Buon Natale, Shadowhunters! 🙂
Come vi abbiamo annunciato già qualche giorno fa, per ringraziarvi dell’affetto che ci dimostrate sia sul sito che qui in pagina, e per festeggiare questo giorno come si deve, abbiamo deciso di regalarvi una traduzione.
Si tratta di “Non adatto agli umani”, extra che fu mandato lo scorso anno a quanti avevano donato una determinata cifra (quindici dollari, se la memoria non mi inganna) a un Kickstarter a cui partecipavano anche Cassie e Holly Black.
Eh, sì, perché la storia qui di seguito non è solo farina del sacco della Clare: anche la Black (scrittrice, grande amica di Cassie; il prossimo anno uscirà “The Iron Trial”, il primo libro della serie middle grade a cui Cassie e Holly stanno lavorando insieme) ha contribuito. 😉
La storia è ambientata PRIMA dell’inizio di TMI. Niente Clary né Simon, purtroppo – ma Jace, Alec e Izzy sì! E c’è anche un “ospite speciale”, ma di lui non vi anticipo nulla. 😉 Lo incontrerete leggendo!
Speriamo che questa traduzione contribuisca a rendere il vostro Natale più allegro! 🙂
Kaye non si aspettava che gli Shadowhunters si sarebbero presentati al Moon in a Cup, specialmente non il giorno della sua apertura. In realtà non sapeva neppure con certezza cosa facessero, quei tizi lì. Parevano convinti che il mondo fosse minacciato dai demoni, indossavano un sacco di armi, si tatuavano a vicenda e non avevano la benché minima fiducia in nessuno che non fosse uno di loro. Una volta, parlando con uno Shadowhunter, Kaye aveva osservato che in vita sua non le era mai capitato di imbattersi in un demone, e sì che di cose strane ne aveva viste. Lui le aveva risposto che quella era la prova che gli Shadowhunters stavano svolgendo come si deve il loro lavoro. Da quel momento in poi, Kaye aveva smesso di provare a discutere con i nephilim.
Non si può dimostrare qualcosa di negativo, le aveva detto Corny. Il che però la infastidiva, perché gli Shadowhunters non solo credevano ai demoni, ma pensavano pure che le fate come lei appartenessero in parte alla loro specie. Idea che rendeva l’abitudine degli Shadowhunters di trascinarsi sempre dietro delle armi e le loro stranezze un po’ più snervanti di quanto sarebbero state altrimenti. Ma a Luis piacevano e, oltretutto, a Kaye servivano clienti.
Sperava solo che non avrebbero mangiato le focaccine.
Il Moon in a Cup era il suo sogno, e ora che si stava finalmente concretizzando Kaye era incredibilmente nervosa. Amava l’odore dell’espresso nell’aria, le nuvole di vapore e il rumore del latte mentre diventa schiuma. Amava tutte le cose che lei e i suoi amici avevano recuperato tra le offerte e dal ciglio della strada. Tavolini di legno logori che lei, Valerie e Ruth avevano decorato al découpage con cartoline e spartiti e pagine dell’enciclopedia. Sedie dipinte d’oro. Arte da strada e strane corna e alcuni paesaggi con serpenti acquatici dipinti sopra. Bicchieri spaiati che andavano dalla porcellana cinese alle ciotole scheggiate con disegni di papere sopra, fino ad arrivare a tazze con lo slogan di attività ormai chiuse da un pezzo. Ogni singolo oggetto era per Kaye un tesoro, ma prima d’ora non le era mai capitato di possedere qualcosa o di essere granché responsabile. La preoccupava non sapere se sarebbe riuscita a farcela – se le sarebbe piaciuto farlo, una volta che il tutto si fosse concretizzato.
Ravus e Luis avevano dipinto un cartellone enorme in cui si annunciava la loro GRANDE APERTURA, e che se ne stava appeso sopra al registratore. Lì, in dei contenitori piuttosto organizzati, stava il necessario per produrre varie cose, per mortali e non solo. Insieme a varie bevande al caffè, incluso il terrificante Red Eye e il Dirty Chai, avevano servito pure the alle erbe fatti con ortica, cardo mariano e dente di leone, cinorrodo e agrimonia eupatoria, fiordaliso e farfara.
Poi uno dei cavalieri della corte Unseelie, Dulcamara, aveva mandato a Kaye un grosso cestino pieno di dolci – focaccine, muffin, ogni sorta di crostata – preparati con la frutta delle fate; non le riusciva di immaginare un cavaliere mentre cucinava nessuna di quelle cose. Corny li aveva tirati fuori dal cesto, segnalando però con una scritta che erano NON ADATTI AGLI UMANI, cosa che Kaye temeva avrebbe potuto confondere le persone che giungevano in negozio dalla strada. Eppure l’unica cosa che aveva avuto il tempo di fare era stato ripromettersi che avrebbe tenuto quei dolcetti d’occhio.
Il locale era già pieno per metà quando gli Shadowhunters arrivarono. C’erano un sacco di creature fatate che Kaye non conosceva – abitanti della corte di Roiben che osservavano curiosamente l’arredamento. Corny stava dando una mano a Kaye dietro il bancone, preparando una tazza di the all’alga marina per un kelpie vestito di tutto punto che continuava a fargli l’occhiolino. Corny non ricambiava il gesto, probabilmente perché Luis lo stava osservando dall’altra parte della stanza con un sorrisino divertito; lo fiancheggiavano Val, coi suoi capelli rossi corti che si arricciavano sulle punte, Ravus e Ruth, la migliore amica di Val, insieme alla sua nuova ragazza coi capelli tinti dello stesso colore dei mirtilli.
Quando gli Shadowhunters entrarono, però, Luis smise di osservare il suo ragazzo e si voltò verso la porta. I nephilim tendevano ad attirare l’attenzione, anche se normalmente si nascondevano con delle rune, come se non fossero davvero interessati a farsi notare. Anche così non si poteva però ignorare facilmente un gruppo di persona alte e pesantemente armate, con zigomi affilati quanto le loro lame.
Era un gruppo formato da Shadowhunters: due ragazzi e una ragazza. Il più alto aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, e portava in spalla la faretra di un arco. Teneva le mani in tasca e sembrava non desiderare affatto essere lì. Il giovane che gli stava accanto era biondo, di un biondo brillante, con gli occhi dello stesso oro di cui erano dipinte le sedie. Indossava una giacca di pelle lunga, che impediva di capire se portasse con sé armi oppure no; Kaye era sicura di sì. La ragazza aveva i capelli lunghi e neri, dello stesso colore del giovane alto – fratelli, tirò a indovinare Kaye –, ma i suoi occhi erano scuri. Indossava un top di pizzo e una gonna di velluto, e portava una specie di strano braccialetto dorato che le si arrotolava intorno al braccio.
“Meliorn!” chiamò entrando, e percorse a grandi passi la stanza per gettarsi tra le braccia di un cavaliere delle fate con l’armatura bianca. Kaye lo riconobbe come uno dei cavalieri della corte Seelie, un tizio silenzioso, spocchioso. Ricambiò l’abbraccio della Shadowhunter.
“Isabelle,” disse. “Sei adorabile come un salice.”
Kaye ridacchiò tra sé. Ah, i complimenti delle fate. Alcuni salici erano effettivamente adorabili, mentre altri no, quindi quella frase non diceva niente di particolare. In ogni caso, la Shadowhunter, Isabelle, sentendo le sua parole sembrò quasi fare le fusa; afferrandolo per le sue orecchie leggermente a punta, lo baciò con fermezza.
Beh, quella era una novità. Shadowhunters che uscivano con le fate?
I due ragazzi procedettero all’interno del locale, guardandosi intorno con l’aria di chi è convinto che qualsiasi persona si sentirebbe onorata potendogli servire il caffè. Kaye non era così sicura.
“E quindi cos’è un Red Eye?” domandò il biondo.
“Un espresso servito in una tazza da caffè,” spiegò Kaye. “Non adatto ai dilettanti.”
Il biondo ghignò. Aveva il genere di ghigno che hanno le persone belle e consapevoli di esserlo. Era più che lievemente intimidatorio. “Credo che scoprirai che non sono un dilettante in nulla.”
“Questo significa che ne vuoi uno o no?” Kaye si sentiva sempre in imbarazzo quando i ragazzi come lui le stavano accanto; le davano l’impressione che stessero ridendo di lei.
“Credo significhi che se uscirai da là dietro e passerai qualche minuto con me in un posto un pochino più privato, la cosa non ti deluderà.”
Kaye lo fissò a bocca aperta. Le stava davvero suggerendo di fare sesso con lui? Del tipo, proprio in quel momento, nel mezzo del suo turno? O forse intendeva un’altra cosa. Gli lanciò un’altra occhiata. No, probabilmente no.
“Jace,” protestò il ragazzo che gli stava accanto. “Limitati a ordinare un cavolo di biscotto o qualcosa del genere.”
“Mi piacciono i biscotti,” rispose Jace, con un sorriso particolarmente affascinante, “ma ciò che preferisco sono le ragazze graziose con la pelle verde.”
“Rallenta, Capitan Kirk,” lo interruppe Corny. “Ha il ragazzo.”
“Uno serio?” domandò Jace – aveva ancora sulle labbra qual sorriso fastidioso che rendeva praticamente impossibile irritarsi davvero con lui.
“Ha una spada seriamente enorme,” disse Corny. “E potrebbe arrivare da un momento all’altro.”
La mano di Jace si spostò all’altezza della cintura. “Beh, se stiamo parlando di una spada seriamente enorme…”
Il ragazzo dai capelli neri sbatté con forza la testa sul bancone. “Smettila con quest’inutile flirtare,” sbuffò. “O trapasserò con la testa questa vetrina piena di dolci.”
“Preferirei non lo facessi,” commentò Kaye. “L’abbiamo appena installata.”
“Calmati, Alec.” Jace scrollò le spalle, per dire che non stava cercando di fare niente di male, e lanciò un ghigno a Corny. “In questo caso, immagino che prenderemo due Red Eye e una focaccina.”
“Le focaccine non sono per gli umani,” protestò Kaye.
“E noi non siamo umani,” disse Jace.
Kaye stava per protestare di nuovo, quando con un movimento fluido Corny fece scivolare un piatto con dentro una focaccina sul bancone.
Kaye voleva rimandarlo indietro – mangiare frutta delle fate non è saggio per nessuno –, ma probabilmente sarebbe stato dannoso per gli affari, se l’avessero vista togliere del cibo a dei clienti che per di più erano in procinto di pagarlo. La frutta li avrebbe fatti impazzire un po’, certo, e una volta Corny mentre li mangiava aveva recitato tutto il testo di Synchronicity, e un’altra probabilmente era rimasto coinvolto in un’orgia, ma nel complesso Jace sarebbe probabilmente stato bene.
Si presumeva che gli Shadowhunters fossero diversi. Forse avevano più controllo su se stessi rispetto ai normali esseri umani. Si diceva fossero in parte angeli, e Kaye non poteva immaginare degli angeli che corrono in cerchio recitando tutto il testo di Synchronicity o che finiscono in situazioni orgiastiche. E tuttavia non le riusciva neanche di immaginare un angelo che ci provava con lei.
“Goditelo,” disse infine, lasciandogli il piatto e sistemando i loro caffè sul bancone. Alec prese il resto che gli porgeva e lo mollò nel barattolo delle mance. Kaye si sentì male per lui. Aveva palesemente una piccola cotta per Jace, ed era altrettanto evidente che stava passando una brutta giornata.
Li osservò farsi strada attraverso il negozio e sistemarsi sul divanetto di fronte a quello di Isabelle e Meliorn, che erano stati occupati a sfiorarsi tra loro i nasi e farsi a vicenda facce carine. Jace e Alec rotearono gli occhi.
A quel punto entrò nel locale un altro ragazzo, barcollando un po’. I suoi capelli neri erano ritti sulla testa, impiastrati di brillantini, e il tizio aveva l’aria di essere molto, molto ubriaco. Portava con sé un mazzo di foglietti e continuava a distribuirli ai clienti. Ogni volta che qualcuno ne prendeva uno, l’aria si riempiva di un leggero sfrigolio di brillantini.
Finalmente si stravaccò sulla poltrona accanto a Isabelle, e si allungò verso di lei. Isabelle si allontanò da Meliorn, fissando il nuovo arrivato – che sembrava star dicendo qualcosa sul compleanno del suo gatto, mentre le passava un foglio. O forse stava parlando del suo stesso compleanno, dal momento che aveva gli occhi molto simili a quelli dei mici, che riflettono tutto e non battono le palpebre. Kaye si chiese cosa fosse quel tizio. Non era una fata, e neanche uno Shadowhunter.
“Il Magnifico Magnus?” domandò Isabelle, dubbiosa; poi scosse le spalle. “Ma, ehi, grazie per l’invito.” Prese il foglio, lo ripiegò e se lo infilò nella scollatura, prima di tornare a baciare Meliorn.
Per un paio di minuti, Kaye fu impegnata a preparare un’altra tazza di tè alle alghe, ad allungare tre espressi a un trio di folletti e a preparare un Dirty Chai per un’umana che indossava un tailleur e sembrava leggermente innervosita, come se, pur non essendo in grado di vedere attraverso il velo d’incanto che la circondava, le riuscisse di capire che gli altri clienti avevano qualcosa di strano. Scappò via appena Kaye le passò la bevanda, permettendo di nuovo a Kaye di vedere attraverso la stanza…
Il punto in cui Jace si stava togliendo gli abiti. Il piatto della focaccina che stava sul tavolino da caffè davanti a lui era vuoto, e sul viso Jace aveva un’espressione sognante – l’espressione sognante di un umano che ha mangiato frutta delle fate. Si era già sbottonato il suo lungo cappotto, e stava lavorando sui bottoni della camicia.
“Jace,” sibilò Alec. “Jace, che stai facendo?”
“Qui dentro fa caldo,” farfugliò Jace. Due coltelli colpirono il pavimento.
Dall’altra parte della stanza, svariate fate cominciarono a ridacchiare. Jace calciò via i suoi stivali e i calzini.
“Corny,” chiamò Kaye. “Fa’ qualcosa. Questa è tutta colpa tua, lo sai. Sei stato tu a dargli quelle focaccine.”
Corny stava osservando Jace mentre si spogliava con un sopracciglio inarcato e un’espressione di apprezzamento sul viso. “Penso che potrei essere una specie di genio. Non puoi chiedermi di fermare questo spettacolo.”
Jace si era sbottonato la camicia. Kaye squittì e fu costretta ad ammettere che Corny aveva ragione. Capita assai di rado di vedere un corpo simile fuori dalle riviste. Alcune persone hanno i muscoli addominali a sei tasselli; Jace di tasselli sembrava averne dodici. Non pareva umanamente possibile. “Potrebbe rivelarsi un bene per gli affari,” rifletté, e si preparò una tazza di espresso. Probabilmente ne avrebbe avuto bisogno.
“Magari potremmo convincerlo a spogliarsi tutti i giorni?” si chiese Corny, mentre Jace si sbottonava i jeans. Alec cercò di fermarlo, ma Jace si scostò agilmente da lui e tolse i pantaloni con un unico gesto.
“Non cercare di fermarmi, Alec,” disse. “Questo corpo è fatto per essere libero.”
Isabelle smise di baciare Meliorn e alzò lo sguardo; gli occhi le si allargarono. “Merda,” imprecò. “Jace…”
Cominciò ad alzarsi, ma Jace era già arrivato all’uscita. Si fermò lì e accennò un inchino – in risposta a un affatto considerabile applauso –, strappò il paio di corna dal muro e se le sistemò gentilmente sulla testa. A quel punto sfrecciò fuori dalla porta, proprio mentre Roiben entrava.
Roiben, con addosso il suo lungo mantello nero, inarcò entrambe le sopracciglia d’argento e guardò il punto in cui Jace era scomparso, un piccolo sorriso divertito che gli piegava gli angoli della bocca. Sembrava sul punto di fare una domanda a Meliorn, ma poi parve ripensarci. All’improvviso scoppiò a ridere.
“Oh, per l’Angelo,” fece Alec mestamente. “Un altro posto in cui non potremo più tornare. Penseresti che in una città grande come New York…”
Kaye notò che quell’ubriaco di Magnus il Magnifico stava osservando Alec con uno scintillio di interesse nei suoi occhi felini. Era davvero un peccato che Alec fosse troppo preso dallo sconforto per accorgersene.
“Avremmo dovuto appendere un cartello addosso a quel ragazzo,” osservò Corny. “Immagina la pubblicità che ci avrebbe fatto.”
E proprio in quel momento Kaye realizzò due cose. Uno: che gli Shadowhunters potevano anche essere bravi a ammazzare, ma le loro vite sentimentali erano un disastro. E due: che avrebbe amato essere la proprietaria di una caffetteria.
[…] è stato un bel momento [NdT: abbiamo tradotto il racconto un sacco di tempo fa – potete leggerlo QUI]. […]
[…] qui o After the Bridge come extra di qualche romanzo. Semplicemente – non succederà.) [NdT: QUI trovate Not for Humans, e QUI c’è la quinta parte di After the Bridge, con tutti i link per […]
Se volete capire questa scena dovete leggere questa parte di CoB:~«Non ordinare i piatti delle fate» disse Jace guardandola da dietro il me- nu. «Tendono a mandare fuori di testa gli umani. Un minuto prima ti stai ingozzando di prugne fatesche e un minuto dopo ti ritrovi a correre nudo lungo Madison Avenue con delle corna di legno che ti spuntano dalla testa. Non» aggiunse immediatamente «che questo sia mai successo a me.»
Alec scoppiò a ridere.~ Non vedevo l’ora di leggerequesta storia perché ero sicurissima che invece fosse successo davvero a Jace
Hahahahahaha ADORO! leggendo i vari extra pubblicati da voi mi sono sempre chiesta se la Clare avesse mai pensato di scrivere questa scena e beh eccomi servita! Grazie mille a tutti!!!
Leggendo questro extra mi sono letteralmente piegata dalle risate :clap:
Fantastico! La mitica Holly non poteva stare lontana dal suo mondo per troppo tempo! (L’unica pecca, ma che non dipende da noi o dalle autrici, è che in Italia non sia mai uscito l’altro terzo libro della Black su Kaye & co. 🙁 🙁 )
scusate ma non ho capito molto bene una cosa,questo è un pezzo di brano preso da quale libro?
deve ancora uscire?
aiuto non ho capito niente…
comunque molto molto bello e anche spassoso ahahahaaah o.O :crazy: :clap: o.O
L’abbiamo spiegato proprio proprio all’inizio del post :), si tratta di un extra ambientato prima di TMI. Non proviene da nessun libro della serie: è un extra, ovvero un racconto non presente nei romanzi e non necessario ai fini della comprensione della serie. Un po’ come “Il primo bacio Malec” – nei libri non c’è e leggerlo non è necessario per capire ciò che succede, ma è comunque interessante (e piacevole, diciamocelo). 😉
Spero di essermi spiegata. 😀
Ma ci sono anche i personaggi delle fate sotto la città e delle fate delle tenebre!! Che idea carina 🙂 Comunque me l’aspettavo che quelle due autrici avrebbero prima o poi mischiato i loro urban fantasy XD
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