Abbiamo tradotto l’intervista che Jamie ha rilasciato per Interview Magazine. 🙂 Prima della traduzione, però, troverete le foto che accompagnano l’articolo sul loro sito.
Fateci sapere che ve n’è parso! X) Secondo noi Jamie è esilarante. ;D
Una ragazza incontra un ragazzo misterioso ricoperto di tatuaggi; il ragazzo incoraggia la ragazza a combattere i demoni indossando stivali di pelle col tacco stratosferico. Un malvagio uomo vestito di pelle con svariati dreads rivela al ragazzo e alla ragazza che sono fratelli, e la loro storia viene stroncata sul nascere.
Tristemente o per buonsenso, ogni film Young Adult fantasy mira a diventare il nuovo Twilight. Al momento, quello con più possibilità è Shadowhunters: Città di Ossa, basato sull’esalogia YA di Cassandra Clare. Lily Collins interpreta Clary Fray, un’adolescente di Brooklyn che scopre di essere una “Shadowhunter”, una guerriera che discende da una stirpe di esseri con sangue angelico in un mondo popolato da vampiri, licantropi, stregoni, streghe e demoni. Interpretando Jace Wayland, l’interesse amoroso di Clary e suo possibile fratello, l’attore inglese Jamie Campbell Bower si mette in luce. Non c’è nulla di nuovo nella premessa del film, ma non è necessario che ci siano novità. The Mortal Instruments sa ciò che vuole essere e lo fa bene (o comunque meglio di Twilight).
The Mortal Instruments è il terzo franchise fantasy di Campbell Bower, e non è difficile capire il perché. I direttori del casting sono attirati dall’aspetto etereo di Campbell Bower: i suoi capelli biondi lunghi fino alle spalle, gli zigomi prominenti, la carnagione pallida, il fisico sottile e stranamente muscoloso. Il primo ruolo del ventiquattrenne è stato nel film musicale-gotico di Tim Burton, Sweeney Todd (2007). Dal quel momento in poi, il ragazzo ha raramente lasciato il genere fantasy; ha interpretato Re Artù nella mini-serie Camelot (2011), il giovane Gellert Grindewald in Harry Potter e i Doni della Morte (2010) e il capo di un antico covo di vampiri in Twilight: Breaking Dawn.
Gli abbiamo recentemente parlato a Los Angeles.
EMMA BROWN: « Ricordi la tua prima audizione? »
JAMIE CAMPBELL BOWER: « Oh, Dio, la mia prima audizione in assoluto. Sì, l’ho fatta per Harry Potter. »
BROWN: « Davvero? Dev’essere andata abbastanza bene, allora. »
CAMPBELL BOWER: « No, non è andata bene, perché l’ho fatta quando ero un bambino. Era un’audizione per il primo film di Harry Potter. »
BROWN: « Oh. E chi volevi interpretare? »
CAMPBELL BOWER: « Harry Potter! »
BROWN: « Non riesco a immaginarti coi capelli neri. »
CAMPBELL BOWER: « Ci pensi? Sarebbe così strano. Un agente venne nella mia scuola – avevano inviato agenti in tutte le scuole dell’Inghilterra – e ha scelto una manciata di noi. Me n’ero completamente dimenticato. Dovevamo raccontare una barzelletta, e io ne ho detta una davvero volgare. C’erano un albero di Natale ficcato nel sedere di una fata. Oh, Dio… »
BROWN: « Hanno riso? »
CAMPBELL BOWER: « Hanno riso, sì. Ma non penso che fosse proprio materiale da film di Harry Potter. [Ride] »
BROWN: « Ci sei rimasto molto male? »
CAMPBELL BOWER: « No, no. Ero troppo fissato con lo skateboard per restarci male. E sono ancora adesso troppo fissato con lo skateboard perché una cosa simile mi devasti. »
BROWN: « Quindi ti hanno tenuto presente per sei anni? »
CAMPBELL BOWER: « In verità sono stati più di sei anni. Non ho dovuto fare un’altra audizione; mi hanno semplicemente chiamato e chiesto: “Ti piacerebbe far parte di questo progetto?” Ovviamente questa è un’istituzione inglese, quindi ho risposto: “Certo che sì. In ogni caso, mi basterebbe anche essere una piccola parte. Sarebbe stimolante.” Ecco tutto. »
BROWN: « Hai mai detto a Daniel Radcliffe: “Mi hai rubato la vita!”? »
CAMPBELL BOWER: « [Ride] No, no, no. Dio, no. È una persona adorabile. No, nessun rancore. [Ride] »
BROWN: « Questo è il tuo terzo franchise fantasy. Devi essere in corsa per un qualche record. »
CAMPBELL BOWER: « Per la puttana più grande? [Ride] Le persone mi chiedono se lo faccio per una qualche scelta di carriera o simile – ma non è così. Volevo recitare in Harry Potter. Volevo recitare nel primo film di Twilight, e sfortunatamente non è andata granché bene. Quindi quando sono tornati e mi hanno chiesto: “Ti piacerebbe recitare nel secondo film?”, ho risposto: “Assolutamente”. E poi è arrivato The Mortal Instruments, ma non sapevamo che già prima dell’uscita della pellicola ci avrebbero approvato il seguito – abbiamo già ricevuto il via libera per girare un altro film, il che è folle. »
BROWN: « Qual è la cosa che preferisci del tuo personaggio, Jace? »
CAMPBELL BOWER: « L’ho ripetuto in un sacco di interviste, ma amo la sua vulnerabilità. È questo che mi piace di lui. Amo il suo sarcasmo. Amo la sua forza. »
BROWN: « Ha delle qualità che ti infastidiscono? »
CAMPBELL BOWER: « Sì, il suo essere così sarcastico per tutto il tempo – a volte dovrebbe fare un po’ l’adulto. [Ride] Mi sono in un certo senso innamorato di lui, ma Jace è così pieno di sé che non se n’è neppure accorto. [Ride] »
BROWN: « Hai letto tutti i libri? O non vuoi andare oltre il primo, perché hai paura di cambiare la tua interpretazione del personaggio? »
CAMPBELL BOWER: « Li ho letti tutti. Sto aspettando che Cassie [Clare] pubblichi l’ultimo. Ho letto i primi tre quando mi hanno chiamato per lo screen test, e poi, una volta ottenuta la parte, ho letto anche gli altri. Durante le riprese mi sono concentrato solo sul primo romanzo. Questo non ha offuscato la mia visione – la cosa grandiosa della letteratura è che in ogni caso devi creare una tua visione del personaggio. Inoltre, in pratica è come se ti venisse data una bibbia in cui ti si racconta chi è questo personaggio, e se non la leggi è come se ti stessi sparando da solo. »
BROWN: « Ci sono così tanti libri, in questa serie; non c’è stato un momento in cui hai pensato: “Oh, Dio, questa storia continuerà per i prossimi sei anni”? »
CAMPBELL BOWER: « [Ride] Guarda, se mi si garantisse un lavoro per i prossimi sei anni sarei il figlio di puttana più felice del mondo. Non mi faccio illusioni – questo tipo di gioco è incredibilmente volubile, l’industria funziona così, e io ne sono perfettamente consapevole. Se dovessimo riuscire a girare nei prossimi sei anni sarebbe grandioso. Se non dovessimo farcela sarà okay comunque. Però è meglio che si sbrighino a realizzarli, perché nessuno di noi ringiovanirà e non sono per quanto sarò in grado di farcela. Se gireremo l’ultimo film quando avrò trent’anni, e si suppone che il personaggio ne abbia diciannove, venti – già adesso comunque comincio a essere più brutto, mi stanno spuntando delle rughe –, sarò fottuto. »
BROWN: « Il tuo agente ti dice mai di stare lontano dal sole? »
CAMPBELL BOWER: « No, mai. Sanno perfettamente che se mi dicono di non fare qualcosa lo farò. [Ride] L’hanno scoperto di recente, quindi si limitano a evitare di parlarmi finché non hanno buone notizie. »
BROWN: « Credi che The Mortal Instruments presenti un ritratto dell’amore poco realistico? »
CAMPBELL BOWER: « Nel film, non c’è una volta che Jace si volti verso Clary e le dica: “Ti amo”. È un ritratto dell’amore poco realistico? Penso che ci siano volte, nella vita, in cui ti senti coinvolto in maniera automatica da qualcuno, ed è strano – vai un po’ fuori di testa. Penso che questo sia il genere di ritratto dell’amore che offre The Mortal Instruments. È qualcosa più profondo della semplice ammirazione estetica, suppongo. Non dichiarano di amarsi a vicenda – vogliono stare insieme, però è difficile; con loro due convinti di essere fratello e sorella c’è un sacco di merda da fronteggiare. [Ride] Non so se questo è realistico. »
BROWN: « Hai letto qualche libro per adolescenti quando eri un adolescente? »
CAMPBELL BOWER: « So che sembrerà davvero dozzinale e banale, ma c’è un libro chiamato “Le vite perdute di Christopher Chant” [di Dianne Wynne Jones, 1988], che è molto, molto simile a Harry Potter. Troppo simile, ha detto qualcuno. In un certo senso, ci ero fissato. Sono un ragazzino che ama lo sporco, mi piace stare all’aperto, mi piace correre in giro, mi piace sporcarmi. Quindi ho passato un sacco di tempo all’aria aperta, da ragazzino, a fare skate e comportarmi da disastro ambulante. Ero ossessionato da Dogtown – sono ancora adesso ossessionato da Dogtown, dagli Z-Boys. Amo Stacy Peralta e Jay Adams e Andrew Reynolds, tutti loro. Tempo fa ero convinto di essere Chad Muska. »
BROWN: « Dovresti girare un film sullo skateboard. »
CAMPBELL BOWER: « Mi piacerebbe tantissimo. Sarebbe una cosa fottutamente stimolante. I film sugli sport – come quelli sullo skate – sono difficili. L’ultimo ben fatto che ho visto probabilmente è quello di Catherine Hardwick, Lords of Dogtown (2005). Nel senso, c’è un film di Rob Dyrdek in uscita, ma è più un documentario. »
BROWN: « Da bambino eri ossessionato da un film? »
CAMPBELL BOWER: « Oh mio Dio, da Waterworld (1995). Waterworld di Kevin Costner. Mi ha fatto esplodere il cervello. Io e mio cugino Josh non facevamo altro che guardarlo tutto il tempo. Lo amavamo. »
BROWN: « Non lo conoscevo neppure. »
CAMPBELL BOWER: « Waterworld?! Sei serio? Oh mio Dio, vagli a dare un’occhiata. »
BROWN: « Sto dando un’occhiata adesso. È stato nominato per un Oscar! È un film serio? »
CAMPBELL BOWER: « Non così tanto. Sta facendo giri su una moto d’acqua e stronzate simili. Ma c’è una giostra, agli Universal Studios di Los Angeles – la corsa di Waterworld. Devi provarla. È un’esperienza. »
BROWN: « Sono stato solo a Euro Disney. »
CAMPBELL BOWER: « Euro Disney non è il mio genere. Non sono molto bravo a trattare con la roba Disney, amico. Non fa per me. »
BROWN: « Ma puoi trattare con la roba degli Universal Studios? »
CAMPBELL BOWER: « Sì, perché non fingono di essere felici tutto il tempo. [Ride] Non riesco a interagire così bene con le persone che fanno finta di essere felici. Quando avevo sedici anni andai con la mia fidanzata dell’epoca e la sua famiglia a Disneyland, e sono rimasto imbronciato tutto il tempo. »
BROWN: « So che al momento sei a Los Angeles, ma vivi ancora a Londra? »
CAMPBELL BOWER: « Come si dice, sopravvivo col contenuto di una borsa. Ho appena fatto caso a quello che mi sta succedendo, non tornerò in Inghilterra per più di una settimana a partire da adesso fino a marzo del prossimo anno, penso, ed è folle. A quel punto ci sarà un contratto di locazione sul mio appartamento! [Ride] Sto provando un qualche strano piacere nel fare il barbone. »
BROWN: « Non ti mancano la tua famiglia e i tuoi amici? »
CAMPBELL BOWER: « Ho i migliori amici che ci siano al mondo. Mi mancano, e mi manca la mia famiglia, ma vengono sempre a trovarmi. Ho frequentato un collegio, quindi non c’è troppa differenza tra i miei amici e la mia famiglia. Sono stato lì dagli otto ai diciassette anni – è da pazzi. Se ti guadagni la mia amicizia, diventi parte della mia famiglia e sta pur certo che per te farò qualsiasi cosa. »
BROWN: « È insolito per le persone che frequentano la tua scuola diventare attori? »
CAMPBELL BOWER: « Daniel Day Lewis è andato alla mia scuola. Juno Temple frequentava il mio stesso anno. Anche Lily Allen ha fatto quella scuola. È la stessa scuola che hanno frequentato i membri di quella band chiamata The Kooks. Ci sono un po’ di noi in giro, ma non è una scuola di recitazione, è semplicemente molto liberale e permette all’individuo di fare ciò che cazzo gli pare. [Ride.] »
BROWN: « Ricordi la tua peggiore audizione? »
CAMPBELL BOWER: « Sì, sono entrato nella stanza sbagliata. Hanno cominciato a dire robe tipo: “Ho letto che hai fatto parte della Royal Shakespeare Company”. E io ho pensato: “Oh mio Dio, il mio agente ha sparato cazzate, ha fatto tutto questo perché potessi entrare in questa stanza per l’audizione”. Quindi ho risposto: “Sì, sì, è stato grandioso” – scavandomi una fossa sempre più profonda. E poi è entrata questa tizia e io: “Che cazzo succede?” E loro: “Okay, ora faremo la scena del balcone”. Era un’audizione per Romeo e Giulietta! [Ride.] Ero, tipo: “Uhm, non dovevo farla io quest’audizione, mi spiace davvero”. [Ride.] Sono letteralmente fuggito dalla stanza. »
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