fu felice. Tanto per cambiare, sarebbe toccato a qualcun altro stare male. – Puoi blaterare quanto ti pare di onore e onestà e di come i mondani non hanno né l’uno né l’altra, ma se tu fossi onesto, ammetteresti che stai facendo tutta questa scena solo perché sei innamorato di lui… e non ha niente a che fare con… »
« Alec looked stunned. “Who told you that?”
“Jace.”
He looked as if she’d slapped him. “He wouldn’t. He wouldn’t say that.”
“He did.” She could see how she was hurting him, and it made her glad. Someone else ought to be in pain for a change. “You can rant all you want about honor and honesty and how mundanes don’t have any of either, but if you were honest, you’d admit this tantrum is just because you’re in love with him. It doesn’t have anything to do with—” »
E a questo punto Alec, il silenzioso e quasi anonimo (anche se bellissimo) Alec, la spinge contro la parete e le intima di non dire mai una cosa simile a Jace; addirittura giura sull’Angelo – il che rende le sue parole ancora più forti.
Poi la lascia andare e se ne va barcollando, e Clary si rende conto di essere riuscita a farsi odiare davvero.
Tornata in camera, Clary comincia a disegnare – disegna pezzi di ciò che ha visto quel giorno, e poi Jace in piedi sul tetto dell’hotel, con grandi ali da angelo. E poi sua madre, di cui finalmente riesce a vedere le cicatrici delle rune.
Quando ha ormai risposto l’album arriva Simon, coi capelli aggrovigliati e i vestiti sporchi. Clary gli fa posto sul letto e cominciano a parlare del più e del meno.
Finché Simon non la ringrazia per averlo salvato, e lei minimizza, perché se lui fosse stato al suo posto avrebbe fatto lo stesso.
Simon conferma – il punto, però, è che pensava che le cose non stessero così, per lei. Agli occhi di Simon, è sempre stato lui quello ad aver bisogno di Clary, non viceversa.
Perché Clary alla fine l’ha sempre degnato solo di metà della sua attenzione, e per lui è sempre stato okay, perché: “Metà della tua attenzione è meglio di tutta quella di chiunque altro.”
Clary lo rassicura subito: ha sempre amato solo tre persone, sua madre, Luke e Simon. E non ha intenzione di perdere anche lui.
A quel punto cominciano a raccontarsi cose; per esempio, prima di essere trasformato in topo Simon faceva dell’ironia sui vampiri ebrei (LOL) con Isabelle, ma lei, a differenza di Clary, non ci aveva trovato niente di divertente nelle sue battute.
Poi Simon ipotizza che Izzy vada a letto con Jace, e Clary – che per qualche ragione si sente oltraggiata – fa notare che sono quasi parenti, e non lo farebbero mai.
Simon fa anche notare che il party di Magnus gli ha permesso di capire che Isabelle è pazza, e che se ha bevuto quella bibita sconosciuta è perché aveva visto Clary andarsene in compagnia di Jace e Alec, con un’aria e un portamento diversi dal solito. L’ha fatto per non sentirsi escluso dal nuovo mondo di Clary.
Il discorso continua ancora per un po’, finché Simon non si addormenta, occupando quasi tutto il materasso.
E poi qualcuno – Jace – bussa alla porta, ripulito e con i capelli ancora umidi.
« – Cosa ci fai qui?
– Qui nel senso di “in camera tua” o qui nel senso della grande domanda spirituale riguardo a qual è il nostro scopo in questo mondo? Se mi stai chiedendo se è tutto una grande casualità cosmica o se la vita ha un senso morale superiore, be’, sono secoli che l’uomo cerca di dare una risposta a questa domanda. Voglio dire, il mero riduzionismo ontologico è chiaramente un’argomentazione fallace, ma…
– Io torno a letto. – Clary fece per girare la maniglia.
Jace si infilò agilmente tra lei e la porta. – Sono qui – disse – perché Hodge mi ha detto che è il tuo compleanno.
Clary sospirò esasperata. – Non fino a domani.
– Non c’è motivo per non iniziare a festeggiare subito. »« “What are you doing here, anyway?”
“‘Here’ as in you bedroom or ‘here’ as in the great spiritual question of our purpose here on this planet? If you’re asking whether it’s all just a cosmic coincidence or there’s a greater meta-ethical purpose to life, well, that’s a puzzler for the ages. I mean, simple ontological reductionism is clearly a fallacious argument, but—”
“I’m going back to bed.” Clary reached for the doorknob.
He slid nibly between her and the door. “I’m here,” he said, “because Hodge reminded me it was your birthday.”
Clary exhaled in exasperation. “Not until tomorrow.”
“That’s no reason not to start celebrating now.” »
A questo punto, Clary afferma di non voler parlare con lui (che a conti fatti è andato a cercarla perché è l’unica persona che lo sta ignorando e non vuole imporgli niente) e di avere fame.
E Jace la tenta con un picnic notturno. 😉 Come dirgli di no?
Al prossimo capitolo, Shadowhunters!
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Condividi su