Cari Shadowhunters, buon lunedì!
L’aggiornamento di oggi è forse il più lungo fino a ora… e noi vi consigliamo, qualora doveste avere la lacrima facile, di procurarvi dei fazzolettini. Potrebbero farvi comodo.
Buona lettura! E fateci sapere che ve n’è parso, siamo curiose!
Cara Sophie,
mia carissima Sophie, non avrai mai modo di leggere queste parole. Sullo scaffale in basso della libreria che è stata ricavata all’interno di una parete della mia camera qui a Cirenworth – Cirenworth!, esclamerai tu, ma aspetta, te lo spiegherò a breve – sono raccolti i miei diari, di ogni sorta di forma e dimensione, da quelli in quarto con la copertina di pelle e le pesanti pagine avorio, ai quaderni con la spirale che usano i bambini a scuola. Tra loro intercorrono vari lassi di tempo, a volte lunghi pure anni, e alcuni sono andati smarriti o si sono danneggiati; la carta di altri, invece, non era stata pensata per durare tanto quanto sono vissuta io. Ognuno di loro è però indirizzato a qualcuno – non ho mai compreso che senso abbia “Caro Diario”, come se Diario fosse una persona a cui potrebbe interessare conoscere i miei pensieri. Ma tu, ovviamente, vorrei che li conoscessi. E sono passate tante decadi, Sophie, dall’ultima volta che ho cominciato uno di questi diari indirizzandolo a te. Oggi segna però l’inizio di un nuovo volume – un grazioso libricino in vorticosa carta fiorentina –, e dunque scriverò a te:
Salve, Sophie Lightwood, nata Collins, mia prima vera amica a Londra. Non ci sei più da tanto di quel tempo. Eppure sembra passato solo un istante; mi volto e posso vedere la tua figura graziosa che si affretta lungo il corridoio con un cesto tra le braccia, o anche il tuo sorriso quando hai detto di avere il permesso di parlare a Will con tutta la maleducazione che desideravi (e a quel tempo se lo meritava decisamente!), o il modo in cui ridevi con Gideon per gli scones.
Quindi: Cirenworth. Adesso ci vivo con Jem, sai. Non è più un Fratello Silente – beh, il come non è importante per l’annotazione che sto scrivendo oggi, quindi ti suggerisco di consultare uno dei miei vecchi diari e di tornare qui quando ti sarai messa in pari. E siamo appena stati visitati da sua cugina, Emma Carstairs, e dall’innamorato di lei, Julian Blackthorn. (Non preoccuparti: i Blackthorn di questa generazione sono alquanto amichevoli e gentili!) Emma sta a sua volta scrivendo un diario, per documentare i lavori di restauro della tenuta dei Blackthorn a Chiswick, che per tutti questi anni è perlopiù rimasta vacante ed è andata in rovina. (Beh, persino più in rovina, suppongo.) Com’è logico che sia, quel vecchio cumulo di mattoni ha problemi magici di ogni sorta che i due ragazzi si stanno ritrovando costretti a sistemare, benché fossero ovviamente anche impazienti di rivedere noi – me e Jem, e Mina e Kit.
Sì, sono di nuovo una madre, Sophie, e questo mi fa sentire la tua mancanza. Quant’è stato bello averti al mio fianco in quella fase. Ricordo un pomeriggio, quando all’Istituto era stato organizzato un qualche raduno – credo che fosse una sorta di festa, non che sia importante, e James era un infante, e così pure Thomas. Qualcuno, forse il vecchio Lysander Gladstone, stava tentando di fare conversazione, e io rammento di esserci appisolate l’una contro l’altra su un divanetto insieme ai bambini. Al nostro risveglio, Lysander si era ormai offeso a morte, e Will si era ritrovato costretto a spiegargli come funzionassero i bebè e le neomamme. Io e te eravamo trasalite, perché i piccoli non c’erano più, ma ovviamente erano stati Will e Gideon a venire a prenderli e a portarli nella nursery, lasciandoci riposare insieme.
Mi mancano quei momenti insieme a te.
Mina è solo una bambina, ed è la figlia di Jem; grazie all’Angelo ha ereditato aspetti del suo carattere. È passato molto tempo dall’ultima volta che mi sono ritrovata costretta a inseguire un bimbo per la sala da pranzo, ma Mina è di indole buona e tranquilla, per gran parte del tempo. E poi abbiamo un figlio maggiore, Kit, che è venuto a vivere con noi dopo la morte di suo padre. È un lontano parente della discendenza degli Herondale, anche se noi non lo sentiamo per nulla lontano. Completa la nostra famiglia in modi che mai avrei potuto immaginare, e che sono certa che lui stesso non si fosse aspettato. È inoltre un adolescente, e prima di raggiungerci aveva già una vita sua, quindi ci sono verità che spesso preferisce tenere per sé. Di conseguenza, come succede sempre con gli adolescenti, non posso che preoccuparmi per lui. Ha degli amici – e persino una ragazza, se non sbaglio – e vuole bene a Mina con un’intensità che spesso sorprende lui stesso. Ma talvolta nel suo portamento c’è un senso di pesantezza, una tristezza di cui non vuole, né può, parlarci. E forse dipende solo dal fatto che ha dovuto affrontare tante perdite già in giovanissima età, ma non riesco a togliermi la sensazione che ci sia dell’altro.
Vorrei dirti tanto altro su Kit, e su dove provenga – è tutto molto più drammatico di quanto starai probabilmente immaginando –, ma è già tardi, e di Kit potrò parlarti in qualunque altro momento. Preferirei dunque continuare a parlarti della visita di Julian ed Emma.
Stanno lavorando su alcuni misteri che riguardano Blackthorn Hall – una maledizione sulla casa che risale a, indovina un po’, Benedict Lightwood (lo so, Sophie, chi mai se lo sarebbe aspettato?). E su un fantasma, benigno ma debole e non meglio identificato, che è probabilmente intrappolato dalla maledizione. C’è tutta una serie di oggetti, pare, connessi alla maledizione, e il fantasma ha detto loro di portarne uno qui a Cirenworth – ecco il perché della loro visita, anche se, come ti dicevo, non credo che a loro sia dispiaciuto avere una scusa per rivedere Kit e Mina.
Dopo cena stavamo ripulendo, quando Jem – sai com’è fatto – ha chiesto loro con fare diretto: beh, diamo un’occhiata agli oggetti che avete trovato.
Julian è corso a tirarli fuori dalla sua borsa e li ha sistemati sul bancone: una fiaschetta placcata in argento, piuttosto danneggiata, e un pugnale, a sua volta rovinato dal tempo. Dapprima nessuno dei due mi ha detto granché – come ben saprai, persino oggigiorno le fiaschette e i pugnali sono oggetti comuni nelle case degli Shadowhunters londinesi –, ma Jem ha immediatamente riconosciuto l’arma.
Ha indicato la scritta e letto: “Tale era il mio desiderio di possedere un pugnale lucente, che ogni mia costola si è trasformata in lama”.
Sia Julian che Emma l’hanno guardato con gli occhi sgranati. (Credo anche che non abbiano realizzato che Jem fa così proprio perché la gente la guardi con gli occhi sgranati; finge solo di essere totalmente drammatico di natura.) “Lo conosci?” ha chiesto Julian, mentre Emma al contempo domandava: “Tu leggi il Farsi?”.
“Lo riconoscerei ovunque,” ha risposto Jem. “Apparteneva a mio cugino, Alastair Carstairs, sebbene fosse giunto a lui dalla famiglia di sua madre.”
“Il fantasma ha detto di portarlo qui,” ha spiegato Emma. “Di portarlo a casa.”
Jem ha sollevato la fiaschetta, su cui si è scoperto esserci un monogramma. “Oh,” ha detto, a bassa voce, e poi mi ha mostrato le iniziali.
Il mio caro, povero Matthew. Mi è subito apparso in mente, con quei suoi occhi ridenti e il sorriso luminoso. Julian ci ha detto che avevano già capito che fosse sua. Ma era davvero molto strano, ho fatto notare loro, perché, se c’era proprio Benedict dietro la maledizione, allora era venuto a mancare quasi dieci anni prima della nascita di Matthew. Julian ci stava spiegando come la cosa non avesse senso neanche per loro, e facesse ancora parte del mistero, quando si è sentito un forte click, prodotto dal Sensore che si portano dietro e che è stato modificato da Ty, il fratello, perché capti i fantasmi. (Ty è a sua volta un argomento molto affascinante, Sophie, ma dovrà attendere un altro giorno.) Loro – e intendo gli Shadowhunters in generale, non solo Julian ed Emma – dopo tutti questi anni utilizzano ancora il Sensore per demoni inventato da Henry!
Il Sensore ci ha condotti in libreria. Emma non sembrava convinta.
“Dai,” ha detto al Sensore. “Sono certa che la libreria di Cirenworth sia infestata da un’eternità.”
“Non che io sappia,” le ha risposto Jem. “Sebbene ci siano molte case nella campagna inglese in grado di far ululare quell’oggetto come sirene della polizia, se lo portaste lì, Cirenworth è stata mantenuta con cura, e i proprietari hanno sempre fatto molta attenzione ai fantasmi.”
Usare un Sensore per trovare un fantasma non è come utilizzarlo per i demoni. Capisci di aver trovato un demone perché, lo sai… il demone è lì davanti a te. Con i fantasmi somiglia molto di più a una partita di “acqua, fuochino, fuoco”; alla fine abbiamo convenuto che il suono fosse più forte davanti a uno scaffale in particolare. Abbiamo tirato fuori i vari libri, li abbiamo impilati sul tavolo e poi li abbiamo controllati col Sensore: il vincitore è stato un volume in quarto con la copertina di pelle. Sul dorso non c’erano scritte, ma la copertina era decorata da una splendida rosa dei venti.
L’abbiamo aperto e, non appena ho visto l’interno, mi è mancato il fiato. E ho capito che avrei scritto questo mio nuovo diario a te. L’avresti riconosciuta anche tu – una grafia fitta e precisa, con una forte angolazione verso sinistra, e ogni singola parola era in spagnolo. Era chiaramente il diario di tuo figlio. Di Thomas. Oh, cuor mio! La mia mente è tornata a quando lo tenevi stretto tra le braccia: era un bimbo così piccino (che è cresciuto e diventato un uomo alto e dal petto così ampio!).
Emma stava scorrendo il diario. È molto probabile che fosse la prima volta che sentiva nominare Thomas (ci sono ancora dei Lightwood in giro, non temere, ma vivono a New York), quindi non ha avuto la stessa reazione emotiva mia e di Jem. “Il problema, ovviamente,” ci ha detto, “è che il mio spagnolo fa schifo.”
A quel punto Julian l’ha un po’ presa in giro, perché la migliore amica di Emma, Cristina, viene da Città del Messico. Emma gli ha risposto che il motivo è proprio quello: ogni volta che ha bisogno di leggere o dire qualcosa in spagnolo, c’è Cristina ad aiutarla.
“Ci serve tradotto?” ha chiesto Julian. “Non sappiamo se abbia qualcosa a che fare con la maledizione o il fantasma. La fiaschetta era una semplice fiaschetta, stando a quello che sappiamo, no?”
Jem ha però scosso il capo. Ha posato la fiaschetta e il pugnale sul tavolo, accanto al diario, e poi li ha guardati. “Non so se ve ne siete resi conto, ma questi oggetti provengono tutti dallo stesso periodo. I proprietari appartenevano tutti e tre alla stessa generazione, e avevano quasi la stessa età. Erano tutti amici.”
E a quel punto li ho visti tutti – Thomas, Matthew, Alastair, ma anche Christopher e Cordelia e i miei James e Lucie. È passato così tanto tempo, ma riesco a rievocare i loro volti come se fosse stato solo ieri. Così come posso rievocare il tuo, Sophie. Ho guardato Jem, ed era chiaro che stesse pensando lo stesso; tutto ciò che ha risposto a Julian ed Emma, però, è stato: “Non può trattarsi di una coincidenza. Ma Benedict Lightwood non ha mai conosciuto nessuno di loro – a quel punto era già morto da anni. Siete certi che sia lui il responsabile della maledizione?”
Emma ha spiegato che ne erano parecchio sicuri – che stavano leggendo un diario trovato in casa in cui se ne parla. Il diario di chi? Oh, Sophie, l’avrai di certo già capito. Di Tatiana Blackthorn.
“Aveva all’incirca la nostra età, penso,” ha detto Julian. “Forse un po’ più giovane. È stato lui a parlarle della maledizione e degli oggetti.”
Credo che Emma abbia notato l’espressione che io e Jem avevamo sui volti. “Loro…” Uno dopo l’altro, ha toccato la fiaschetta, il pugnale, il diario. “Matthew, Alastair e Thomas – conoscevano Tatiana Blackthorn?”
“Lei li conosceva,” ha risposto Jem in tono cupo.
“Li odiava,” ho spiegato io. “Odiava tutte le nostre famiglie – gli Herondale, i Carstairs, i Fairchild. E gli altri Lightwood. È diventata… sempre più sgradevole, col passare del tempo. Sempre più ossessionata, direi, dall’idea di farci del male.”
Julian stava fissando il vuoto da un po’. A quel punto si è però riscosso e ha puntato lo sguardo sugli oggetti. “Ha modificato l’incantesimo,” ha detto. “Ha rimpiazzato alcuni degli oggetti. Forse addirittura tutti.”
Com’è intelligente, Julian! È parso chiaro a tutti che fosse quella la spiegazione più probabile.
“Per quale motivo, però?” ha chiesto Emma. “Magari alcuni degli oggetti di Benedict erano andati perduti.”
Quando Jem ha parlato, la sua voce è suonata molto più dura del solito. “Non so che impressione di sé dia nel diario. Quando era più giovane, era più mite. Ma nel cuore di Tatiana c’è sempre stata una terribile smania di potere. Di controllo. Non c’era bisogno che ci fosse qualcosa di sbagliato nella maledizione di Benedict, perché Tatiana sentisse il desiderio di farla sua.”
Ha ragione, mia cara Sophie, e le sue parole mi hanno riempito il cuore di terrore. Tatiana non può ferire Julian ed Emma. È morta ormai da tempo. Ma si protende oltre il suo tempo per portare la sua malvagità persino ai giorni nostri. Chiunque sia il fantasma di Blackthorn Hall, prego almeno che non sia una persona che noi tutti abbiamo amato.
sto piangendo ti prego sentire tessa che ricorda Jamie, Lucie, Matthew, Daisy, Thomas e Christopher mi fa male al cuore io ho bisogno di CoT
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