Buon pomeriggio, Shadowhunters!
Ieri era il primo settembre (sì, lo sappiamo: agosto è volato!) e Cassie, puntuale come un orologio svizzero, ha inviato agli iscritti della sua newsletter una nuova storia sui protagonisti di The Last Hours (+ un’illustrazione di Cassandra Jean!).
Questa volta il racconto è ambientato nel 1900, durante la cerimonia parabatai di James e Matthew. ;P Buona lettura!
La mattina del giorno della sua cerimonia parabatai, Matthew Fairchild attraversò il Cimitero di Highgate, superando torreggianti tombe di pietra e folti fili d’erba, umidi di rugiada, fino a raggiungere l’entrata che portava alla Città Silente. Si stava sforzando di non essere nervoso.
“Ero straordinariamente ansioso, il giorno del mio matrimonio,” gli aveva raccontato Henry a colazione. “Sai quanta poca stima di me avessi da ragazzo – ero certo che tua madre non potesse amarmi come la amavo io. E sai anche quanto so essere sbadato. Continuavo a ripetere la formula, ed ero così sicuro che l’avrei sbagliata che, quando è arrivato il momento di dirla, mi sono semplicemente scappata di bocca tutta di getto. Alla fine è andato tutto a meraviglia, eccetto per il piccolo problemino con dei fiori bruciacchiati. Ma questa è un’altra storia.”
“Grazie del consiglio, papà,” gli aveva risposto Matthew, appoggiandosi con fare affettuoso alla poltrona a rotelle di suo padre. “Ma sono costretto a farti notare che non sto per sposare James. Anche se sarei un vero spettacolo, col pizzo da sposa.”
Henry l’aveva guardato sorridendo. “Perché dovresti essere tu quello vestito da sposa?”
“Non puoi davvero pensare che permetterei a James di farlo,” aveva replicato Matthew. “Non ha il minimo senso dello stile.”
Lo sorprese scoprire che la cerimonia era gremita di ospiti. Era chiaro perché familiari e amici fossero lì, ma Matthew era consapevole che la maggior parte dei presenti fosse interessata solo allo spettacolo, o a vantaggi politici. Il figlio del Console e quello del capo dell’Istituto, che per madre aveva una strega.
La folla era così spessa che Matthew riusciva a stento a vedere i teschi sulle pareti. Fratello Zaccaria era in attesa al centro della stanza dove si sarebbe svolta la cerimonia, profondamente immobile nel suo mantello con cappuccio color pergamena.
James chiamava Fratello Zaccaria “Zio Jem” e lo adorava. Quest’oggi il fuoco spettrale della cerimonia proiettava sul suo volto delle strane ombre, e Matthew ne aveva un po’ paura. Tutto l’Enclave di Londra si era riunito per assistere alla cerimonia. Matthew aveva la più completa fiducia in James ma, se qualcosa fosse andato storto, era improbabile che il Consiglio gli avrebbe permesso di riprovarci. Fino a quel momento, la discendenza di James non gli aveva impedito di ricevere i Marchi o essere uno Shadowhunter attivo, ma la cerimonia parabatai era un tipo di magia ben più strano, più trascendentale, e nessuno sapeva con certezza se si sarebbe svolta come previsto.
Svariati membri dell’Enclave avevano preso da parte Matthew e lo avevano avvertito con fare bonario di non prendere decisioni affrettate; di conseguenza, Matthew aveva chiesto a sua madre di scegliere la prima data disponibile per la loro cerimonia parabatai.
Matthew lanciò un’occhiata particolarmente cupa a Mr. Bridgestock, che di recente era diventato Inquisitore. L’orribile Bridgestock – che di nome faceva Maurice, e se lo meritava – aveva detto di Matthew che era un giovane guerriero molto promettente, e non avrebbe dovuto rovinare il suo brillante futuro. Matthew gli aveva risposto che sapeva ciò che stava facendo, che la sua famiglia supportava la sua scelta e che dava per scontato che anche il Conclave avrebbe approvato la cerimonia.
“Non provo nient’altro che rispetto per i tuoi familiari,” aveva continuato Bridgestock, “ma spesso… ignorano le opinioni altrui. A volte a loro discapito.”
A Matthew sarebbe piaciuto dirgliene quattro, ma ovviamente non aveva potuto farlo. Si era limitato a sorridere e a dire a Bridgestock che apprezzava il consiglio, ma era certo della sua scelta.
Cercò di farsi largo tra la folla per trovare James. A catturare l’attenzione delle sue orecchie, però, fu qualcuno che sussurrava il suo nome.
“Non riesco a credere che Fairchild si stia comportando così da idiota,” stava dicendo un ragazzo di nome Albert Breakspear al suo compare, Bertram Pounceby. “Ho visto quel tizio trasformarsi in un’ombra all’Accademia, sai? È stata una visione orribilmente spettrale.”
Pounceby se la rise sotto i baffi. “Io non riesco a credere che il Conclave abbia dato la sua approvazione. La cerimonia parabatai dovrebbe essere un onore, riservata ai migliori tra noi. Non per i criminali che si sono fatti espellere dalla scuola.”
“È tutta politica,” commentò derisorio Breakspear. “Il figlio del capo dell’Istituto di Londra, quello del Console – non importa quanto siano una fonte di imbarazzo, qualcuno farà sempre in modo che ottengano quello che desiderano.”
“Scommetto che non funzionerà neanche,” aggiunse Pounceby. “L’Angelo non li accetterà mai come parabatai. Ti immagini se Herondale si dovesse trasformare in un’ombra mentre Fairchild tenta di disegnargli la runa parabatai?”
“Non sentitevi così certi di essere dalla parte dell’Angelo,” gli fece notare in tono leggero Matthew. “So cosa avete fatto voialtri a scuola.”
I due ragazzi si voltarono verso di lui. Matthew gli mostrò il suo sorriso più affascinante.
“Non vi eravate resi conto che vi stavo proprio alle spalle?” domandò loro. “Che situazione imbarazzante per voi due.”
“Davvero,” concordò James con il suo tono di voce tranquillo, e Matthew trasalì. Non si era neanche reso conto che James fosse nelle vicinanze, ma eccolo lì: capelli in disordine, libro sotto al braccio, volto lievemente più pallido del solito. Doveva aver ascoltato tutto il discorso.
Matthew lo afferrò per il gomito e lo trascinò via, facendogli svoltare un angolo, in modo da poter restare soli in mezzo ai teschi. Sentiva la tensione scorrere lungo il corpo di James. Quando lo lasciò andare, notò la rigidità della sua bocca, e temette che ci fosse rimasto parecchio male.
“Possiamo far annullare la cerimonia,” propose James.
“Non voglio che venga annullata!” ribatté Matthew. “Tu… tu vuoi che la cerimonia venga annullata?”
James sbatté le palpebre dei suoi occhi dorati come un gufo. “Ovviamente no. Ma se dovessi davvero trasformarmi in un’ombra… so che ripercussioni avrebbe su di te.”
“Non mi importerebbe se succedesse, ma non vedo il motivo per cui dovresti trasformarti in un’ombra,” replicò Matthew con fermezza. “Non ti è mai successo, quando ti sono stati messi gli altri Marchi. Non sarò in alcun modo una minaccia, per te. Ammesso che tu non decida di cambiare idea, chiaramente: in quel caso inizierò a darti la caccia, accanendomi su di te con i miei pugni.”
James sorrise, col volto che si illuminava, e Matthew lo guardò a sua volta con fare raggiante.
“Se hai intenzione di accanirti su di me con i tuoi pugni, non sono certo di volere che tu vada dove vado io.”
“Che peccato,” ribatté Matthew. “Dove andrai tu, andrò io. Prova a fermarmi.”
*
Erano in piedi in due cerchi di fuoco separati, pronti a essere uniti. Fratello Zaccaria stava conducendo la cerimonia davanti agli occhi dell’Enclave e di tutte le persone amate da James e Matthew.
“Non insistere perché io ti abbandoni e torni indietro senza di te. Poiché dove andrai tu,” promise Matthew, “andrò io.”
Le loro voci si mescolavano come i colori delle fiamme danzanti, e a Matthew torno in mente tutta la fatica che aveva fatto per diventare amico di James, all’Accademia. Aveva supplicato il padre di James di portarlo a Londra, dichiarando che lui e James sarebbe diventati parabatai – la bugia più grande e audace che Matthew avesse mai raccontato. Adesso quella bugia era divenuta realtà.
“E dove starai tu, starò io. Il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio.”
James e Matthew avevano entrambi scelto i loro padri come testimoni, e Will fu il primo a farsi avanti. Guardò suo figlio, e poi anche Matthew, avvolgendoli entrambi in un’occhiata fiera e affettuosa. Henry li raggiunse, coi capelli rossi e la sedia argentata che catturavano la luce. Sorrise ai ragazzi con un’espressione di assoluta approvazione, per cui Matthew gli fu davvero grato.
“Dove morirai tu, morirò anche io, e lì verrò sepolto. Che l’Angelo mi faccia questo e anche peggio,” disse James, chiamando Raziel con il suo tono di voce più cristallino, “se altra cosa che la morte mi separerà da te.”
Matthew pensò all’Angelo. Era sempre stato perlopiù disinteressato alla componente di onore-morte-e-gloria dell’essere uno Shadowhunter. Supponeva di credere a Raziel, ma non gli aveva mai dedicato troppi pensieri. Riteneva che la vita non fosse fatta solo di sangue e fuoco. C’erano anche la bellezza, l’arte, il colore. Forse Raziel sapeva che il cuore di Matthew non era dedito alla lotta. Forse non approvava.
Lui e James attraversarono le fiamme.
Il fuoco stava forse bruciando più in alto che alle altre cerimonie? Solo per un instante, il cuore delle fiamme non aveva forse bruciato di nero, anziché di blu? Matthew si disse di averlo solo immaginato. Erano riusciti a passare, del resto, e la mano di James era ben salda dentro la sua, ben salda mentre gli tracciava la runa parabatai all’interno del polso sinistro.
James gli aveva invece chiesto di disegnargli il Marchio sulla spalla, perché, aveva spiegato, sapeva che Matthew gli avrebbe sempre guardato le spalle in battaglia. Matthew aveva alzato gli occhi al cielo, ma era stato sommerso da un’ondata di affetto; la sincerità di James era tra le sue migliori qualità, sebbene lo mettesse spesso nei guai. Quando Matthew ebbe finito di tracciare la runa sulla scapola di James, quando finalmente fu completa, si lasciò scappare un enorme sospiro di sollievo. Sentì che anche il pubblico stava sospirando. Era tutto finito, ed era andata bene.
Le fiamme raggiunsero il soffitto e gli occhi cupi e vuoti degli scheletri li osservarono al posto dei loro antenati; James e Matthew sarebbero stati certi l’uno dell’altro per l’eternità. Quando le anime erano unite, nessuno poteva separarle.
I Breakspear e i Pounceby non contavano nulla. Gli unici a importare erano le famiglie di James e Matthew, i loro amici. Quando lasciarono i cerchi infuocati, Will fu lì a stringerli in un abbraccio. Lucie li raggiunse per congratularsi con loro, con i boccoli che le scappavano con fare ribelle dai nastri e gli occhi blu spalancati. Matthew fu costretto a distogliere lo sguardo perché era troppo graziosa; quasi non riusciva a sopportarlo. E adesso c’era Tessa ad abbracciare James, e la madre di Matthew si era protesa per toccare la mano che suo padre teneva sul bracciolo della sedia.
Il tuo popolo sarà il mio popolo, pensò Matthew, e si ripromise di amare gli Herondale come se fossero la sua famiglia. Notò che, sotto al cappuccio, sulla bocca sigillata dalle rune di Fratello Zaccaria c’era un lieve sorriso, e lo ricambiò. Improvvisamente sentì che avrebbe voluto bene anche a Jem, che avrebbe amato tutto ciò che James amava. Le altre persone potevano attraversare il mondo con fare incerto e solitario, ma lui no: adesso ovunque fosse andato, in qualunque istante avesse chiamato, ci sarebbe stata una risposta. Non avrebbe camminato da solo mai più.
Wow. Ho amato loro due durante tutta la lettura di chain of gold!
Fantastici!
Grazie per le traduzioni!
(sarà possibile avere questi racconti in versione cartacea o inseriti in un libro?)
Semplicemente bellissimo, non vedo l’ora di approfondire questo legame! Grazie per la traduzione, siete fantastiche ❤️
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