Buonasera, Shadowhunters!
Finalmente riusciamo a portarvi anche l’ultimo extra dalle edizioni straniere de “La Mano Scarlatta”/“Red Scrolls of Magic”: l’assaggio del prossimo romanzo della serie, “The Lost Book of the White”!
Il libro è ambientato dopo la fine de “Le Cronache dell’Accademia Shadowhunters”, e… beh, non vogliamo rovinarvi il contenuto dello snippet, quindi vi auguriamo buona lettura. ;P Fateci sapere che ve n’è parso!
Tra le braccia di Alec, Max emise un verso gorgogliante. “PFFFFF,” esclamò con fare sperimentale. “Pffff. Ahhh.”
“Sono assolutamente d’accordo, piccola campanula,” gli rispose Magnus.
“Vuoi prenderlo tu?” chiese Alec.
Magnus fece cenno di no. “Sembra felice lì dov’è.” Salutò Max con un piccolo gesto e si lasciò sprofondare nel divano di fronte a loro, una gamba incrociata sull’altra; gettò il capo all’indietro e chiese un caffè. Ad Alec tornò in mente la festa che avevano organizzato nel loft l’anno prima. Il tema erano i saloni letterari. Magnus aveva rivelato di averne frequentati parecchi e di aver addirittura aiutato a gestirne uno, e che gli mancavano. Aveva creato una scultura di ghiaccio a forma di libri che arrivava fino al soffitto, e Isabelle si era presentata alla festa agitando un boa di piume nero e rosa: si erano tutti divertiti tantissimo.
“‘La vita ordinaria non mi interessa’,” aveva recitato a un certo punto Magnus: le parole di una poetessa morta da tempo avevano preso vita tra le sue labbra. “‘Cerco solo grandi momenti’.”
Alec si era detto di sapere come dovesse procedere la vita: trovavi la tua anima gemella, non volevi mai niente o nessun altro, ti sposarvi, facevi dei figli. Ed era stato fortunato a ricevere tante di quelle cose. Avevano Max, e Alec si innamorava di Magnus ogni giorno di più. Aveva provato a parlare di matrimonio, ma Magnus gli aveva fatto notare che il Conclave non avrebbe permesso a uno Shadowhunter e a un Nascosto di sposarsi con la cerimonia Shadowhunters, e si erano detti entrambi d’accordo nel non volere nulla di meno.
Alec era convinto che sarebbero riusciti a cambiare la Legge e ad avere quella cerimonia. Aveva pensato che per ottenere ciò che desideravano entrambi ci sarebbe voluto del tempo, ma se non fosse stato questo ciò che volevano tutti e due?
Max emise un piccolo suono interrogativo, quasi infelice. Alec scosse il capo per schiarirsi le idee e si fece rimbalzare in grembo Max. A quel punto la porta dell’appartamento si spalancò e le stelle all’esterno sembrarono brillare più forte, perché era arrivato tutto il gruppo di Alec.
Jace fu il primo a entrare, guidando l’assedio dell’appartamento di Magnus nello stesso modo in cui guidava sempre la carica in battaglia. Clary lo seguiva ad appena un passo di distanza. Alec ricordò che un tempo Jace teneva sempre le mani appoggiate sulle armi, anche nei momenti di tranquillità, come se per lui quei coltelli fossero come i giocattoli preferiti per Max: una fonte di familiarità e consolazione. Adesso, però, le mani di Jace erano prive di armi, e il suo braccio se ne stava disteso sulla spalla di Clary.
A seguire entrò Simon Lewis Lovelace, un tempo conosciuto solo come Lewis, che si era diplomato di recente all’Accademia Shadowhunters ed era uno Shadowhunter nuovo di zecca. Rispetto alla prima volta che Alec l’aveva incontrato, si era fatto più alto, e si muoveva pure in maniera differente – in lui c’era un orgoglio tutto nuovo, ma anche una nuova diffidenza, come se avesse preso consapevolezza di tutti i pericoli che il mondo nascondeva in realtà. Era quello il prezzo da pagare per vedere il vero aspetto del mondo, pensò Alec.
La sorella di Alec, Isabelle, in genere non restava mai indietro, ma per Simon aveva fatto delle eccezioni a tutte le sue regole. Dal momento che Simon era tornato dall’Accademia a New York da non molto tempo, Isabelle restava spesso a guardargli le spalle. Quella sera si era messa una delle sue gonne da gitana in velluto, che le fasciava i fianchi e strisciava sul pavimento dietro di lei, e dei tacchi vertiginosi: Alec non l’aveva mai vista inciampare in vita sua, però. Isabelle gli lanciò un sorriso persino più luminoso del solito, e lui a sua volta sorrise tra sé e sé, quando si rese conto che la sorella si stava rivolgendo a qualcun altro.
Si alzò per salutarli tutti, e Isabelle corse da lui per impadronirsi di Max.
“Mio piccolo principe!” esclamò. “Ti è mancata la tua zietta Isabelle? Lo so che è così! Solo la notte scorsa zia Isabelle ha ucciso cinque demoni, in modo da mantenere la città al sicuro. Solo per te.”
Jace si protese verso Isabelle, lisciando una pieghetta nella coperta pelosa di Max; le sue mani da pianista, coperte dalle cicatrici della spada, per una volta si mossero con un po’ di goffaggine. Jace si sforzava tantissimo di essere delicato con Max.
“Io ho ucciso otto demoni per te.” Strizzò un occhio dorato in direzione del bambino. “Zio Jace dovrebbe essere il tuo preferito.”
Isabelle tentò di pestare il piede di Jace con uno dei suoi tacchi alti. Alec fece loro un sorriso, poi lanciò un’occhiata a Magnus. Tutti gli altri sembravano voler tenere in braccio Max per tutto il tempo.
Clary andò da Magnus e si lasciò sprofondare sul divano accanto a lui; Magnus le cinse le spalle sottili con un braccio. Lei si accoccolò contro di lui e fece uno sbadiglio. “Ehi.”
“Ciao, biscottino. Nottata a caccia di demoni?”
Clary si strinse nelle spalle. Simon si diresse verso Maia, Catarina e il caffè. Simon era stato lo studente preferito di Catarina, nel periodo in cui lei aveva insegnato all’Accademia, e faceva parte nel gruppo di D&D di Maia. Anche se Alec non sapeva cosa fosse un gruppo di D&D.
“Posso spiegartelo!” si era offerto Simon quando Alec gliel’aveva rivelato.
“No,” gli aveva risposto Alec. “Preferirei che non lo facessi.”
Adesso Simon stringeva una tazza. “Dicono che non si possano trovare le soluzioni che cerchi sul fondo di una bottiglia. Ma è solo perché non hanno guardato il fondo della tazza del caffè come dovrebbero. Non crederete a quello che sta succedendo all’Istituto.”
“Sta succedendo qualcosa all’Istituto?” chiese Alec bruscamente.
Jace smise di guardare il bambino. Incrociò lo sguardo di Alec, sorpreso e preoccupato.
“Non è per questo che ci avete chiamati?”
C’erano la sorella di Alec, lì, e i suoi amici più cari, i suoi alleati e il suo parabatai. Quasi tutte le persone che amava si trovavano in quella stanza. Lui e Magnus non erano da soli, come era successo in Europa. Non c’era bisogno che Alec si sentisse così inquieto.
Prese un profondo respiro. “Potreste volervi sedere.”
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