La scena qui di seguito è stata eliminata dalla versione finale del romanzo (e sostituita: in Clockwork Princess quel che succede dopo Cadair Idris è un po’ diverso).
Dal momento che presenta SPOILER RILEVANTI dal libro, sconsigliamo la lettura a chi non ha avuto ancora modo di terminare la lettura de La Principessa. 🙂
Inoltre… La traduzione è nostra, quindi NON potete prelevarla a vostro piacimento o pubblicarla sulle vostre pagine (né coi crediti né, ovviamente, senza: se siete interessati a condividerla con i vostri fan, vi chiediamo cortesemente di PUBBLICARE IL LINK).
Buona lettura! 🙂
“Tessa si è svegliata!” annunciò allegramente Charlotte, piombando nella camera da letto eccitata come un colibrì.
Will, che fino a quel momento era rimasto seduto al capezzale di Henry, scattò in piedi; il libro che teneva in grembo cadde in terra. “Tess… Tess è sveglia?” balbettò. “E sta…?”
“Sì, parla, e secondo Fratello Enoch sta abbastanza bene, anche se è esausta.”
“Voglio vederla,” disse Will, e cominciò a marciare in direzione della porta; Charlotte sollevò una mano per fermarlo.
“Dalle un attimo, Will; c’è Sophie con lei, la sta aiutando a vestirsi.”
Will sapeva per cosa stava realmente quel “la sta aiutando a vestirsi”: se fosse piombato nella stanza di Tessa in quel momento, l’avrebbe trovata nella vasca. Un’ondata di desiderio, mista alla pesantezza del senso di colpa, lo colpì come un treno. Si sedette in fretta, allungandosi poi per recuperare il libro.
Charlotte lo guardò, gli angoli della bocca piegati in un sorriso. Chiaramente il comportamento di Will le stava procurando un certo divertimento. “Stavi leggendo per Henry?” chiese.
“Sì, della roba spaventosa, tutta piena di poesia,” le rispose con stizza suo marito. Era completamente vestito, poggiato ai cuscini del letto con una penna in mano e tanti fogli sparsi sulla trapunta. Will non poté biasimarlo per la sua stizza. Tessa era rimasta addormentata, e Henry confinato a letto, per tre giorni, prima che i Fratelli Silenti convocassero i membri dell’Istituto intorno al capezzale di Henry per avvisarli che quest’ultimo sarebbe sì sopravvissuto, ma non avrebbe più potuto camminare. Persino con tutta la magia a loro disposizione questo era il massimo che potevano fare.
Henry aveva preso la notizia con la sua solita forza, e si era messo in testa di costruirsi una sedia, simile a quella per gli invalidi, ma superiore, con ruote capaci di muoversi da sole e ogni sorta di accorgimento: era determinato a poter salire e scendere le scale da sé, in modo da poter continuare a tenere le sue invenzioni nella cripta. Aveva continuato a scarabocchiare design per la sedia durante tutta l’ora che Will aveva passato a leggergli Idilli del Re; in fondo, l’area d’interesse di Henry non era mai stata la poesia.
“Beh, sei esonerato dai tuoi doveri, Will; e tu, Henry, sei esonerato dall’ascoltare altra poesia,” disse Charlotte. “Se lo desideri, caro, posso aiutarti a raccogliere i tuoi appunti…”
Poi qualcuno bussò alla porta, e Charlotte, corrugando la fronte, andò a rispondere. Un attimo dopo tornò da Will e Henry, un’ombra che le oscurava il viso. Lanciò un’occhiata a Will, e ci volle appena un secondo perché lui capisse il motivo: dietro di lei c’erano due Fratelli Silenti, e uno era Jem.
Il petto di Will si strinse in una morsa. Non si erano più parlati dalla battaglia a Cadair Idris.
Will non aveva dubitato neppure per un secondo che sarebbero morti tutti insieme, lì sotto la montagna, finché Tessa non aveva cominciato a risplendere in tutta la gloria dell’Angelo, e aveva poi abbattuto Mortmain come un fulmine che colpisce un albero. Era stata una delle cose più meravigliose a cui Will avesse mai assistito, ma il suo stupore si era presto tramutato in terrore mentre Tessa collassava al suolo dopo il Cambiamento, sanguinante e insensibile malgrado i numerosi tentativi di svegliarla. Magnus, quasi esausto, era riuscito a stento a tenere aperto un Portale per ricondurli all’Istituto con l’aiuto di Henry, e tutto il ricordi seguenti a questo erano per Will confusi, una macchia sfocata di stanchezza e sangue e paura, sempre più Fratelli Silenti convocati per curare i feriti, e la notizia, giunta dal Consiglio, di tutti coloro che erano stati uccisi il giorno prima dagli automi di Mortmain; automi che erano poi crollati al suolo in seguito alla sua morte. E Tessa – Tessa che non parlava, non si svegliava, respirava a stento. Tessa che veniva trasportata in camera sua dai Fratelli Silenti, e lui a cui veniva impedito di seguirla. Non essendo né suo fratello né suo marito, poteva solo restare immobile a osservarla, aprendo e chiudendo le mani sporche di sangue. Non si era mai sentito più impotente.
E quando si era voltato alla ricerca di Jem, per condividere con l’unica persona al mondo innamorata di Tessa tanto quando lui la sua paura – Jem se n’era andato, era tornato nella Città Silente per ordine dei Fratelli. Se n’era andato senza neppure un saluto.
Sebbene Cecily si fosse sforzata di calmarlo, Will non era riuscito a non arrabbiarsi – con Jem, e, nei giorni successivi, anche con Charlotte, perché gli aveva permesso di diventare un Fratello Silente; Will si rendeva conto di essere ingiusto: era stata una scelta di Jem, quella, ed era anche l’unico modo per tenerlo in vita. La sua rabbia non aveva tratto giovamento dal panico e dalla preoccupazione che provava per Tessa: anche se le sue ferite fisiche erano poco rilevanti, lo shock causato da ciò che aveva fatto era stato enorme, ed enorme era pure il suo terrore. Will la si era seduto accanto, per giorni, tenendole la mano, supplicandola di svegliarsi e guardarlo, finché Charlotte non era andata a scuoterlo da dove si era addormentato, ovvero sdraiato a metà sul letto di Tessa.
Will guardò Jem, in modo così intenso da potergli scavare un foro in testa; nonostante il cappuccio fosse abbassato, però, e lasciasse vedere il viso, Jem evitava deliberatamente con lo sguardo la figura di Will. I suoi capelli stavano tornando del loro colore originale, scuri: le ciocche nere erano mischiate a quelle argentate, le une accanto alle altre; anche le sue ciglia erano tornate nere, e quando Jem abbassava le palpebre sfioravano le rune che aveva sulle guance.
Erano rune che solo i Fratelli Silenti portavano: a Will sembravano delle ferite, dei tagli sulle guance di Jem. Si sentì male.
Charlotte, disse Fratello Enoch, tendendo una mano: teneva una lettera tra le dita, sigillata col simbolo del Consiglio. Ho portato un messaggio per te.
Charlotte gli lanciò un’occhiata stupita. “Non è compito dei Fratelli Silenti consegnare le lettere.”
Questa è di grande importanza, però. È indispensabile che tu la legga in questo preciso istante.
Lentamente, Charlotte allungò una mano e prese il messaggio. Tirò l’aletta, poi aggrottò le sopracciglia e attraversò la stanza per recuperare un tagliacarte dalla scrivania. Will colse al volo l’opportunità per osservare con più insistenza Jem. Non servì a nulla. Jem non restituì il suo sguardo; aveva un’espressione piatta; non c’era nulla a cui aggrapparsi. Will quasi sentì il mal di mare – aveva la sensazione di essere stato per anni a bordo su una nave ancorata al fondo, e poi, all’improvviso, gli era stata data la possibilità di galleggiare libero sulle maree; e tuttavia non sapeva in che direzione andare. E lì c’era Jem, la sua ancora, che non lo guardava né incrociava il suo sguardo.
Il suono della carta strappata lo distrasse, e si voltarono tutti a guardare Charlotte mentre apriva la lettera e la leggeva, sbiancando un po’ di più dopo ogni singola parola. Alzò gli occhi e fissò Fratello Enoch. “Si tratta forse di uno scherzo?”
Nessuno scherzo, te lo assicuro. Hai una risposta?
“Lottie,” chiamò Henry, guardando sua moglie; sprizzava ansia e amore anche dai capelli. “Lottie, che cos’è? Qual è il problema?”
Lei si voltò verso di lui, per poi tornare a osservare Fratello Enoch. “No,” disse. “Non ho una risposta. Non adesso.”
Il Consiglio non desidera attendere.
“Beh,” rispose Charlotte con voce ferma. “Dovranno farlo. Di’ loro che invierò la mia risposta entro la fine della giornata.”
Dopo un attimo, Fratello Enoch annuì e si voltò per lasciare la stanza. Jem fece per seguirlo.
E a quel punto Will crollò. Si lanciò in avanti e afferrò la manica di Jem. La stoffa spessa di cui era fatta la tunica color pergamena era scivolosa sotto le sue dita. “Questo è tutto?” disse, con un tono basso, urgente. “Torni qui, e non mi parli – o visiti Tessa? Avete almeno rotto formalmente il vostro fidanzamento, James Carstairs?”
Jem si immobilizzò. Fratello Enoch si voltò a guardarli. Sembrava contrariato, ovviamente nei limiti delle espressioni dei Fratelli Silenti. Un Fratello Silente non può sposarsi né impegnarsi con un fidanzamento, disse, e Will capì dalle espressioni delle persone che li circondavano che solo lui e Jem potevano sentire la sua voce. Lui non ha più né una fidanzata né un parabatai, ora.
La mano di Will era ancora stretta intorno alla manica di Jem. “Vuoi che glielo dica io, allora?” chiese. Charlotte lo stava osservando, scuotendo la testa, come a dire Will, no. La sua era una rabbia ingiusta e ingiustificata, e lo sapeva bene – il fidanzamento di Jem e Tessa era finito, non avrebbe dovuto esserne grato? –, ma non era grato per niente. Dolore e collera fluivano come acqua fuori dal suo cuore infranto. Jem, che non aveva mai ferito nessuno, ora feriva lui, feriva Tessa – e se quanto era avvenuto tra lui e Tessa a Cadair Idris fosse successo solo perché lei pensava che Jem fosse morto, solo per colpa delle disperazione del lutto e del bisogno umano di conforto? E se lei avesse continuato ad amare e appartenere a Jem per l’eternità, sapendo che lui avrebbe continuato a vivere anche se lontano da lei, senza che Jem le dicesse neppure una parola in grado di chiudere in qualche modo quel capitolo della sua vita? Come avrebbe fatto Tessa a sopportarlo – come avrebbe fatto Will a sopportarlo? Che razza di futuro avrebbero mai potuto avere? E anche così, per Will non c’era alcun futuro senza Tessa. “James Carstairs, vuoi che sia io a dire a Tessa che con lei hai chiuso, se non desideri essere tu a farlo?”
“Chiuso con lei?” Jem liberò la manica dalla stretta di Will; aveva gli occhi spalancati e scuri e feriti, gli occhi del Jem bambino, quegli occhi che Will aveva conosciuto per tutto il tempo mentre cresceva. “Sono venuto qui perché Enoch mi ha detto che Tessa si era svegliata,” fece, e c’era una rabbia nella sua voce che Will aveva sentito solo di rado, prima. “Ho chiesto il permesso di parlarle un’ultima volta. Sai ciò che provo. Non chiuderò mai con lei. Neppure tra cento anni. Neppure tra un milione di anni.” Spostò lo sguardo da Will a Fratello Enoch, e poi di nuovo su Will. “Eppure devo farlo. Non ho altra scelta. Non è da te, William, non provare compassione per questo.”
Will deglutì. Ogni cosa nella stanza sembrò sparire, lasciando solo lui e Jem. “Ho pensato che forse – essendo un Fratello Silente – ti avessero portato via la capacità di provare dei sentimenti,” disse, e dopo sbottò: “Non potrei mai sopportare il pensiero di un James Carstairs che non prova sentimenti. Non solo per Tessa, ma per me. Se lei amasse solo te, se decidesse di trascorrere il resto della sua vita portando il lutto per la tua partenza, potrei accettarlo; ma non potrei mai accettare la morte del tuo cuore, o quella del suo.”
Jem lo guardò, e nel profondo dei suoi occhi scuri Will vide, per un attimo, il Jem che conosceva. “Wo men shi jie bai xiong di,” disse Jem. “L’avresti saputo, se il mio cuore fosse morto, e se questo fosse successo a te sarei stato io a saperlo. La mia partenza, la chiami tu, e anche se io sarò ancora vivo, sembrerà che sia partito per un’isola sconosciuta, un qualche posto selvaggio in cui non puoi seguirmi. Ma sai,” aggiunse, in modo che il solo Will potesse sentirlo, “farò tutto ciò che è in mio potere per poterti incontrare di nuovo, e per poter incontrare ancora anche Tessa. Poiché tu sei metà del mio cuore, e lei è l’altra parte. Finché uno di voi due sarà la mia stella polare, il mio cuore non morirà, e potrò rimanere il tuo James Carstairs.”
“Will,” chiamò Charlotte. Sembrava preoccupata. “Will e J… Fratello Zaccaria, tutto ciò è contro le regole. Fratello Enoch, mi scuso…”
“Ho chiesto il permesso di parlare anche a Will, prima di venire qui,” disse Jem. “Mi è stato accordato, purché non parlassi con lui o gli rispondessi mentre Fratello Enoch era qui per motivi legati al Consiglio.”
Will lo fissò, e poi guardò Fratello Enoch, realizzando solo in quel momento che stava correndo seriamente il rischio di perdere l’unica possibilità che aveva per parlare di nuovo in privato con Jem – per sempre. Il viso di Enoch divenne inespressivo, non facendo intuire nulla.
“Non è giusto!” urlò Will. “Sono stato io a parlarti per primo…”
Sta’ calmo, piccolo Shadowhunter, disse Fratello Enoch. Il legame dei parabatai è ben compreso dalla Fratellanza. Dopotutto, siamo stati noi a unirvi. Hai il nostro permesso di parlargli di nuovo, un’ultima volta, prima che se ne vada.
o.O o.O 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 😥 :eager: :eager: :eager: :eager: :eager: :faint: :faint: :faint: :faint: :faint: :faint: :crazy: :crazy: :crazy: :crazy: :crazy: 😥 😥 😥 😥 :ops: :ops: :ops: :ops: :ops:
Dopo questo sento che il mio cuore si è definitivamente frantumato.
Concordo con Bea….ogni volta che leggo di questi tre il mio cuore si stringe….
Non so se passerà mai…
L’avevo letto in inglese e già lo pensavo, e rileggendola in italiano mi si conferma esattamente quel che credevo: se ci fossero state queste venti righe in più, mi sarei risparmiata venti giorni in cui ho odiato Jem per il modo in cui si congeda da Will alla fine di CP2. Lo stesso discorso (più o meno) messo in questo modo, rende tutto più chiaro.
Insomma… Sono passati 5 stramaledettissimi mesi, e io ancora piango come un’anima tagliata!!
Strappatemi via il cuore, vi prego…….. 🙁
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