Shadowhunters, ormai ci siamo quasi: questo di oggi è il PENULTIMO aggiornamento di “Secrets of Blackthorn Hall”!
In attesa della prossima settimana (quanto esplosiva sperate/temete che sarà, la conclusione?), vi lasciamo però alle parole di Emma per Bruce, il suo diario. Cosa gli avrà raccontato?
Buona lettura!
PS: in fondo al post troverete anche una nuova, dolcissima illustrazione. 🙂
Caro Bruce,
spero che mi perdonerai se oggi dovessi suonarti un po’ meditabonda. A parte me e Julian, qui a Blackthorn Hall non resta più nessuno, e sulla casa aleggia una sorta di pacifica tranquillità. Julian è al piano di sopra, nel suo studio, mentre io me ne sto seduta sul letto, a scrivere e ripensare ai mesi passati.
Si sta concludendo qualcosa, Bruce. C’è ancora tantissimo da risolvere, ovviamente – il pericolo che la Terra delle Fate rappresenta per Kit, e ciò che sta succedendo con la Coorte a Idris. Alec è parzialmente in contatto con loro, ma chissà come si svilupperà la cosa. In tutto ciò, però, per me e Julian c’è qualcosa che sta giungendo al termine, e non so con certezza cosa succederà in futuro.
(Beh, non stai facendo un po’ drammatica, Emma? Qualcosina lo so. Vedi sotto.)
Forse è solo che i muratori se ne sono andati tutti, e mi ero abituata al suono del loro affaccendarsi per la casa a ogni ora. Round Tom ci ha regalato un lirico discorso d’addio, che a) è andato avanti per cinque minuti interi, il che per una persona che ti sta dicendo addio è davvero un mucchio di tempo, e b) era parecchio amichevole, ma includeva pure la frase: “La frenesia e le avventure sono vostre intime compagne, e io non sono altro che un modesto creatore di abitazioni, dunque mi auguro di non dover rivedere nessuno di voi per il resto della mia esistenza”.
La cosa ha irritato Julian. Io gli ho ricordato che le fate non possono mentire, e lui ha ribattuto che Round Tom poteva semplicemente evitare di dirlo. Il che in effetti è vero. Julian ha precisato anche che non è che il lavoro che Tom svolge in genere per i membri delle Corti sia esattamente privo di drammi. E anche qui aveva ragione. Le fate sono in assoluto i Nascosti più melodrammatici. Cioè, sono più melodrammatiche dei vampiri, e quelli passano tutto il loro tempo a dire roba come: “Oh, sono un non-morto, come sono maledetto, fatemi mettere dell’altro eyeliner”.
Va beh, comunque non è che volessimo diventare amici intimi di Round Tom. Ha fatto un buon lavoro, ed è stato molto garbato nell’esprimere quanto fosse contento di lasciare questa casa.
Una volta che lui e i suoi operai se ne sono andati, io e Julian abbiamo passeggiato per qualche tempo per i giardini, ma poi Julian ha detto di avere la sensazione che ogni dettaglio di casa e giardino sia inciso nel suo cervello, quindi abbiamo lasciato la tenuta da sola per un po’ e siamo scesi giù al fiume.
Partendo da Chiswick, sull’estrema destra del Tamigi c’è un piccolo parco; è una riserva naturale chiamata “Leg O’ Mutton Reservoir”, con un delizioso sentiero che fiancheggia il bacino idrico. (E comunque, non è il nome più inglese che tu abbia mai sentito? Come fa Londra ad avere così tante parti terribilmente affascinanti?) È un pochino frustrante perché ci tocca procedere per un miglio intero fino a Barnes Bridge solo per raggiungere la parte giusta del fiume, ma si trattava di una serata piacevolmente calda, e passeggiare era bello; camminare con fare spensierato al fianco Julian è una delle cose che preferisco al mondo.
Julian aveva preparato dei sandwich freddi al pollo, e ce li siamo portati dietro insieme a della limonata (Bruce, potrei aver sviluppato una pericolosa dipendenza per la limonata inglese. Sono certa che però ci sia un modo per procurarsela a Los Angeles, giusto? GIUSTO?); ci siamo seduti su una piccola coperta lungo il bacino d’acqua e abbiamo osservato i cormorani che si tuffavano per afferrare i pesci.
Mi sentivo rilassata e in pace, quindi è stato proprio il momento perfetto per rovinare tutto sollevando un argomento complicato. Ero troppo rilassata per ricordarmi di sentirmi stressata a riguardo. Ho detto qualcosa, tipo: “È così bello qui. Ma…” Julian si è voltato verso di me senza preoccupazione, semplicemente curioso, e io ho aggiunto: “Non sono sicura di voler vivere a Londra a tempo pieno. So che abbiamo appena trascorso un mucchio di tempo, fatto tantissimi sforzi e speso parecchio denaro per sistemare la tenuta della tua famiglia e tutto il resto.”
Pensavo che Julian si sarebbe arrabbiato, o intristito, quindi non ero propriamente pronta a quella che è stata la sua reale reazione, che descriverei con la parola “confusa”. “Non ho mai pensato che avremmo vissuto qui a tempo pieno,” mi ha spiegato, come se l’idea non gli fosse mai neanche passata per la testa. “Davo per scontato che avremmo diviso il nostro tempo tra Los Angeles e Londra. Ma solo se è ciò che vuoi.”
Non so per quale ragione abbia aggiunto l’ultima parte, perché doveva aver di certo notato che non lo guardavo più con preoccupazione, ma piuttosto come se stessi per baciarlo. “Intendi, un po’ e un po’?”
Ha scrollato leggermente le spalle. “In qualunque modo vorremo. A Los Angeles quando qui farà freddo e piovoso, e poi a Londra quando lì sarà tutto caldo e ustionante.”
A quel punto l’ho effettivamente baciato, quindi salterò i successivi cinque minuti di racconto o giù di lì, perché di certo a te, Bruce, non interessano. Ci sono stati un mucchio di baci al sapore di limonata, e poi Julian mi ha baciato l’orecchio (il che mi fa scorrere ogni volta frizzanti brividi caldi lungo la schiena) e ha detto: “Casa mia è ovunque ci sia tu; lo sai, questo, vero?”
“Certo,” gli ho risposto, perché era una frase davvero dolce e romantica da parte sua. Ma l’espressione di Julian si è fatta più intensa.
“No, voglio dire…” Ha scosso il capo. “Non è che divideremo il nostro tempo tra casa mia qui a Londra e casa tua lì a Los Angeles. Anche io ho una casa a L.A. E tu hai una casa qui. Blackthorn Hall è di proprietà della mia famiglia, e tu, Emma, sei la mia famiglia. E noi…” Mi ha guardata con intensità. “…staremo sempre insieme. Ammesso che tu non lo voglia. Sei l’unica persona che io abbia mai amato in senso romantico, Emma. E voglio che le cose restino così per il resto dei miei giorni.”
Non ho avuto bisogno di pensarci. “Anche io,” ho detto.
Ho già riflettuto, in passato, su cosa significherebbe per noi fidanzarci ufficialmente, ma ho l’impressione che sia ancora troppo presto. Questo genere di impegno, invece, questo tipo di promesse, suonano giusti e sinceri.
A quel punto Julian mi ha sorriso e ha esalato un respiro, come se fino a quel momento si fosse sentito un po’ nervoso. Poi si è alzato in piedi e mi ha offerto la mano per aiutarmi, dicendo: “Torniamo a casa. Ho qualcosa da mostrarti.”
“Ci credo,” ho risposto, e di norma dire qualcosa di simile, con il tono che ho usato io, porta altri cinque minuti che non dettaglierò qui. Però lo sai com’è fatto Julian: aveva un chiodo fisso, e quindi siamo tornati a casa più velocemente di quanto ci avessimo messo per raggiungere il parco.
Una volta rientrati, ci siamo diretti subito nella sala da ballo. Avevo ovviamente intuito dove volesse andare a parare – lì c’è il progetto segreto a cui ha lavorato per tutta la nostra permanenza a Blackthorn Hall. Mi era passato di mente, con la storia del fantasma, della maledizione e tutto il resto, e non mi ero resa conto che l’avesse continuato. Probabilmente lo faceva di mattina presto, prima che chiunque altro (incluso il sole) si alzasse.
Visto che è uno scolaretto modello, Julian ci aveva piazzato davanti una grossa tenda; ero sul punto di prenderlo un po’ in giro quando lui l’ha tirata via, e io ho visto il murale completo. Occupa una parete intera, ed è semplicemente splendido. Rappresenta la famiglia al completo, tutti i Blackthorn. Ognuno di loro è…
No, non è corretto.
Perché nel murale ci sono anche io. Sono lì insieme al resto della famiglia, circondata da tutti loro. E ognuno di noi è attorniato da fiori. Fiori bianchi per coloro che sono venuti a mancare. Ci sono persino Rupert e i genitori di Julian, tutti circondati da candidi petali. E in cima Livvy, avvolta da ali bianche.
Per noi che siamo ancora qui, invece, ci sono fiori rossi. Helen, Aline, Mark e Ty e Dru e Tavvy…
Ho iniziato praticamente subito a piangere; sai, il tipo bello di pianto, il pianto di chi prova amore e stupore e si sente sopraffatto dai sentimenti. Julian mi ha chiesto: “Ti piace?”
Sì che mi piace. È davvero splendido e perfetto per questo momento, in cui ci sono cose che stanno finendo e altre nuove sul punto di cominciare. E fa sì che la casa sembri per davvero la tenuta dei Blackthorn – dei Blackthorn che conosco, che amo, e non di quegli strambi di un centinaio di anni fa che sono responsabili di quanto successo qui. Mi dà l’impressione che un’enorme ruota sia girata, e ci troviamo al contempo di fronte sia all’inizio che alla fine di qualcosa di nuovo ed emozionante. Per la prima volta da che sono arrivata a Blackthorn Hall, sono venuta a sedermi sul letto per scriverti e ho pensato: “Sono nella nostra stanza da letto in casa nostra”, e mi è parso giusto.
Buonanotte, Bruce. Dopo questo messaggio, ti riporrò su uno scaffale della libreria, quella accanto alla mia parte di letto. Congratulazioni – da oggi fai parte anche tu di Blackthorn Hall.
— Emma
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