Quindicesimo capitolo di Città di Ossa, presentato nuovamente dalla nostra Susi! 🙂
Il capito precedente si era concluso con l’arrivo dei lupi all’Hotel Dumort.
Ben presto si scopre che i lupi sono accorsi perché vogliono Clary, scatenando una razione violenta dei vampiri che dichiarano di avere un diritto di precedenza in quanto la ragazza è nel loro territorio.
Raphael aveva gli occhi socchiusi. Si voltò lentamente verso il licantropo. «Non puoi averla. È entrata nel nostro territorio, per cui è nostra.»
Il licantropo scoppiò a ridere. «Sono proprio contento che tu lo abbia detto» disse, dopodiché si lanciò in avanti. A mezz’aria il suo corpo si de-ormò e tornò a essere un lupo con la pelliccia luccicante, le zanne spalancate, pronto a sbranare. Atterrò sul petto di Raphael e caddero a terra in un groviglio ringhiante. Dopo uno scambio di ululati rabbiosi, i vampiri si lanciarono contro i licantropi, che li affrontarono a testa bassa al centro della sala da ballo.
Raphael’s eyes were narrowed. He turned back to the werewolf, slowly. “You can’t have her,” he said. “She trespassed on our ground; therefore she’s ours.”
The werewolf laughed. “I’m so glad you said that,” he said, and launched himself forward. In midair his body rippled, and he was again a wolf, coat bristling, jaws gaping, ready to tear. He struck Raphael square in the chest, and the two went over in a writhing, snarling tangle. With answering howls of rage, the vampires charged the werewolves, who met them head-on in the center of the ballroom.
Nel frattempo, Jace e Clary, sfruttando la confusione creata dallo scontro tra i lupi e i vampiri, riescono, con l’aiuto di Simon, a trovare una porta nascosta.
[…] si lanciò dietro a Simon, che era accucciato tra le pieghe delle tende, dove squittiva nervo-samente e agitava le zampette verso di loro. Capendo finalmente ciò che Simon stava cercando di dirle, Clary scostò le tende. Erano viscide e am-muffite, ma dietro di esse c’era…
«Una porta» sussurrò. «Genio di un topo!»
[…] she dashed after Simon, who was crouched in the folds of the drapes, chittering excitedly and pawing at them. Belatedly realizing what he was trying to tell her, she yanked the drapes aside.
They were slimy with mold, but behind them was a—
“A door,” she breathed. “You genius rat.”
Dopo i vari tentativi di aprire la porta Clary e Jace riescono a sfondarla e iniziano a salire le scale traballanti verso il tetto, con i lupi alle calcagna.
Arrivati al tetto e chiusa la porta di metallo che conduce alle scale, e cercando un modo per lasciare l’Hotel senza rimetterci la vita Jace ha la brillante idea di usare le moto ad energia demoniaca che utilizzano i vampiri.
Jace aveva raggiunto il telone cerato e lo stava tirando per un angolo. Il telone si spostò rivelando non immondizia, ma cromature scintillanti, pelli borchiate e vernice metallizzata. «Delle moto?»
Jace raggiunse la più vicina, un’enorme Harley rosso scuro con delle fiamme dorate sul serbatoio e sui parafanghi. Balzò in sella e guardò Clary da dietro la spalla. «Sali.»
He had reached the tarpaulin and was tugging at the edge of it. It came away, revealing not junk but sparkling chrome, tooled leather, and gleamingpaint.”Motorcycles?”
Jace reached for the nearest one, an enormous dark red Harley with gold flames on the tank and fenders. He swung a leg over it and looked over his shoulder at her. “Get on.”
Stretta forte a Jace i due lasciano finalmente l’Hotel Dumor a bordo della moto volando sull’incredibile città di New York.
Era bello, doveva ammetterlo: la città che si stendeva sotto di lei come una foresta torreggiante di acciaio e vetro, lo smorzato luccichio gri-gio dell’East River che si insinuava tra Manhattan e gli altri quartieri come la cicatrice lasciata in ricordo da un duello. Il vento era fresco tra i suoi ca-pelli, sulle gambe nude e sulle braccia, delizioso dopo tanti giorni di caldo appiccicoso. Ma Clary non aveva mai volato, nemmeno in aereo, e il gran-de spazio vuoto tra lei e il terreno la terrorizzava. Non riusciva a impedirsi di strizzare gli occhi fino quasi a chiuderli, mentre sfrecciavano al di là del fiume. Subito dopo il Queensboro Bridge, Jace virò a sud, verso la parte più bassa dell’isola. Il cielo si stava illuminando e in lontananza Clary vedeva l’arco scintillante del ponte di Brooklyn e, ancora più in là, la Statua della Libertà, una massa confusa all’orizzonte.
It was lovely, she could see that: the city rising up beside her like a towering forest of silver and glass, the dull gray shimmer of the East River, slicing between Manhattan and the boroughs like a scar. The wind was cool in her hair, on her skin, delicious after so many days of heat and stickiness. Still, she’d never flown, not even in an airplane, and the vast empty space between them and the ground terrified her. She couldn’t keep from squinching her eyes almost shut as they shot out over the river. Just below the Queensboro Bridge, Jace turned the bike south and headed to the foot of the island. The sky had begun to lighten, and in the distance Clary could see the glittering arch of the Brooklyn Bridge, and beyond that, a smudge on the horizon, the Statue of Liberty.
Ma con l’arrivare dell’alba Jace si ricorda che le moto, funzionando ad energia demoniaca, non possono essere utilizzate alla luce del sole ed inizia così la pericolosa discesa verso il suolo, e nel tentativo di evitare il fiume, il ponte e il traffico sottostante i ragazzi si schiantano nel parcheggio deserto di un supermercato.
Finalmente fuori pericolo Clary riesce a capacitarsi di essere viva e di non avere nulla di rotto e che Simon, accanto a lei, finalmente ha ripreso la sua forma da umano.
Fece per alzarsi e sentì una mano che le toccava la spalla. «Clary?»
«Simon!»
Il suo amico era in ginocchio accanto a lei e sbatteva gli occhi come se nemmeno lui riuscisse a credere a quello che era successo. I suoi abiti erano stropicciati e luridi e aveva perso gli occhiali, ma per il resto sembrava stesse bene.
She started to struggle up and felt a hand on her shoulder. “Clary?”
“Simon!”
He was kneeling next to her, blinking as if he couldn’t quite believe it either. His clothes were crumpled and grimy, and he had lost his glasses somewhere, but he seemed otherwise unharmed.
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