Premessa, Shadowhunters: se non avete ancora finito almeno la prima metà del romanzo, questo extra non fa (ancora) per voi. 🙂 Gli spoiler che contiene sono perlopiù lievi… ma Signore delle Ombre è un libro che andrebbe letto senza sapere quasi nulla del suo contenuto, secondo noi, e anche queste piccole informazioni qui potrebbero essere troppe.
La scena in sé NON esiste più all’interno del libro. È stata completamente tagliata, non modificata.
Si svolge sul Blackfriars Bridge, e i due protagonisti assoluti dell’estratto sono Emma e Julian, che discutono di Will, Tessa e Jem… e anche di altri argomenti, logicamente. 😉
Buona lettura! :* Fateci sapere che ve n’è parso!
Alla luce dell’alba, il Blackfriars Bridge era di una bellezza strana, come il fantasma di un ponte che forma un arco sull’acqua di una città immaginaria.
Emma stava accanto a uno dei parapetti; osservava il fiume. Non era riuscita a dormire, sebbene ci avesse provato per ore, agitandosi e rigirandosi nella stanza che – le aveva spiegato Evelyn – era stata di Tessa Gray prima del suo matrimonio con Will Herondale, e in seguito era appartenuta a sua figlia Lucie.
Ma Emma non stava pensando a Will. Pensava all’altro ragazzo che aveva amato Tessa: il suo antenato, Jem Carstairs. Era proprio su quel ponte, con la sua vista nebbiosa di Saint Paul, che Tessa e Jem si erano incontrati ogni anno. Avevano visto la linea ferroviaria lì vicino venir costruita, abbattuta e costruita di nuovo. Proprio come Emma, avevano potuto osservare la guglia dell’Istituto, dello stesso pallido bianco di una torreggiante torta nuziale, ergersi come una parte del paesaggio invisibile a tutti i mondani.
Avevano avuto modo di guardare le carrozze trasformarsi in autobus rossi a due piani che sfrecciavano in ogni direzione. Le luci a gas diventare elettriche. Le crinoline cambiare nel tournure, e poi nelle gonne con le frange, e poi nei jeans.
Emma si issò sulla ringhiera di pietra del ponte. Il vestito le si attorcigliò intorno alle gambe a causa del vento che soffiava sul fiume. L’acqua aveva lo stesso colore degli occhi nocciola, una specie di blu-marrone-verde, ed Emma si chiese se avesse avuto quell’aspetto anche quando Jem e Tessa erano giovani, se avessero osservato la scia delle barche sul Tamigi infrangersi contro i piloni.
Quella sì che era una storia d’amore, pensò, una che era riuscita a trionfare in una situazione praticamente impossibile.
Ma non tutti potevano dirsi così fortunati.
Curvò le dita dei piedi negli stivali. Era incantata, quindi i pochi pedoni che si stavano affrettando a lavoro con i colletti tirati su per proteggersi dalla nebbia non potevano vederla. Aveva voglia di urlare o saltare o ballare, fare qualcosa che avrebbe eliminato lo stress che le scorreva in corpo, la pressione causata dalla consapevolezza che la famiglia che amava così tanto era in pericolo, che Julian era in pericolo, da un mucchio di direzioni diverse. Voleva saltare fuori dalla sua stessa pelle. Afferrare Cortana e tagliarsi una strada tra migliaia di cavalieri Unseelie.
Parlare con Jules. Ma non poteva fare neanche quello.
Qualcosa la strattonò; la sensazione era simile a una mano invisibile che le tirava la manica. Si voltò e lo vide dall’altra parte del ponte.
Julian. Aveva appena iniziato ad attraversare la strada, senza fretta, con le mani nelle tasche dei jeans. Mentre le si avvicinava, Emma notò che sembrava stanco, profondamente stanco; c’erano delle ombre violacee intorno ai suoi occhi, una lieve ricrescita della barba a scurirgli il mento e la mascella.
Lo osservò mentre si fermava sotto di lei.
“Come hai fatto a trovarmi?” gli chiese.
“Sei la mia parabatai,” rispose Julian. “Ti troverò sempre.”
“Va tutto bene?” Emma saltò giù dalla ringhiera e iniziò a scrollarsi la polvere dalla giacca leggera. L’aveva trovata in uno dei ripostigli dell’Istituto. Era di un blu pallido, con dei dettagli di pizzo sbiadito sui lati.
“Sono le cinque del mattino,” le fece notare lui. “Non c’eri più. Ero preoccupato.”
“E laconico,” fece notare lei. “Molto laconico.”
L’angolo della bocca di Julian ebbe un fremito. “Sapevi che la parola ‘laconico’ deriva dal greco Lak nikos, nel senso degli Spartani? Erano famosi per i loro discorsi coincisi.”
“E per abbandonare i bambini meno obbedienti sui dirupi ghiacciati.”
“Ci ho provato con Dru, ma mi ha morso,” rispose Julian. Un po’ della tensione sulle sue spalle sembrava sparita, e si mosse per raggiungere Emma vicino al parapetto. Guardarono entrambi in basso, verso l’acqua che si sollevava e infrangeva e increspava. Non era l’Oceano Pacifico, ma meglio di niente.
“È strano, no?” disse Emma. “Mi sento come se fossi già stata qui.”
“Anche io. Forse perché ne abbiamo sentito parlare così spesso.” Rimasero in silenzio a contemplare l’acqua ancora per un paio di istanti. Era vero, avevano sentito raccontare quella storia – da Jem, e da Tessa, e persino da Diana. Jem era un personaggio famoso tra gli Shadowhunters, dal momento che era rimasto un Fratello Silente per moltissimi anni, prima di tornare normale in un letterale incendio di fuoco celeste.
Emma aveva sempre la sensazione che per Tessa lui non fosse né un Fratello Silente né un guerriero resuscitato dal fuoco. Era soltanto Jem, da sempre suo amico. Anche quando aveva amato e sposato un altro, Jem era rimasto suo amico.
Emma si chiese se un giorno sarebbe stata capace di fare altrettanto con Julian. Prima o poi lui avrebbe potuto sposare un’altra – avrebbe continuato a volerle bene come un’amica? Avrebbe accettato di vederla in questo modo, una volta all’anno, solo loro due, senza che ci fosse sua moglie?
Sua moglie. Emma sentì improvvisamente di essere sul punto di vomitare nel fiume. Ripensò alla ragazza fatata della festa, a Julian che la baciava. A come il dolore che aveva provato allora le sarebbe sembrato, in futuro, una puntura di spillo, se paragonato alla ferita di spada che le sarebbe stata inferta quando Julian si fosse innamorato per davvero di un’altra persona.
Lui sembrò scambiare la sua espressione nauseata per una preoccupata; posò la sua mano su quella di Emma sulla pietra, e lei, impotente, sentì le sue stesse dita arricciarsi sotto quella stretta. “Neanche io riuscivo a dormire,” le confidò Julian. “Continuavo a pensavo a ciò che potrebbe succedere all’Istituto. All’inizio, quando Arthur è morto, mi sono sentito…” La sua espressione si indurì.
“Sollevato.” Emma non aveva bisogno di chiederglielo per saperlo. “Era un segreto che non avevi più bisogno di mantenere.”
“Credimi, mi sono odiato per questo. Ma poi ho realizzato – senza Arthur, abbiamo praticamente lo stesso problema che avevamo prima. Chi accetterebbe mai di guidare l’Istituto e non separarci? Di chi potremmo mai fidarci riguardo a Ty? E adesso dobbiamo badare anche a Kit, questo Herondale segreto, per non parlare poi di Kieran e di Dio solo sa chi altri potrebbe arrivare dalle Corti fatate…”
“Non siamo una famiglia normale,” commentò Emma.
“Questo tentativo di minimizzare,” rispose Julian, “potrebbe essere in grado di far ribaltare Jonathan Shadowhunter nella tomba.”
“Potremmo fare una richiesta al Conclave,” disse lei. “Per portare indietro…”
“Helen? Sai che non la metteranno a capo di un Istituto, non col suo sangue fatato.”
“Stavo pensando ad Aline,” spiegò Emma. “È una Shadowhunter. Ha l’età giusta. Potrebbe gestirlo; Helen le starebbe solo accanto in qualità di sua moglie.”
Julian fece scorrere un dito abbronzato lungo la pietra sfregiata della ringhiera. “Buona idea. Dovremmo comunque chiedere al Conclave di permetterglielo.”
“Cristina è abbastanza grande,” replicò lei.
“Cristina?” Julian sembrava incredulo; poi sorrise. “Immagino di sì. Ho sempre pensato che avesse la nostra età. È nel mezzo del suo anno di viaggi, però; non so se le concederebbero di metterlo in pausa per gestire un Istituto.”
“Jace e Clary avevano diciannove anni,” gli fece notare Emma.
“Ed erano degli eroi famosi del Conclave. Come i tuoi Jem e Tessa.”
“Non sono i miei Jem e Tessa. Voglio dire, lui è mio cugino o qualcosa del genere.”
“Si incontravano ogni anno su questo ponte, giusto?”
Emma annuì. “Stavo pensando a come dev’essere stato. Guardare il mondo intorno a loro cambiare. I cavalli e le carrozze diventare auto. Le luci elettriche e i tralicci elettrici…”
“Si incontravano anche durante il matrimonio di lei,” osservò Julian. “Non ti sembra – infedele?”
Emma lo guardò, sorpresa. Julian aveva lo sguardo fisso in direzione del fiume, verso l’alto, mentre la luce dell’alba si intensificava, illuminando le punte delle sue ciglia, trasformandole in frammenti d’ambra.
“No,” gli rispose. “Will lo sapeva.”
“Sono certo che le permettesse di fare tutto quello che voleva lei,” replicò Jules. “La amava. Non avrebbe mai voluto dirle di no.”
“Quando ami qualcuno, vuoi che sia felice,” disse Emma. “Non gli porti rancore per nessuna felicità, non desideri che distrugga la sua vita per portare il tuo lutto. Vuoi che ami anche altre persone, perché l’amore rende la tua vita più completa…”
Si fermò, scossa. Non aveva avuto intenzione di parlare così tanto.
Gli occhi di Julian si serrarono. “E tu come fai a saperlo?”
L’improvvisa brutalità di quella domanda fu come uno schiaffo.
“Sai che voglio che tu sia felice,” gli rispose.
Julian si allontanò dal parapetto, voltandosi per guardarla in faccia. “Non sto parlando di me.”
“E allora di cosa stai parlando?” A Emma girava la testa, si sentiva sbilanciata. Si appoggiò contro la ringhiera, grata che ci fosse qualcosa a tenerla su. “Jules?”
“Jules?” La voce di Emma sembrava arrivare da molto lontano; era sbiadita come se l’acqua avesse fatto scorrere via la sua forza. Il fiume aveva un sapore tutto suo, di metallo, benzina e mattina di città – nulla del sale dell’oceano. L’umidità della nebbia che si alzava dal suo interno era penetrata nelle ossa di Julian.
“Per te è così semplice dividere amore e amicizia,” disse a Emma. “Così semplice.”
“No,” sussurrò lei. “Non è semplice. È solo qualcosa che devo fare.”
Con gli occhi della mente la vide toccare il viso di Mark, o forse il suo. Riusciva a sentire le dita di Emma sulla guancia.
“Hai detto che ero diverso,” le fece notare. “Nella Corte Seelie, mi hai detto che ero diverso.”
I capelli di Emma si erano sciolti, le ricadevano intorno al viso. La foschia si era infilata tra le ciocche oro pallido. Anche lei lo guardò, direttamente e con aria di sfida. “Ero seria.”
“Ma continui a non sentire nulla,” disse Julian. Le posò una mano sulla spalla. La fece scivolare fino alla piega calda del collo. L’altra mano si incurvò intorno al suo fianco. Riusciva a sentire il cuore di Emma battere con forza. “Non quando faccio queste cose.”
Julian stava affogando nel desiderio; il suo autocontrollo si stava infrangendo come il vetro di una finestra che esplode. I resti della sua volontà. Della sua vita.
“Io sento tutto quando sono con te.” Le sue labbra erano proprio sotto l’orecchio di Emma; le baciò la pelle pallida e sensibile, e lei sussultò. Julian riusciva ad avvertire i movimenti del corpo di Emma contro il suo, e le stelle nere del bisogno gli esplosero dietro le palpebre. Fu sopraffatto dalla sensazione. Il profumo di Emma, il suo capelli contro il viso. Il suo corpo, tutto calore e morbidezza. Emma sapeva di sale e sapone. Quasi accecato, Julian curvò un braccio intorno alla sua schiena e la tirò ancora di più contro di sé. Doveva saperlo. Era necessario che sapesse.
“Non senti niente, ora?” le chiese, e la baciò.
Fu un bacio lento. Julian desiderava permettere a Emma di spingerlo via, ma lei rimase lì, immobile e bruciante. Le sue nocche sulla ringhiera erano bianche, ma le sue labbra reagivano contro quelle di Julian, premendo con impazienza, schiudendosi quando i denti di lui le morsero gentilmente. Gli ansimò in bocca; si spinse in su, più in alto, scorrendo lungo il corpo di Julian in un modo che gli fece quasi esplodere il cuore.
Julian si ritrasse. Emma lo fissava, senza fiato, le dita premute contro le labbra. Aveva gli occhi umidi, anche se Julian non sapeva se fosse per via delle lacrime o del vento pungente.
Avrebbe voluto baciarla di nuovo, baciarla finché entrambi non fossero più stati in grado di respirare, e seppellire le mani tra i suoi capelli, perdere se stesso nel travolgente piacere che, Julian lo sapeva, i loro corpi erano in grado di donare a entrambi. Voleva Emma. Aveva sempre e solo voluto Emma, e così sarebbe stato per l’eternità.
“E adesso?” le disse. Cercò di mantenere il tono piatto, di non far vacillare l’illusione di autocontrollo, anche se nel profondo sapeva di star riuscendo a stento a resistere. La disperazione e il desiderio, strettamente intrecciati, gli scorrevano nel sangue. “Dimmi cosa stai sentendo, Emma.”
Lei lo fissò. Nel suoi grandi occhi Julian vide una spiaggia, con i gabbiani che volavano in cielo, il viso di lei affranto. Sentì la sua stessa voce echeggiare per giorni.
“Ti amo, Julian,” gli disse. “Ti amo. Solo, non in quel modo.”
Io ho finito oggi il signore delle ombre e mi è dispiaciuto troppo sia per Livvy che per Robert. Comunque questa scena è fantastica anche se capisco perché sia stata tolta
la scena è carina ma capisco perché è stata tagliata; nella corte Unseelie Emma vede Julian baciare la fata, così pensa che lui non è più innamorato di lei. In questa scena Julian agisce in modo da smentire il pensiero di Emma e così di conseguenza non lascerà Mark, e non ci saranno le discussioni successive, sopratutto quella nel cottage.
Quello che non capisco è perché censurare le scene d’amore, in fondo questo è uno Young adult, non un libro per bambini. Trovo soprattutto la scena del cottage non censurata molto emozionante, si avverte il dolore e la disperazione dei personaggi è quasi catartica, molto d’impatto. Nella versione non censurata perde molto.
Ho letto il signore delle ombre in lingua originale e dando un’occhiata alla versione tradotta mi sono accorta che in un punto mancano delle frasi: quando Emma e Julian litigano davanti all’istituto di Londra e lui insinua che lei potrebbe fidanzarsi persino con Ty e lei lo manda a quel paese, nella versione italiana manca il pensiero interno di Julian che si accorge di aver detto troppo, perché tagliarlo? E’ stata una svista? Perché così l’effetto è diverso.
In teoria, i libri Young Adult sono indirizzati verso un pubblico di dodici o più anni. I libri di Cassie, nello specifico, sono consigliati dai quattordici anni in su (se non erro).
Non è così strano che l’editore le chieda di “censurare” scene più o meno spinte, visto che il pubblico a cui sono rivolti i romanzi è composto anche da giovanissimi. Sicuramente, però, è una sfortuna, perché le versioni originali sono logicamente più belle ed esplicative (ed è anche per questo che poi Cassie le condivide tutte su Tumblr).
Quanto alle frasi mancanti… dovresti segnalarlo alla Mondadori. 🙁 Noi purtroppo non possiamo fare granché (se non essere dispiaciute per i lettori che, leggendo il romanzo solo in italiano, perderanno passaggi come questo). 3
L’ho notato anche io che mancano delle frasi nella versione tradotta…sono contenta di aver acquistato il cartaceo in inglese almeno.
Come mai è stata tagliata? è troppo bella per non esistere in LOS.
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