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Siete pronti a uno snippet incredibilmente doloroso, Shadowhunters? XD No, perché Cassie ha deciso di farci piangere un po’, condividendo tramite la sua newsletter un estratto che ha per protagonisti Tavvy, Rafe, Max, Magnus, Mark, Helen e – dulcis in fundo – Simon.
Buona lettura, e preparate i fazzolettini!

“Octavian.” Era la voce di Magnus. Stava immobile sullo stipite della porta, lo sguardo rivolto al bambino col viso rigato dalle lacrime che gli stava di fronte. I suoi occhi erano pieni di stanchezza, ma anche di un’immensa compassione: il tipo di compassione che si sviluppa vivendo a lungo.
Sembrava sul punto di dire altro, ma Rafe e Max l’avevano raggiunto. Percorsero silenziosamente i gradini e andarono da Tavvy; Rafe era alto quasi quanto lui, sebbene avesse solo cinque anni. Si sporse per abbracciare Tavvy, e Max fece lo stesso – e, con grande sorpresa di Mark, Tavvy sembrò rilassarsi un pochino, acconsentendo a quelle strette, annuendo quando Max gli sussurrò qualcosa a bassa voce.
Helen si alzò in piedi, e Mark si chiese se anche sul suo volto ci fosse quella stessa espressione di dolore e vergogna. Vergogna per non essere in grado di offrire maggiore conforto a quel loro fratello minore che li conosceva appena.
“Va tutto bene,” gli disse Simon. “Sentite, ci avete provato.”
“Ma non ci siamo riusciti,” rispose Mark.
“Non potete aggiustare il dolore del lutto,” replicò Simon. “Me l’ha detto un rabbino dopo la morte di mio padre. L’unica cosa in grado di aggiustarlo è il tempo, e l’amore delle persone che tengono a te, e Tavvy queste cose le ha.”  Strinse per un attimo la spalla di Mark. “Prendetevi cura di voi stessi,” gli disse. “Shelo ted’u od tza’ar, Mark Blackthorn.”

NB: la frase in ebraico, stando a internet, dovrebbe significare: “Che non dobbiate conoscere ulteriori dolori” (o qualcosa del genere); in caso di errori, fatecelo notare!