Buon pomeriggio, Shadowhunters! Ieri è arrivata, puntuale come un orologio svizzero, la nuova storia di The Last Hours… e questa volta Cassie ci catapulta nel 1897, tre anni prima del precedente racconto (che potete recuperare qui!).
Le protagoniste della storia sono le splendide Cordelia Carstairs e Lucie Herondale (e c’è anche un altro personaggio, a fine storia… ;P).
Non vogliamo spoilerarvi altro! Buona lettura!
NOTA BENE: a fine testo abbiamo inserito un PS con una resa fedele (ma meno scorrevole/sensata) di un pezzo del racconto. Per rendere il testo più fluido ci è parso doveroso adattarlo, ma per scrupolo abbiamo pensato di pubblicare anche una traduzione più vicina all’originale. :*
Parigi, 1897
Cordelia era sempre stata convinta che l’anno in cui la sua famiglia aveva vissuto fuori Parigi fosse stato l’ultimo in cui erano stati davvero felici. L’anno successivo Alastair sarebbe andato all’Accademia Shadowhunters e si sarebbe trasformato in una persona più rigida e impenetrabile. La salute di suo padre, una volta tornati in Inghilterra, sarebbe nuovamente peggiorata. E, come se da un giorno all’altro qualcosa in Cordelia fosse cambiato, sua madre avrebbe cominciato a parlarle del suo futuro, e di cosa avrebbe dovuto fare per assicurarselo.
Ma durante quell’anno, mentre vivevano nella loro piccola ma confortevole abitazione a Fontainebleau, tutto andava bene. E Cordelia aveva avuto la possibilità di vedere Lucie e James più volte che in qualunque altro periodo. Avrebbe preferito vagare liberamente con loro nel cuore di Parigi, ovviamente, ma la divertiva comunque mostrare a Lucie le case porticate della città, il castello dei reali mondani, il Grand Canal lungo cui le famiglie si sedevano a fare dei picnic. Lucie aveva dieci anni e ne dimostrava anche di meno, ma era piuttosto spericolata. Quindi aveva ovviamente voluto esplorare la Foresta di Fontainebleau, e aveva fatto strada fino a lì, mentre parlavano di come, un tempo, quella fosse stata una foresta molto più grande e antica, terreno di caccia di re dell’antichità, e di come lei in un’altra occasione avesse incontrato un disponibile changeling nella Foresta di Brocelind.
“Bada, si tratta di un segreto,” disse, lanciando un’occhiata oltre la spalla in direzione di Cordelia, e somigliando lei stessa a una fata. “Non rivelarlo mai.”
Cordelia acconsentì, felice di condividere un segreto con Lucie. Vagarono per un bivio simile a una stella fino a vie di faggi e sorbi domestici. La foresta era famosa per le sue enormi rocce dalle forme strane – questa come un elefante, quella con una superficie a protuberanze simile a un coccodrillo, quell’altra come la testa di un anziano dal naso enorme. Cordelia portò Lucie a vedere alcune delle sue preferite, ad arrampicarsi in cima ai massi e a guardare dal bordo dei dirupi le gole sottostanti.
Lucie correva lungo i precipizi verdeggianti con trasporto, affondando le caviglie nelle margherite mentre i suoi capelli volavano nel vento. Si sporse oltre il bordo per cogliere un fiore di campo dai petali di un delicato viola e rosa, che contrastavano contro la roccia grigio scuro. Se lo sistemò dietro l’orecchio e poi si ritrasse, mentre Cordelia correva a raggiungerla.
Stavano facendo attenzione; erano Shadowhunters; però erano anche delle bambine che potevano facilmente mettere un piede in fallo e, alla fine, fu quello che successe a Lucie. Mentre rideva per qualcosa che le aveva detto Cordelia, Lucie fece un passo all’indietro nell’aria e, sbilanciatasi, iniziò a ruzzolare giù dal bordo di un alto dirupo. Cordelia ebbe giusto il tempo di vedere il sorriso di Lucie trasformarsi in un’espressione di orrore prima di lanciarsi in direzione dell’amica, afferrando la gonna del suo abito. Sentì che il materiale si strappava tra le sue dita, ma Lucie riuscì ad approfittare di quell’istante per girarsi e portare un braccio sul terreno liscio; Cordelia, invece, la prese per il polso e la tenne stretta con disperazione.
I loro sguardi si incrociarono. “Va tutto bene,” le disse lentamente Lucie. “Ho il piede poggiato su…”
Si sentì un rumore di sgretolamento e qualunque cosa su cui stesse poggiando il piede sparì; Lucie fu spinta all’indietro e rimbalzò duramente contro il terreno. Cordelia era distesa con stomaco contro il terreno accidentato, pendendo in parte nel dirupo, con la mano stretta intorno al polso di Lucie. Lucie girò con grande attenzione il braccio, lo sguardo fisso in quello di Cordelia, e strinse a sua volta il polso dell’amica. Almeno per il momento, erano in una posizione stabile.
Ma non ancora al sicuro. Cordelia fece per tirare su Lucie, ma il terreno sotto di lei iniziò a cedere. Lucie cacciò un urlo; mise la mano libera contro la roccia nuda per stabilizzarsi. Stava respirando rumorosamente e con grande affanno.
Cordelia si obbligò a parlare con voce salda. “Non muoverti,” le disse. “Qualcuno verrà a cercarci. Non ti lascerò cadere.”
Dalle labbra di Lucie scappò un piccolo verso spaventato. A Cordelia ci volle un momento per capire che era una risata.
“Oh,” ribatté Lucie, “mi stavo solo domandando cosa potremmo fare per passare il tempo fino ad allora.”
Cordelia era sempre stata convinta che Lucie dovesse essere molto leggera, ma ora che aveva così tanto del peso dell’amica tra le mani, si rendeva intensamente conto di quanto ci fosse da perdere, di come fosse importante mantenere la presa. Il cielo blu sembrò ribaltarsi vertiginosamente intorno a e sotto di loro, una massa bluastra che tentava di inghiottire Lucie. I loro respiri erano un tuono nelle orecchie di Cordelia.
E attesero. Cordelia voleva chiamare a gran voce aiuto, ma non osava farlo per paura che sottrarre qualsivoglia energia alla sua stretta l’avrebbe indebolita. Lucie non si faceva altrettanti scrupoli, e un paio di volte chiamò aiuto. Nessuno rispose. La foresta era silenziosa, eccezion fatta per il vento che soffiava tra gli alberi sopra di loro.
Lucie e Cordelia si guardarono con delusione.
“Passi tutto il tuo tempo a scrivere storie,” le disse Cordelia dopo un lungo istante. “Non potresti raccontarmene una?”
“Non ho mai raccontato una mia storia a nessuno che non facesse parte della mia famiglia,” le rispose Lucie. Sembrava timida, e Cordelia dischiuse le labbra per risponderle che andava tutto bene, che la capiva perfettamente, quando Lucie riprese a parlare: “Visto che si tratta di te, però, Cordelia, penso di poterlo fare.”
Lucie le narrò l’avvincente storia di un pirata dagli occhi verdi come il mare. Cordelia si fece prendere così tanto dalla storia da riuscire persino a ridere un po’. In quel momento, gli occhi di Lucie si illuminarono.
Il racconto arrivò alla sua fine. Seguì un lungo silenzio. C’era un soffio freddo nella calda aria estiva, che parlava della sera e del buio in arrivo. I muscoli delle braccia di Cordelia stavano bruciando.
“Cordelia, non ti stai stancando?” le chiese a voce bassa Lucie.
“Neanche un po’,” ribatté coraggiosamente Cordelia. “Posso resistere in eterno.”
Nessuna delle due, in seguito, sarebbe riuscita a ricordare quanto tempo avessero aspettato. Sembrarono loro delle ore. In quel lasso di tempo Cordelia arrivò alla conclusione che tenere stretta Lucie era ora tutta la sua esistenza, che quella sensazione di sofferenza e terrore sarebbe semplicemente continuata senza fine, e stava iniziando a pensare a come venire a patti con questa nuova realtà quando, all’improvviso, venne circondata da un nuovo calore e da una nuova forza. Alzò lo sguardo e vive qualcuno – James, era James – che stava tenendo il braccio di Lucie insieme a lei. Con un forte strattone, James portò in salvo sua sorella. A Cordelia piacque pensare che le fosse rimasta abbastanza forza da dare anche lei una piccola mano. Rimase aggrappata a Lucie, a ogni costo, e non la lasciò andare finché non furono entrambe completamente distese sull’erba vicino al precipizio.
James le guardava dall’alto con le braccia incrociate. Immobile per il sollievo, Cordelia lo osservò. L’aveva visto solo di rado senza gli occhiali da lettura. Si scoprì sconvolta dalla particolare profondità del suo sguardo, ma di uno stupore piacevole. Si chiese se James le avrebbe rimproverate. Invece lui disse: “Va tutto bene. Prendetevi il tempo che vi serve.”
“James,” lo chiamò Lucie. “Cordelia mi ha tenuta stretta per ore. Ore e ore.”
Cordelia rispose: “Giorni. Siamo rimaste qui fuori per giorni.”
A Lucie scappò una risatina piccola e leggermente frenetica. “Sono passate settimane, James: perché ci hai messo tanto?”
Gli raccontarono come aveva fatto Lucie a cadere. “Lucie, vorrei tanto che ti fossi limitata a strappare qualche margherita laggiù,” commentò James con un sospiro esasperato. “In genere, il modo migliore per godersi i dirupi è lontani dal bordo.”
“Mi piacciono le margherite,” si inserì Cordelia, prima che Lucie e James potessero iniziare seriamente a battibeccare. “Ma non ho mai capito perché le persone chiamate ‘Margherita’ possano avere un soprannome grazioso come ‘Daisy’. Somiglia al loro nome tanto quanto a ‘Cordelia’.”
Alzò lo sguardo e scoprì che James la stava osservando. In seguito si sarebbe resa conto che Daisy era il soprannome di Margherita perché era la parola inglese con cui veniva chiamato il fiore, e la cosa l’avrebbe fatta sentire immensamente stupida. James doveva chiaramente averlo saputo, ma era troppo gentile per farglielo notare.
Invece, le disse: “Allora dovremmo chiamarti così, se ti piace.”
Cordelia provò una vampata di calore all’idea che gli Herondale le dessero un soprannome.
“Sì!” esclamò Lucie, entusiasta, scattando a sedere sull’erba. Sembrava così impavida; era a stento riuscita a sfuggire al pericolo, ma non aveva risentito della cosa. “Dobbiamo necessariamente avere un soprannome per te!”
Daisy. Era un nome spensierato, gioioso. Incapace di pensare a qualcosa da dire, Cordelia prese la mano di Lucie e la strinse. Poi trasalì, col braccio che tornava a dolerle per il movimento.
Lucie le lanciò un’occhiata pensosa. “Per giorni,” affermò. “Per settimane hai mantenuto la presa, Daisy.”
Cordelia le fece un gran sorriso, deliziata all’idea di essere entrata nella mitologia di Lucie con un gesto eroico. “L’avrei mantenuta per mesi, se fosse stato necessario.”
“James,” disse Lucie, senza guardarlo. “Sai che Cordelia diventerà la mia parabatai?”
“Davvero?” domandò Cordelia, divertita.
L’espressione di Lucie diventò orripilata, come se si fosse improvvisamente risvegliata da un sogno. “Mi dispiace, era il trauma a parlare. Non darei mai per scontato…”
“Lucie!” la richiamò Cordelia. Strinse la presa intorno alla mano dell’amica, felice di farlo in un contesto sicuro, e poi guardò James. “Ovvio che diventeremo parabatai.”
PS: come già anticipato, ecco la versione originale del pezzo sul soprannome: « Gli raccontarono come aveva fatto Lucie a cadere. “Lucie, vorrei tanto che ti fossi limitata a strappare le daisy laggiù,” commentò James con un sospiro esasperato. “In genere, il modo migliore per godersi i dirupi è lontani dal bordo.”
“Mi piacciono le daisy,” si inserì Cordelia, prima che Lucie e James potessero iniziare seriamente a battibeccare. “Non ho mai capito perché le persone chiamate ‘Margaret’ possano avere un soprannome grazioso come ‘Daisy’. Somiglia al loro nome tanto quanto a ‘Cordelia’.”
Alzò lo sguardo e scoprì che James la stava guardando. In seguito si sarebbe resa conto che Daisy era il soprannome di Margaret perché la parola francese per daisy era marguerite, e la cosa l’avrebbe fatta sentire immensamente stupida. »
[…] Buongiorno, Shadowhunters! Alzi la mano chi tra voi può dire di aver avuto un decimo anno di vita movimentato quanto quello di Lucie Herondale – che ha dovuto affrontare il suo primo fantasma maligno, ha incontrato (in questo nuovo estratto dal prologo di Chain of Gold) uno strano ragazzo nella Foresta di Brocelind ed è quasi caduta da un dirupo. […]
[…] Buon pomeriggio, carissimi Shadowhunters! Con un paio d’ore di ritardo rispetto a ciò che avevamo preventivato, ecco arrivare il nuovissimo racconto di TLH che ieri Cassie ha inviato agli iscritti della sua newsletter (i primi li trovate tradotti qui e qui). […]
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