Per una volta, l’extra che abbiamo deciso di tradurre è dedicato a Clary e Jace. 🙂 “Because It Is Bitter” (questo il titolo datogli da Cassie) è il POV di Jace di una famosa scena di Città di Cenere – una scena che si svolge al cospetto della Seelie Queen. E che implica un bacio.
L’extra non è molto recente (molti di voi lo conosceranno già), ma abbiamo pensato che a qualcuno avrebbe potuto far piacere leggerlo. 😉 E così… eccolo qui!
Fateci sapere che ve ne pare!
Ma mi piace
Perché è amaro
E perché è il mio cuore
– Stephen Crane
“So che non lascerò mia sorella qui nella tua Corte,” disse Jace, “e visto che non c’è nulla che tu possa apprendere da lei o da me, potresti farci il favore di liberarla?”
La Regina sorrise. Si trattava di un sorriso bellissimo, terribile. La Regina era una donna dall’aspetto adorabile; aveva l’inumana dolcezza delle fate, più simile alla dura leggiadria di un cristallo che alla bellezza di un essere umano. Sembrava non avere un’età definita: avrebbe potuto avere indifferentemente sedici o quarantacinque anni. Jace pensò che probabilmente c’erano persone che l’avrebbero trovata attraente – alcuni erano morti per il suo amore –, ma a lui la Regina trasmetteva una sensazione gelida nel petto, quel genere di fastidio che provi quando hai bevuto acqua ghiacciata troppo in fretta. “E cosa succederebbe se ti dicessi che per liberarla sarebbe sufficiente un bacio?”
Fu Clary a rispondere, disorientata: “Vuoi che Jace ti baci?”
Mentre la Regina e la sua Corte ridevano, il ghiaccio nel petto di Jace crebbe. Clary non riusciva a capire le fate, si disse. Aveva cercato di spiegarglielo, ma in realtà non c’era alcuna spiegazione. Qualunque fosse la cosa che la Regina voleva da loro, di certo non si trattava di un suo bacio; avrebbe potuto chiederglielo senza tutta quella messinscena e quei discorsi insensati. Ciò che la Regina desiderava era vederli dibattersi come delle farfalle trafitte dagli spilli. È questo il genere di conseguenze che ha l’immortalità, aveva spesso pensato Jace: ti offusca i sensi, le emozioni; le risposte taglienti, incontrollate e pietose degli umani erano per le fate simili al sangue fresco per i vampiri.
Qualcosa di vivo. Qualcosa che loro non possedevano.
“Sebbene egli abbia molto fascino,” disse la Regina, lanciando un’occhiata a Jace – aveva gli occhi verdi, come Clary, ma totalmente diversi dai suoi –, “quel bacio non servirebbe a liberare la fanciulla.”
“Potrei baciare Meliorn,” suggerì Isabelle, scrollando le spalle.
La Regina scosse il capo lentamente. “Non lui. Né nessuno della mia Corte.”
Isabelle alzò le mani; Jace desiderava chiederle cosa si era aspettata – baciare Meliorn non le avrebbe causato alcun disagio, quindi era ovvio che alla Regina non interessasse. Pensò che era stata gentile a proporsi, ma Iz, almeno lei, avrebbe dovuto capirci qualcosa. Aveva già avuto a che fare con le fate, in precedenza.
Forse non si trattava di conoscere la gente fatata, si disse Jace. Forse bisognava conoscere il modo di pensare delle persone che apprezzano essere crudeli per amore della crudeltà. Isabelle era sconsiderata, e a volte vanesia, ma non crudele. La vide gettare indietro i capelli neri e accigliarsi. “Non bacerò nessuno di voi,” disse con fermezza. “Giusto per ufficializzare la cosa.”
“Non penso ce ne sarà bisogno,” asserì Simon, avanzando. “Se basta un bacio…”
Si avvicinò a Clary, che non indietreggiò. Il ghiaccio nel petto di Jace si trasformò in fuoco liquido; strinse le mani a pugno mentre Simon prendeva gentilmente Clary tra le braccia e la guardava in viso. Lei posò le mani sulla vita di Simon, come se quella scena si fosse ripetuta già milioni di volte in passato. E forse era davvero successo, per quel che ne sapeva Jace. Simon era innamorato di Clary, e di questo lui era a conoscenza; l’aveva capito sin dal momento in cui li aveva visti insieme in quella stupida caffetteria, con Simon che praticamente si stava strozzando per pronunciare le parole “Ti amo” mentre Clary si guardava intorno, irrequietamente viva, posando i suoi occhi verdi su ogni cosa. Non le interessi, mondano, aveva pensato allora Jace con soddisfazione. Smamma. E poi si era sorpreso di averlo pensato. Che differenza faceva, per lui, l’opinione di una ragazza che conosceva a stento?
Sembrava essere successo una vita prima. Ora non si trattava più di una ragazza che conosceva a stento: adesso era Clary. Era l’unica cosa nella sua vita a essere più importante del resto, e osservando Simon che la toccava dovunque volesse non poteva non sentirsi di nuovo nauseato, debole e mortalmente arrabbiato. Il bisogno di avanzare e dividerli era così forte da impedirgli quasi di respirare.
Clary lo guardò a sua volta, i capelli rossi che le scivolavano lungo le spalle. Sembrava preoccupata, il che era già di per sé abbastanza brutto. Non poteva sopportare l’idea che provasse pietà per lui. Distolse lo sguardo e incontrò gli occhi della Regina della Corte Seelie, che scintillavano di delizia: era a questo che mirava. Al loro dolore, alla loro agonia.
“No,” rispose la Regina a Simon, la voce morbida come la lama di un coltello. “Non è neppure questo ciò che voglio.”
Simon si allontanò riluttante da Clary. Simile al sangue, il sollievo cominciò a scorrere nelle vene di Jace, soffocando tutto ciò che i suoi amici stavano dicendo. Per un attimo riuscì a pensare solo che dopotutto non sarebbe stato costretto a guardare Clary baciare Simon. Poi Clary cominciò a tornare a fuoco: era molto pallida, e Jace non poté evitare di chiedersi a cosa stesse pensando. Le dispiaceva non essere baciata da Simon? Era sollevata quanto lui? Pensò a Simon che, qualche ora prima, le aveva baciato la mano, e poi allontanò il ricordo con furia, senza smettere di osservare sua sorella. Alza lo sguardo, pensò. Guardami. Se mi ami, guardami.
Clary incrociò le braccia sul petto, come faceva ogni volta che aveva freddo o era turbata. Ma non alzò lo sguardo. La conversazione intorno a loro continuava ad andare avanti: chi avrebbe dovuto baciare chi, che cosa sarebbe successo. Jace si sentì invadere da una rabbia inutile, e come al solito trovò una via di fuga solo attraverso il sarcasmo.
“Beh, io non ho alcuna intenzione di baciare il mondano,” disse. “Preferirei restare qui e marcire.”
“Per l’eternità?” chiese Simon. Aveva gli occhi grandi, scuri e seri. “L’eternità è un periodo di tempo tremendamente lungo.”
Jace tornò a fissare quegli occhi. Probabilmente Simon era una brava persona, pensò. Amava Clary, e voleva prendersi cura di lei e renderla felice. Sarebbe stato quasi sicuramente un ottimo fidanzato. Chiaramente, Jace lo sapeva, è questo il genere di persona che desideri per tua sorella. Ma proprio non riusciva a guardare Simon senza desiderare di uccidere qualcuno. “Lo sapevo,” gli rispose con cattiveria. “Vuoi baciarmi, non è così?”
“Certo che no. Ma se…”
“Suppongo sia vero ciò che dicono. Non ci sono uomini etero in trincea.”
“È atei, idiota.” Simon era di un rosso scarlatto. “Non ci sono atei in trincea.”
Fu la Regina a interromperli, piegandosi in avanti; il suo collo bianco e il seno si ritrovarono così proprio sulla scollatura dell’abito che indossava. “Benché trovi tutto ciò tremendamente divertente, sappiate che a liberarla sarà solo il bacio che lei desidera di più,” spiegò. “Solo quello, e nessun altro.”
Simon passò dal rosso al bianco. Se il bacio che Clary desiderava non era quello di Simon, allora… il modo in cui lo sguardo della Regina andava a Jace, da Jace a Clary, era la risposta.
Il cuore di Jace cominciò a martellare. Incontrò lo sguardo della Regina. “Perché stai facendo tutto questo?”
“Preferirei pensare di starvi facendo un favore,” gli rispose. “Il desiderio non sempre viene smorzato dal disgusto. Né lo si può concedere, come fosse un dono, a colui che più lo merita. E poiché ciò che dico è sempre vincolato alla mia magia, potrai sapere con certezza che è la verità. Se lei non desidera il tuo bacio, non verrà liberata.”
Jace sentì il sangue affluirgli al viso. Era vagamente consapevole di ciò che stava dicendo Simon sul fatto che loro due erano fratelli, che non era giusto; lo ignorò. La Regina della Corte Seelie lo stava guardando, e i suoi occhi somigliavano al mare prima di una tempesta mortale, e lui desiderava poterla dire grazie. Grazie.
Ed era quella la cosa più pericolosa di tutte, si disse mentre intorno a lui i suoi compagni litigavano per decidere se Jace e Clary avrebbero dovuto davvero farlo, o che cosa avrebbero fatto loro pur di sfuggire alla Corte. Permettere alla Regina di concederti una cosa che desideri – che desideri davvero, davvero tanto – significa assoggettarti al suo potere. Come aveva fatto a guardarlo e capire, si chiese? Che era questo ciò a cui lui pensava, ciò che voleva, ciò che affollava i suoi sogni, facendolo risvegliare ansimante e sudato? Che quando gli capitava di pensare, pensare sul serio, che forse non avrebbe mai più avuto la possibilità di baciare Clary, allora desiderava a tal punto morire o farsi del male o sanguinare da correre nell’attico ad allenarsi da solo per ore, finché non si sentiva così esausto da non poter far altro che svenire, distrutto. E al mattino aveva dei lividi, lividi e tagli e pelle sbucciata, e se avesse potuto dare un nome a quelle ferite, allora ne avrebbe scelto solo uno: Clary, Clary, Clary.
Simon stava ancora parlando, dicendo qualcosa, di nuovo arrabbiato. “Non sei obbligata a farlo, Clary, è un trucco…”
“Non un trucco,” lo corresse Jace. La calma con cui pronunciò quelle parole lo sorprese. “Una prova.” Guardò Clary. Si stava mordendo il labbro, attorcigliandosi un ricciolo con una mano; gesti così caratteristici, così parte di lei, che gli spezzarono il cuore. Nel frattempo Simon si era messo a litigare con Isabelle, mentre la Regina tornava a distendersi e li osservava come un gatto divertito ed elegante.
Isabelle sembrava esasperata. “E comunque, a chi importa? È solo un bacio.”
“Giusto,” concordò Jace.
Clary alzò lo sguardo, finalmente, e i suoi grandi occhi verdi si posarono su di lui. Le si avvicinò e, come sempre, il resto del mondo svanì lasciando solo loro, in piedi sul palco illuminato dai riflettori di una sala vuota. Jace le posò una mano sulla spalla, facendola voltare verso di lui. Clary aveva smesso di mordicchiarsi il labbro e stava arrossendo, gli occhi di un verde brillante. Jace poteva sentire la tensione nel suo stesso corpo, lo sforzo che stava facendo per trattenersi, per non tirarsela contro e approfittare di quest’unica possibilità, per quanto pericolosa e stupida e per niente saggia, per baciarla come pensava che non avrebbe potuto fare mai più.
“È solo un bacio,” disse; sentì l’asprezza nella sua stessa voce, e si chiese se anche lei l’aveva avvertita.
Non che questo fosse importante – non c’era modo per nasconderla. Tutto ciò era troppo. Non aveva mai voluto qualcosa così tanto, prima. C’erano sempre state delle ragazze. Si era chiesto lui stesso, nel cuore della notte, mentre guardava le pareti bianche della sua stanza, cosa rendesse Clary così diversa. Era bellissima, ma anche altre ragazze lo erano. Era intelligente, ma c’erano anche altre ragazze intelligenti. Lo capiva, rideva per le cose che facevano ridere lui, riusciva a vedere attraverso le difese che Jace aveva posto intorno a sé. Non c’era Jace Wayland più vero di quello che poteva scorgere riflesso negli occhi di Clary.
Ma anche se le cose stavano così avrebbe potuto, forse, trovare tutto questo da un’altra parte. Le persone si innamorano, perdono l’amore e poi vanno avanti. Non sapeva perché lui non ci riuscisse. Non sapeva neppure perché non gli andasse neanche di farlo. Però sapeva che avrebbe fatto buon uso di quell’opportunità, qualsiasi cosa gli avessero poi chiesto in cambio l’Inferno o il Paradiso.
Si chinò e le prese le mani, intrecciando le sue dita con quelle di lei, e le sussurrò all’orecchio: “Puoi chiudere gli occhi e pensare all’Inghilterra, se lo desideri.”
Clary socchiuse gli occhi, le ciglia che sembravano linee ramate contro la sua pelle pallida, fragile. “Non sono neppure mai stata in Inghilterra,” gli rispose, e la dolcezza, l’ansia nella sua voce quasi lo distrusse. Non aveva mai baciato una ragazza senza avere la certezza che fosse quello che desiderava anche lei, di solito anche più di lui, e questa era Clary, e lui non aveva la più pallida idea di cosa volesse. Fece scivolare le mani su quelle di lei, sulle maniche della sua camicia aderente per l’umidità, sulle sue spalle. Clary teneva gli occhi ancora chiusi, ma ebbe un fremito e si lasciò andare contro di lui – in modo quasi impercettibile, ma come permesso bastò.
La bocca di Jace si posò su quella di Clary. E fu tutto. Tutto l’autocontrollo che lui aveva esercitato su se stesso nelle settimane precedenti svanì, come acqua che fluisce attraverso una diga rotta. Le braccia di Clary si allacciarono intorno al suo collo e lui se la strinse ancora di più contro, e Clary era morbida e malleabile, ma allo stesso tempo forte come nessuna delle persone che Jace aveva abbracciato in precedenza. Le mani di Jace si posarono sulla schiena di Clary, premendola contro di sé, e lei si sollevò sulle punte dei piedi, baciandolo con la stessa fierezza con cui la stava baciando lui. Jace le accarezzò le labbra con la lingua, aprendole la bocca, e Clary aveva un sapore salato e dolce come l’acqua delle fate. La strinse con più forza, affondando le dita tra i suoi capelli, cercando di dirle, con la sola pressione della bocca, tutte le cose che non avrebbe mai potuto pronunciare ad alta voce: ti amo; ti amo, e non mi importa se sei mia sorella; non stare con lui, non desiderarlo, non andare con lui. Stai con me. Desidera me. Resta con me.
Non so come stare senza te.
Le sue dita scivolarono sui fianchi di Clary, e la spinse contro di sé, perso nelle sensazioni che gli fluivano attraverso i nervi e il sangue e le ossa; non sapeva cosa avrebbe detto o fatto, subito dopo, se avrebbe pronunciato qualcosa che poi non avrebbe potuto fingere di non aver detto o rimangiarsi, ma una debole risata – la Regina delle Fate – raggiunse le sue orecchie e lo fece tornare alla realtà. Si allontanò da Clary prima che fosse troppo tardi, scostando le braccia di lei dal suo collo per poi indietreggiare. Fu come tagliarsi la pelle da solo, ma lo fece.
Clary lo stava fissando. Aveva le labbra dischiuse, le mani ancora aperte. Gli occhi sbarrati. Dietro di lei, Isabelle li guardava a bocca aperta; Simon sembrava sul punto di vomitare.
È mia sorella, pensò Jace. Mia sorella. Ma quelle parole per lui non significavano nulla. Per quel che valeva, sarebbero potute anche essere in un’altra lingua. Se mai aveva avuto qualche speranza di poter cominciare a vedere Clary come una semplice sorella, adesso – dopo ciò che era appena successo – era esplosa in un migliaio di pezzi, come un meteorite che va a schiantarsi contro la superficie della Terra. Si sforzò di leggere l’espressione di Clary – era lo stesso anche per lei? Sembrava non desiderare altro che voltarsi e scappare via. Lo so che l’hai sentito, le disse con gli occhi, e fu per metà un trionfo amaro, per metà una supplica. So che l’hai sentito anche tu. Ma sul volto di Clary non c’era risposta; si circondò con le braccia, così come faceva ogni volta che era turbata, e si abbracciò come se avesse freddo. Distolse lo sguardo da lui.
Jace si sentiva come se un pugno gli stesse spremendo il cuore. Si voltò verso la Regina. “Andava abbastanza bene?” domandò. “Ti ha divertito?”
La Regina gli lanciò un’occhiata: uno sguardo speciale, segreto, condiviso solo da loro due. L’hai messa in guardia su di noi, sembrava dire lo sguardo. Le hai detto che le avremmo fatto male, l’avremmo distrutta come si può rompere un ramoscello con le dita. Ma tu, che pensavi di non poter essere toccato – sei tu quello che è stato distrutto. “Ci siamo divertiti abbastanza,” gli rispose. “Ma non, penso, quanto voi due.”
Io non capisco perché abbiano messo quella cavolata su i numeri primi invece che la citazione “chiudi gli occhi e pensa al’linghilterra” (per chi non lo sapesse è il consiglio che la regina vittoria diede alla figlia in occasione della prima notte di nozze) che forse qui in Italia non è molto conosciuta ma comunque non è che quella roba dei numeri primi fosse più adatta a noi. Bah
Infatti per questo consiglio a tutti di leggere i libri della Clare prima in inglese…nella traduzione cambiano un sacco di cose, non so perchè! :nod:
Sorvoliamo sulla traduzione del libro che parla dei numeri primi e non dell’Inghilterra….bah!
:kiss: :kiss: :kiss: :kiss: o.O o.O o.O :trio: :trio: :trio: :trio: :heart: :heart: :heart: :heart: :happy: :happy: :happy: :happy:
OMG!!!
:heart: :heart: :heart: :happy: :happy: :happy: :trio: :trio: :trio:
:yey: :ops: :dance: :eager: :love: :heart: :kiss: :happy: :roftl:
Meravigliosa. :yey: :wow: :trio: :roftl: :happy: :faint: :dance: :clap:
:eager: :dead: :crazy: :angelic: :heart: :love: :happy: :trio: :roftl:
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Condividi su