Buon pomeriggio, cari Shadowhunters!
Lunedì Julian ha inviato a Helen e Aline una foto di gruppo, accompagnata dalla promessa di aggiornarle su quanto successo a Cirenworth il prima possibile.
Beh, ecco il suo resoconto degli eventi, eccezionalmente pubblicato di mercoledì. ;P Buona lettura!
Care Helen e Aline,
Emma e io abbiamo preso il treno dalla stazione di Paddington di mattina presto (immagino che saremmo potuti andare all’Istituto a chiedere che ci lasciassero usare il loro Portale, ma ci è parsa una potenziale fonte di problemi, e oltretutto questo non è neanche il nostro primo viaggio in treno in Inghilterra).
Siamo scesi a Exeter, una città diffusa con una grande cattedrale in stile gotico. Tessa ci stava aspettando con una mini cooper verde inglese insieme a Mina, che indossava degli occhialini protettivi e se ne stava ben allacciata nel suo seggiolino per bambini sui sedili posteriori. Mi ha ricordato Tavvy quando era più piccolo. Emma si è seduta dietro e ha giocato a cucù con lei, e io mi sono messo a chiacchierare con Tessa mentre attraversavamo la splendida campagna verdeggiante. Detesto quando la gente dice che “sembra come in un film”, però un po’ era vero. Morivo dalla voglia di uscire a dipingere il paesaggio.
Abbiamo superato un grosso cancello, e poi siamo risaliti lungo una strada fiancheggiata da querce e pioppi. Pensavo che fossimo in un qualche parco nazionale – c’erano sentieri, e un mucchio di vegetazione e fiori. Tessa mi ha spiegato che quelli viola si chiamano bluebell (con un nome simile, te li aspetteresti blu), mentre quelli gialli sono celidonie. Abbiamo oltrepassato una grande serra e poi siamo arrivati davanti a quello che, giuro, pensavo fosse un castello.
Sapevo che Cirenworth era un’abitazione lussuosa, ma mi sa che non avevo capito quanto fosse lussuosa. È un’enorme pila di pietra color dell’oro con delle piccole torri, e finestre ricche di vetro piombato. Sul fronte ha un grande vialetto circolare; abbiamo parcheggiato l’auto davanti a dei gradini che sembravano perfetti per l’ingresso di un museo. Jem e Kit ci stavano pazientemente aspettando in cima alla scalinata, e Mina ha cominciato a squittire di gioia non appena li ha visti. Era davvero adorabile.
Abbiamo fatto un giro per la casa – ne usano giusto una metà, mentre l’altra è stata chiusa perché prendersene cura era troppo impegnativo. Ho chiesto loro se avessero dovuto ristrutturare l’edificio, e Jem ha risposto di no, perché non era mai finito in rovina come Blackthorn Hall. Tessa però ha aggiunto di aver dovuto ridecorare, perché la casa era stata parecchio cupa “e un po’ ammuffita”, quando si erano trasferiti, ma per lei non era la prima volta – pare che tanto tempo fa abbia risistemato l’Istituto da cima a fondo. Le ho chiesto consiglio sui restauri, ma lei mi ha fatto notare che quando ha lavorato sull’Istituto l’impianto idraulico in casa era ancora una novità.
Kit ha detto che hanno messo internet a Cirenworth (internet si “mette” nelle cose? Emma sostiene che “le cose si attacchino a internet”. Probabilmente nessuna delle due espressioni è corretta) per lui, perché lo utilizza per la scuola. Credo che qui sia felice. Ci ha mostrato le cose che gli piacciono nelle varie stanze – e di varie stanze ce ne sono parecchie. Una grande libreria con tappeti d’oro, una stanza dei giochi con un tavolo da biliardo (che loro chiamano diversamente, però), una piscina interrata, un mucchio di uffici, una stanza della musica, una stanza del cucito – cioè, probabilmente hanno una camera pure per leccare i francobolli e metterli sulle lettere.
Mi sono reso conto che era da quando ci ha lasciati per andare a vivere con Tessa e Jem che non passavo così tanto tempo con Kit. Sono rimasto indietro a parlargli mentre Tessa mostrava a Emma la galleria dei Carstairs del Passato. Si è fatto molto più alto, quasi quanto me, e ha una voce più profonda. E mi sono reso conto che sembra più grande, proprio come Ty sembra più grande; quasi pensavo a lui come se fosse rimasto dell’età del giorno in cui l’ho incontrato per la prima volta. Ma no, sta crescendo. È cresciuto, forse. Quasi.
Ha detto di volermi mostrare qualcosa in giardino, quindi l’ho seguito attraverso una portafinestra. Si trattava di una zona ricoperta di vegetazione – dove c’erano cespugli di fragole, anche se privi di frutti (non è la stagione giusta), e poi nel mezzo una meridiana crepata. Kit mi ha detto, senza guardarmi, che se stargli vicino mi faceva sentire a disagio, oppure non mi andava di vederlo, avrebbe finto di avere mal di testa e se ne sarebbe andato a dormire.
Sono rimasto sconcertato. Gli ho chiesto perché la sua presenza avrebbe dovuto crearmi problemi. Lui ha dato qualche calcio al terreno con gli stivali, e dopo un po’ ha risposto: “Per via… Per via di lui.”
All’inizio non ho detto nulla. Avevo un po’ paura di parlare. Dentro Kit mi era parso star bene: aveva riso e scherzato e sollevato Mina, perché si potesse arrampicare sulle sue spalle. In quel momento, però, mi ricordava molto di più il Kit del nostro primo incontro, oppure anche il Mark appena tornato dalla Caccia Selvaggia… Fragile.
“Intendi Ty?” gli ho chiesto.
Lui ha fatto un rigido cenno d’assenso. “Sei suo fratello,” ha spiegato. “Cioè, parlo con Dru, e lei è sua sorella, però… tu sei sempre stato più di un semplice fratello maggiore, per lui. Eri come suo padre. So che l’hai cresciuto. Mi sa che quello che volevo dire è che se tu dovessi essere dalla sua parte… io non ti giudicherei.”
Gli ho risposto: “Ty non mi ha mai dato l’impressione che ci fosse una parte da cui stare.”
Kit ha alzato lo sguardo. “Non l’ha… fatto?”
“So che voi due non vi parlate,” ho detto. “Non conosco il motivo. Ty non me l’ha mai spiegato. Ma non se l’è mai presa con te, né ha mai detto che dipende da qualcosa che hai fatto tu. Le persone litigano,” ho aggiunto. “Succede. Vorrei che tornaste a essere amici, perché quando lo eravate, era qualcosa di davvero speciale.” Ty era molto felice. Però questo non gliel’ho detto. “A ogni modo, a dispetto di qualunque cosa possa essere successa tra te e Ty, tutti noi ne abbiamo passate davvero tante insieme. Sarai sempre uno di noi. Parte della famiglia.”
Con voce roca mi ha risposto: “Per me vuol dire tanto.”
A quel punto siamo andati a cena; nel corso della serata abbiamo parlato di un mucchio di cose, incluso di come il figlio di Tessa, James Herondale, un tempo avesse una pistola in grado di funzionare sui demoni, cosa per cui Kit si è davvero esaltato. Però la lettera si sta allungando parecchio, e volevo principalmente parlarvi di Kit. Suppongo di non essermi conto di quanto fosse triste per la faccenda di Ty. Mi chiedo se la nostra decisione di non impicciarci stia funzionando. Cioè, so che sono fatti loro, ma… e se anche Ty fosse triste? Dovremmo fare qualcosa?
—Jules
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Condividi su