Shadowhunters, se ieri sera ci avete seguito in live, saprete già cos’è “I Segreti di Blackthorn Hall”.
A tutti gli altri anticipiamo invece che si tratta di un’iniziativa gratuita di Cassie, che partirà ufficialmente il 16 agosto e terminerà tra un anno esatto, ad agosto 2022; il progetto (che ha per protagonisti Emma e Julian, ma vedrà la partecipazione di tanti altri personaggi, come Kit, Ty, Cristina, Mark e Kieran) riceverà aggiornamenti settimanali, sia in forma di lettera/messaggio/file audio che tramite illustrazioni di Cassandra Jean (e non solo!).
Più tardi/domani pubblicheremo un post riassuntivo della live, fornendovi tutte le nuove informazioni e curiosità.
Adesso, invece, vi lasciamo all’introduzione del progetto: un lungo messaggio di Emma per Cristina!
Oltre alla lettera in sé, Emma ha inviato a Cristina anche un’adorabile polaroid scattata di fronte al cancello di Blackthorn Hall, la residenza londinese dei Blackthorn, già comparsa in TDA e TLH.
Beh, vi auguriamo buona lettura. ;P Pronti a scoprire tutti i segreti che nasconde Blackthorn Hall?
“Io e Jules di fronte a Blackthorn Hall”
Cara Cristina,
stavo pensando di mandare questa lettera al Cottage Poliamoroso nella Terra delle Fate, ma mi sono detta che forse non ti sarebbe mai stata consegnata. 🙂 D’accordo, no, stavo solo scherzando. La spedirò all’Istituto di New York – Clary mi ha detto che la conserverà per te. So che io e Jules siamo rimbalzati in giro per il globo come palline da ping-pong, ma adesso ci siamo finalmente sistemati a Londra per almeno un paio di mesi, quindi potrai – e dovresti proprio farlo – mandarmi una lettera di risposta all’Istituto di Londra: non sono neanche sicura che il posto dove stiamo ce l’abbia, un indirizzo.
(E sì, avrei potuto semplicemente mandarti un messaggio di fuoco, ma ho davvero troppo da dirti. Preparati.)
Dunque… non troppo tempo fa, io e Jules ci trovavamo a Manaus, in Brasile, per studiare i demoni Curupira, quando all’improvviso siamo stati contattati dall’Istituto di Rio. Avevano un messaggio per Julian. La sua prozia – sì, quella che era andato a trovare quando sei arrivata a Los Angeles – è morta. Davvero molto triste. E poi, ti ricordi la bellissima casa nel Sussex in cui viveva? Beh, quella l’ha lasciata a un qualche cugino di cui nessuno aveva mai sentito parlare, ma a Julian ha dato Blackthorn Hall. Cioè un rudere fatiscente a Chiswick (una specie di sobborgo di Londra). E a quel punto siamo dovuti venire qui, per via di un codicillo nel testamento (ehm, stando al dizionario, si tratta di “un’aggiunta o un’integrazione che ha lo scopo di spiegare, modificare o revocare un testamento o una sua parte”). O Julian sistema questo posto e lo rende di nuovo vivibile nel giro di cinque anni, o lo dona al Conclave.
Comunque, sai com’è fatto Julian. Decide alla svelta. Abbiamo preso un Portale per Londra il giorno dopo aver ricevuto la notizia.
Io ero decisa a mangiare scones, bere tè e andare sull’Eye (tutte quelle cose che non ho avuto la possibilità di fare l’ultima volta che siamo venuti a Londra, visto che eravamo braccati da dei guerrieri delle Fate impossibili da uccidere). Questo prima che prendessimo un taxi nero per spostarci dall’Istituto a Chiswick e che vedessi per davvero il posto.
L’esterno lo fa sembrare un museo o una vecchia libreria – sai, grandi colonne di marmo, enorme scalinata, grossa cupola di metallo in cima, di quelle che sembrano fatte per contenere un telescopio. (Non ce l’ha; ho controllato.) Ma dentro è più come una favola. Non, tipo, qualcosa che ti fa pensare al Mondo delle Fate. O ai film per bambini. È più quel genere di favola in cui un edificio fatiscente dorme per un migliaio di anni. Per certi versi è stato romantico, i primi cinque minuti. Poi abbiamo notato il primo ratto, che rosicchiava la nappa di una delle tende.
È una strana mescolanza di storia interessante, bizzarra arte antica e disfacimento totale. Ci sono dei bei ritratti di antenati dei Blackthorn, perlopiù intatti. Julian ha detto di non riconoscere la maggior parte di quei volti. Alcuni hanno i nomi scritti sul retro della tela o sulla cornice, ma oltre al “Blackthorn”, non c’è niente in quei nomi che per noi significhi qualcosa. Ci sono casse di legno piene di libri antichi e scartoffie, e dei bei terreni incolti che un tempo devono essere stati giardini, e che adesso sembrano la versione inglese di una giungla. E poi ci sono una vecchia serra e una piccola e strana costruzione di mattoni che proprio non riusciamo a comprendere. (Un capanno degli attrezzi? Un piccolissimo magazzino delle armi?) Tutto è un vero disastro, e buona parte dell’edificio non è neanche più abitabile. Qualcuno ha costruito un appartamento con “ammodernamenti” in una delle ali, probabilmente negli anni Sessanta. (L’appartamento in questione, tra parentesi, mi ricorda quel negozietto vintage a Topanga dove ti ho trascinata. Te lo ricordi?) Chiunque abbia vissuto qui si è lasciato dietro un armadio con ogni sorta di abito vintage, e ovunque ci sono un’assurda carta da parati a fiori e arte moderna. Perlomeno l’appartamento ha elettricità, acqua corrente e riscaldamento, perché nel resto della casa decisamente –
Ci sono di nuovo. Scusa, mi ero dovuta fermare un attimo. Mi ha chiamata Julian. Era di sopra, in quella che suppongo fosse una sala da ballo. Comunque, ha fatto un passo falso e il piede gli è finito dentro al pavimento. (Non l’ha trapassato del tutto, però, il che è un sollievo. Ma ha distintamente lasciato un buco.) La sala da ballo è grande e polverosa, ma è chiaro che un tempo debba essere stata bellissima, e molto lussuosa. Ha delle grosse portefinestre che danno su balconi di marmo, anche se gran parte del vetro delle porte ora non c’è più.
Una volta liberato Jules dal pavimento rotto, mi sono detta che poteva essere la mia unica possibilità di provare a farlo ragionare, quindi gli ho fatto notare che questo è un progetto enorme per due persone che non hanno mai sistemato una casa prima d’ora, e che hanno già un bel posto dove vivere. E lì il clima è migliore.
Jules, in quanto Jules, si è preso tutto il tempo necessario prima di rispondere, riflettendo davvero su quello che avevo detto. E poi ha dichiarato: “Se non vuoi farlo, non siamo obbligati. Per me tu sei più importante di una casa. Di qualunque casa.”
“Non è che non voglia farlo,” gli ho risposto. “È solo che non so neanche da dove cominciare.”
Jules mi ha spiegato con fare tranquillo di essere in contatto con delle fate costruttrici di qualche tipo – gli hobgoblin, forse? –, e che verranno lunedì a fare “un’ispezione”. Poi mi ha circondata con le braccia e ha detto: “So che possiamo sempre vivere all’Istituto di Los Angeles. Anche io amo stare lì. Ma se esiste una qualche eredità dei Blackthorn, è questa. Tutti questi vecchi fogli, qualunque segreto questa casa nasconda – è la storia della nostra famiglia. Voglio lasciarla a Dru, Ty e Tavvy. Voglio dare loro ciò che non ho mai avuto io.”
E, beh, cosa potevo rispondergli? Lo capisco. Io ho Jem come storia vivente della mia famiglia. Jules non ha niente di simile. E sebbene Aline e Helen ora gestiscano l’Istituto di Los Angeles, non è detto che sarà così per sempre; oltretutto, quell’edificio appartiene al Conclave. Capisco perché senta di non voler cedere una grossa fetta della storia della sua famiglia senza dare loro la possibilità di scegliere.
Quindi ho risposto: “D’accordo. Vedremo cosa possiamo fare. Se mai dovessimo decidere che è davvero troppo, possiamo organizzare una grande riunione di famiglia e lasciare a tutti la possibilità di votare. Se tenere o meno la casa.”
Mi ha presa tra le braccia e fatta volteggiare. E poi abbiamo iniziato a baciarci. Sarò così misericordiosa da risparmiarti i dettagli.
Quindi ho deciso di considerare tutta questa storia Un’Avventura. È una sorta di sito archeologico, e noi siamo degli intrepidi studiosi di storia. Più tardi cercherò di convincere Jules a indossare un cappotto di tweed e un casco coloniale mentre esaminiamo i detriti. Perché chiunque abbia vissuto qui possedeva un sacco di roba. È una casa enorme, e ogni stanza ha mobili con cassetti e armadietti, e dentro a ogni cassetto e armadietto c’è confusione. Armi arrugginite, libri danneggiati dall’acqua, piccole scatole con altre cianfrusaglie dentro, bigiotteria, ritratti di persone a caso, tazzine rotte… E, ricorda: dovremo controllare tutto illuminati solo dalle stregheluci.
Insomma. Volevo che sapessi cosa sto facendo al momento, e dove ci troviamo. Il nostro anno di viaggio si era comunque praticamente concluso, quindi questo sarà un po’ un modo per allungarlo e passare più tempo insieme. E questo aspetto della faccenda non mi dispiace. In realtà, stavo facendo un ottimo lavoro a prepararmi psicologicamente per questi scavi nella Storia dei Blackthorn – fino a stamattina.
So di aver detto che la casa mi sembrava infestata, ma stavo scherzando. Più o meno. Non sono Kit; non posso vedere i fantasmi, ammesso che non vogliano che io li veda, e per il momento non mi sono imbattuta in nessuno spirito ectoplasmatico con messaggi dall’Aldilà. Ma l’edificio dà una strana sensazione – continuo a voltarmi in fondo a lunghi corridoi ricoperti di ragnatele, come se mi aspettassi di vedere qualcosa in mezzo alle ombre. O a immaginare di scorgere qualcosa alle mie spalle quando mi guardo allo specchio. Ho dato la colpa di tutto ai nervi… almeno fino a stamattina, quando sono entrata in sala da pranzo e ho visto che nella polvere del pavimento c’era scritto: “ANDATE VIA”.
Sono letteralmente sobbalzata. In effetti, stavo per sfoderare Cortana, prima di rinsavire. Non essere ridicola, mi sono detta. Quel messaggio potrebbe essere lì da tempo. Da prima che arrivassimo in questa casa. Magari se n’è rimasto tra la polvere per anni, indisturbato.
Però devo confessarti una cosa. Ho cancellato quell’“ANDATE VIA” col piede. Non volevo che Julian lo vedesse. Si preoccupa già abbastanza. Non volevo che subisse anche lui quel brutto momento di shock, soprattutto non per ragioni così irrilevanti.
Mi fa però sentire meglio averti raccontato la storia. Oddio, Julian mi sta chiamando di nuovo: non vedo l’ora di scoprire dove ha infilato il piede questa volta. Ti scriverò un’altra lettera molto presto, e nel mentre ti mando un pip pip cheerio da Londra!
Con tanto amore per te e per i ragazzi,
Emma
[“pip pip cheerio” è un saluto che gli americani associano agli inglesi; trovate qui un posto a riguardo.]
Quanto mi erano mancati, e leggerli poi mentre finisco La Catena di Spine mi fa commuovere il doppio.
[…] PS: qualora vi foste persi il messaggio introduttivo, inviato da Emma a Cristina, lo trovate cliccando qui. […]
Fever verrà caricato a breve! Ci siamo trovate a dover dare precedenza ad altri progetti, ma la traduzione è ormai quasi ultimata. ;D <3
Grazie!! ❤️ ❤️
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