Buon pomeriggio, Shadowhunters!
Ecco arrivare l’ultimo vero e proprio aggiornamento di questo 2021: una pagina del diario di Emma, accompagnata da un’interessante illustrazione.
Il 25 dicembre verrà pubblicato un piccolo speciale natalizio, simile a quello caricato in occasione di Halloween… e poi gli aggiornamenti ripartiranno regolarmente il 24 gennaio 2022.
Sappiamo che questo “finale di stagione” (dite che possiamo definirlo così?) vi lascerà con un mucchio di domande, e stavamo pensando di lanciare qualche sondaggio, nel corso del prossimo mese, per scoprire le teorie più gettonate. Che ne dite? Vi piace l’idea?
Bando alle ciance, comunque: vi lasciamo a Emma e al suo diario Bruce. Buona lettura!
Caro Bruce,
Quest’oggi siamo tornati alla Devil Tavern, seguendo i consigli che ci ha dato Jem (portare gli anelli di famiglia; mostrarli al barista; ottenere il permesso di accedere alla stanza segreta). Però, non so… ho la sensazione che alla Devil Tavern piacciano davvero i modi di accesso. Ad ogni modo, siamo entrati nel locale e c’è stato un momento di confusione, perché l’altra volta ho sentito uno dei clienti che chiamava il barista “Ernie”, e di conseguenza abbiamo chiesto di lui a una delle cameriere, che mi ha risposto che non c’era proprio nessun Ernie. Però, dal momento che io e Julian siamo Shadowhunters, doveva aver pensato che per qualche motivo fossimo lì per interrogare Ernie, e quindi ho immaginato che lo stesse semplicemente coprendo e le ho risposto: “No, va tutto bene, di’ pure a Ernie che non è nei guai”. La cameriera a quel punto mi è sembrata ancora più confusa, e ha ribadito che non c’era nessun Ernie… la cosa si è ripetuta per un po’.
In ogni caso, alla fine il barista torna dallo scantinato – o da qualunque luogo fosse – e ci spiega che si chiama Fred, non Ernie, ma che per tanti, tanti anni il barista del locale si è sempre chiamato Ernie; almeno suo nonno e il bisnonno si chiamavano tutti e due Ernie. Quindi la maggior parte dei vampiri e delle fate che frequentano il locale dal Tempo Degli Ernie si rifiuta cocciutamente di imparare il nome dei nuovi baristi. Quando era più giovane, ci ha provato a cambiare le cose, ma loro si sono limitati a ridere e rispondergli: “Bella questa, Ernie”. Sembrava un po’ triste quando ce l’ha raccontato. Suppongo che tutti abbiano le proprie stramberie di cui occuparsi.
Abbiamo spiegato a Non Ernie quanto ci ha rivelato Jem, e gli abbiamo mostrato i nostri anelli. Lui ha replicato che sì, c’è una vecchia stanza al piano di sopra che un tempo veniva usata dagli Shadowhunters per degli incontri clandestini. Ci sono istruzioni che risalgono a un centinaio di anni fa in cui si dice che la stanza va conservata a uso degli Shadowhunters, sebbene non ne sia passato di lì nessuno per parecchio tempo. Alla Devil Tavern però prendono il tutto molto seriamente.
Il barista ci ha recuperato da non so dove la chiave – è una di quelle vecchie chiavi universali che non si trovano più in giro –, e io e Julian siamo andati al piano di sopra e abbiamo aperto la porta. Fammelo dire, Bruce: chiaramente non pensano che essere obbligati a “conservare la stanza” significhi pure “spolverarla”. Un vero e proprio incubo per gli asmatici.
La camera è ancora intatta, però – in verità, è più simile a un piccolo appartamento (una “monocamera”, l’ha adorabilmente definita Julian), con una minuscola stanza da letto a cui si accede da un salottino con un tavolo al centro e un alquanto logoro sofà. Non assomiglia affatto al resto della Tavern; ricorda semmai il modo in cui potresti immaginarti uno studiolo all’interno della più antica libreria del college più antico di Oxford. Libri ovunque, un mucchio di massicci pezzi di legno intagliati, iniziali di persone incise sul tavolo (nota per chiunque incida le proprie iniziali sui tavoli: includete pure quelle dei cognomi! Rende molto più semplice ai vostri discendenti capire chi siate! Ci saranno un milione di persone di nome “J”!).
Non c’era nulla di palesemente spettrale, quindi Julian ha utilizzato il Sensore che ci ha dato Ty. Non abbiamo trovato granché, finché poi non ha avuto una reazione nei paraggi di un libro specifico su uno degli scaffali ricavati all’interno della parete. L’abbiamo tirato fuori, e sembrava un volume scritto a mano, con una copertina ricamata in modo parecchio intricato. Si intitola La Bella Cordelia, ed è di tale “L.H.”. Scommetterei qualunque cifra che quella “H” sta per Herondale. Ma non c’è niente di magico in quel romanzo. Cioè, non l’ho ancora letto; magari il racconto al suo interno è davvero magico. Però il Sensore non ha granché reagito davanti al libro, tra le sue pagine non c’era nulla, l’inchiostro non luccicava, ecc.
Alla fine abbiamo pensato di inginocchiarci e dare un’occhiata alla zona dello scaffale da cui avevamo estratto il libro e, com’è ovvio che fosse, c’era una piccola nicchia scavata in profondità nella parete. Io e Julian abbiamo concordato sul fatto che in quella nicchia dovesse di certo esserci… una valanga di ragni. Quindi abbiamo deciso chi dovesse sacrificarsi con sasso-carta-forbici, ho perso io e mi sono ritrovata a infilare la mano lì dentro. Per fortuna, ragni zero. Al posto loro, una sorpresa: un’antica fiaschetta di metallo! Di quelle che un gentiluomo avrebbe conservato nella tasca del cappotto. È d’argento – beh, perlomeno il colore è argento. Magari è fatta di peltro. Di sicuro però non è una “fascia”.
MA. Il Sensore è impazzito. Abbiamo sistemato la fiaschetta sul tavolo con accanto il Sensore, e fischiava da impazzire. A me sembra una fiaschetta normalissima, un po’ annerita dal tempo, e non è che, quando l’abbiamo aperta, sia strisciato fuori un fantasma. Non so. Era vuota, e il Sensore non ha reagito a null’altro in quella stanza. Siamo rimasti lì per circa mezz’ora anche dopo aver finito, però. Quel posto aveva un’aria confortevole: a suo tempo dev’essere stato davvero grandioso. Ed è anche probabile che lì dentro ci siano cose che l’Istituto di Londra potrebbe volere. Ma se ne riparlerà quando avremo finito con Casa Blackthorn (e il suo fantasma).
Non riuscivamo a pensare a null’altro che potessimo fare con la fiaschetta lì alla Tavern, quindi abbiamo chiuso la porta e restituito la chiave. Ci siamo portati la fiaschetta a casa, e Julian è corso a recuperare un lucidante per argento. Quando abbiamo finito di ripulirla, ci siamo resi contro che era decorata da una serie graziosa ed elaborata di intrecci di foglie e fiori, ed era anche monogrammata. Le iniziali non erano di un Herondale, questa volta. Né di un Blackthorn. Erano “M.F.”.
Julian sta fissando irritato la stregaluce che stringo tra le mani mentre ti sto scrivendo questo messaggio. Suppongo che si sia fatto parecchio tardi. Buonanotte, Bruce. Buonanotte, camera da letto trendy. Buonanotte, fantasma. Buonanotte, misteriosa fiaschetta.
Buonanotte, Julian, amore mio.
– Emma
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