Shadowhunters, buon pomeriggio! La Simon & Schuster – come chi utilizza parecchio Twitter probabilmente saprà – ha creato una sua newsletter dedicata ai romanzi di Cassie (“Shadowhunter Army”)… e ieri è arrivato un primo messaggio via mail. 😉
Oltre a qualche parola da Cassandra, che ci ha ricordato che Verità nell’Ombra uscirà a breve (l’8 maggio, sia in lingua originale che in italiano – QUI, QUI o QUI per prenotare il racconto) e parlato un po’ dei Nascosti, la newsletter conteneva anche un’altra sorpresa: un estratto da Queen of Air and Darkness!
Segnaliamo che si tratta di una scena che contiene spoiler di LoS, e… sì, siamo certe che avrete bisogno dei fazzolettini, a fine lettura, quindi tenete un pacco a portata di mano. 🙁 Shadowhunter avvisato, mezzo salvato. Buona lettura!
Nel riflesso della finestra di vetro, Kit vide la porta della stanza da letto aprirsi, e Ty entrare. Indossava ancora il suo vestito da funerale, ma si era tolto la giacca, e portava solo una t-shirt nera a maniche lunghe. E Kit realizzò che era troppo tardi per scappare, che adesso gli importava di quelle persone, e di Ty in particolare.
“Sono felice che tu sia qui.” Ty si sedette sul letto e iniziò a slacciarsi le scarpe. “Volevo parlarti.”
La porta era ancora leggermente socchiusa, e Kit riusciva a sentire delle voci provenienti dalla cucina al piano di sotto. Quelle di Helen, Dru, Emma, Julian. Diana era tornata a casa sua. Apparentemente, abitava in un negozio di armi, o qualcosa del genere. Era andata a prendere un qualche tipo di strumento che riteneva in grado di togliere le schegge dalle mani sanguinanti di Julian.
Le mani di Ty erano a posto, ma si era messo dei guanti comunque. Kit aveva visto quelle di Julian quando era andato a sciacquarle nel lavandino, e sembrava quasi che un proiettile sharpnel gli fosse esploso tra i palmi. Emma era rimasta lì vicino, preoccupata, ma Julian le aveva detto di non volere un iratze, che la runa avrebbe soltanto curato la pelle, chiudendola sopra i pezzetti di legno. Aveva usato un tono così piatto da risultare a stento riconoscibile, per Kit.
“So come potrebbe suonare,” disse Kit, voltandosi in modo da avere la schiena premuta contro il vetro freddo. Ty si era tutto ingobbito, e Kit notò una scintilla dorata intorno al suo collo. “Ma non ti stai comportando come mi ero aspettato.”
Ty calciò via gli stivali. “Perché mi sono arrampicato sulla pira?”
“No, quella diciamo che è stata la cosa che hai fatto che più mi aspettavo,” rispose Kit. “Solo…”
“L’ho fatto per recuperare questa,” spiegò Ty, e si portò una mano alla gola. Kit riconobbe la catena d’oro e il sottile disco di metallo a lei attaccato: il ciondolo di Livvy, quello che le aveva dato una mano a mettersi prima dell’incontro del Consiglio. Ricordò vividamente di aver spostato i suoi capelli di lato mentre agganciava la catenella, e l’odore del suo profumo. Gli si rimestò lo stomaco.
“La collana di Livvy,” disse. “Intendo, ha senso. Solo che pensavo che avresti…”
“Pianto?” Ty non sembrava arrabbiato, ma l’intensità nei suoi occhi grigi era diventata più profonda. Stringeva ancora il pendente. “Ci si aspetta che tutti quanti piangano. Ma è perché hanno accettato la morte di Livvy. Io no, però. Non la accetto.”
“Cosa?”
“La riporterò indietro,” disse Ty.
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