Personaggi coinvolti: Simon Lewis, Jordan Kyle, Magnus Bane, Isabelle Lightwood.
Personaggi citati: Clarissa Fray, Alexander Lightwood, Jocelyn Fray, Luke Garroway, Brother Zaccaria.
Sono dentro.
Le parole di Clary risuonarono nella testa di Simon, chiare come una campana, nel preciso istante in cui lui aprì gli occhi. Era disteso sul letto nella camera degli ospiti di Magnus, le lenzuola gettate in un angolo, a piedi nudi; Isabelle se n’era andata. Si mise a sedere, massaggiandosi le tempie, e pensò in risposta: Dentro dove?
Simon? La sua voce era debole, stava svanendo, come se lei stesse camminando lontano da lui. Si tirò su.
Clary?
Non ci fu risposta. Simon barcollò sui suoi piedi, la bocca secca.
Clary!
Le parole echeggiarono nella sua testa come una campana che suona in una stanza vuota. Imprecando, si spogliò, indossò un nuovo paio di jeans e un maglione e se ne andò in soggiorno a cercare la sua tracolla. Si sentiva un po’ nauseato, come se dovesse vomitare. Clary l’aveva chiamato, ma lui non era stato in grado di raggiungerla a sua volta; cosa sarebbe successo se lui non fosse mai riuscito a contattarla? E se Clary fosse morta o persa o quei dannati anelli semplicemente non fossero funzionanti?
Jordan era steso sul futon in jeans e maglietta verde, una tazza di caffè in equilibrio sullo stomaco. Mentre Simon entrava, si voltò, e i capelli scuri gli caddero sugli occhi. “Il tuo telefono ha continuato a suonare per tutta la mattina.”
Simon afferrò la sua tracolla, che era stata appesa a un chiodo sul muro. “Chi era?”
“Non ne ho idea. Mica ho controllato. È il tuo telefono. Ricevi un sacco di telefonate, amico.”
Simon si trattenne dal sottolineare che non avevano una linea fissa, e che quindi tutti quelli che lo conoscevano dovevano cercarlo sul cellulare. Tirò fuori il telefono e fissò il numero. Un irriconoscibile prefisso 718; qualcuno di Brooklyn. Guardò Jordan. “Hai – visto Isabelle?”
Un piccolo sorrisino spuntò all’angolo della bocca di Jordan. “Si sta facendo una doccia.”
Simon lanciò un’occhiata alla porta del bagno, che era chiusa. Isabelle – Clary – tutta quella roba per lui era troppa. Il genere di cosa che ti farebbe venire voglia di prendere un profondo, stabilizzante respiro, se respirassi. Invece Simon aprì il telefono e chiamò; la risposta giunse dopo il primo squillo. “Pronto?”
Simon tacque. “Magnus?”
Una risatina. “Ehi, Daylighter.”
“Senza offesa, ma non avevo mai davvero pensato che mi avresti chiamato, prima.”
“Non è una telefonata di cortesia.” C’era un rumore di sottofondo; un mormorio. “Simon, hai –”
“No, intendo, non ti avevo mai immaginato usare il telefono. Più – apparire in un’esplosione di glitter.”
“Hai visto Clary?” disse Magnus fermamente. “Affronterò la questione glitter più tardi. Ma ora Jocelyn è qui con fratello Zaccaria, e –” abbassò la voce, “– Clary non è in camera sua.”
Simon si arrese e inspirò profondamente, solo per riflesso. “No,” disse. “No, non dovrebbe esserci.”
“Ma sai dov’è?”
Simon strizzò gli occhi. “Sì.”
Ci fu una pausa. “Penso che faresti meglio a venire qui.”
“Vuoi che porti Isabelle?”
“Isabelle è lì?” Magnus riuscì a suonare seccatamente divertito, a dispetto di tutto.
“Lei – lei, ah, ha dormito qui.”
“Alec sarà felice di saperlo. Forse potremmo organizzare un concorso per scoprire chi ti ammazzerà prima, tra lui e Jocelyn.” Magnus ridacchiò. “Hai già detto a Jordan di Luke?”
“No.” Simon aprì gli occhi; Jordan era ancora disteso sul futon, assorbito da un grosso romanzo fantascientifico. “Dovrei?”
“Dovrebbe saperlo. È un Praetor Lupus e questa per i Figli della Luna è una faccenda grossa. Anzi, portalo con te. Porta con te tutti i tuoi piccoli amici. Avrai bisogno del loro aiuto!”
Con questa esclamazione allegra, Magnus riagganciò. Jordan si tirò a sedere, mettendo il libro da parte. “Cos’è che dovresti dirmi –”
Si bloccò, gli occhi spalancati. La porta del bagno si era aperta, e in una nuvola di vapore venne fuori Isabelle, i capelli che le scendevano come un fiume nero e bagnato lungo la schiena. Era avvolta in un asciugamano rosso che a stento le copriva l’inizio delle cosce e le sue gambe sembravano lunghe miglia. Entrambi i ragazzi la fissarono.
“Sento i postumi della sbornia così tanto,” annunciò, sistemandosi i capelli su una spalla, e si diresse verso la camera da letto di Simon. Simon si voltò verso Jordan, le cui sopracciglia avevano raggiunto l’attaccatura dei capelli.
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