Buon Natale, Shadowhunters! Ci auguriamo che la vostra giornata sia cominciata bene, e che abbiate ricevuto tanti bei regali. :3
Per ringraziarvi dell’affetto con cui molti di voi ci seguono, ho deciso di regalarvi tanti extra tradotti, ma… alcuni sono rimasti a metà, perché negli ultimi giorni ho avuto problemi personali e non sono riuscita a finirli. 🙁
Tuttavia, il più lungo dei regali è già pronto da un po’ – quindi, beh, eccolo.
(Nel pomeriggio/in serata arriverà altro. 😉 E il resto… a Capodanno!)
Come penso abbiate già intuito (il titolo di questo post è piuttosto chiaro, no?), quello che trovate qui di seguito è la prima versione del primo capitolo di Città di Vetro – completa di commento dell’autrice! 😉
Cassie, passo passo, spiegherà la ragioni per cui ha eliminato questo o quel passaggio, regalandoci pure degli approfondimenti sui personaggi e sulla trama.
Spero sinceramente che vi piacerà. Personalmente, ho trovato tutto molto interessante. ^^
Ancora buon Natale, Shadowhunters!
PS: visto che si tratta di un regalo di Natale, non prelevatelo, per favore.
« Cari lettori:
Il primo capitolo che Cassandra Clare ha originariamente scritto per CITTÀ DI VETRO è quasi irriconoscibile dal primo capitolo nella versione finale.
Qui, Cassandra Clare rivisita il primo capitolo originario dell’ultimo libro della trilogia The Mortal Instruments, fornendo approfondimenti sui personaggi, sul processo di scrittura e sull’immaginazione dietro questa serie bestseller del New York Times. »
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A SUDDEN DEPARTURE
[Il primo capitolo è adesso intitolato “Il Portale”, che penso sia un titolo molto migliore.]
Clary chiuse il suo zainetto e diede un’occhiata alla stanza per accertarsi di non aver dimenticato nulla. Madeleine le aveva detto che sarebbe stato freddo, a Idris, per via della sua elevata altitudine [Ciò resta vero, nel libro, anche se la spiegazione è stata tagliata. Clary ha freddo durante quasi tutta la sua permanenza a Idris.], e quindi Clary aveva messo in valigia le sue magliette a maniche lunghe, alcuni jeans e i maglioni. Non aveva un giubbotto invernale, ma non aveva in programma di restare a Idris abbastanza a lungo da averne bisogno. Ci sarebbe rimasta solo il tempo necessario per recuperare ciò che le serviva per salvare sua madre. Poi sarebbe tornata.
Per la terza volta in quindici minuti, digitò con forza il numero di Simon sul telefono di sua mamma. Suonò e suonò, per poi giungere alla segreteria telefonica.
Era la voce di Eric, non quella di Simon, quella nel messaggio registrato. “Signore, signore,” diceva. Benché fosse la millesima volta che Clary ascoltava la registrazione, non poté non alzare gli occhi al cielo. “Se siete giunte a questo messaggio, vuol dire che il nostro ragazzo, Simon, è fuori a far festa. Ma, per favore, non litigate tra voi. C’è sempre abbastanza Simon in giro.” Poi un urlo soffocato, qualche risata e un lungo bip. [Amo questo messaggio telefonico, e mi è dispiaciuto vederlo andare via. Molto tempo fa, quando lavoravo come giornalista, c’era un ragazzo nell’ufficio che mandava in giro dei messaggi indirizzati alle “Signore, signore”, promettendo che ci sarebbe sempre stato abbastanza di lui in giro. Ho sempre desiderato rubacchiare quella battuta, ma immagino che dovrò aspettare un’altra occasione.]
Clary riattaccò aggrottando le sopracciglia. Dov’era? Sapeva che sarebbe partita oggi. Come poteva non essere lì ad augurarle buon viaggio?
Certo, il loro ultimo incontro era stato un po’ teso. Simon si era seduto sul letto, guardandola con un’espressione quasi spaventosamente distaccata mentre lei inveiva contro Madeleine e Idris e la cura per sua madre.
“Capisci, mia madre sapeva che un giorno Valentine sarebbe venuto a cercarla,” gli aveva detto senza fiato. “Sapeva che, potendo, avrebbe cercato di torturarla per scoprire il nascondiglio della Coppa Mortale. Ha usato questa pozione che uno stregone aveva preparato per lei. Se l’è portata a New York da Idris. Sapeva che l’avrebbe ridotta in questa sorta di morte apparente, e così non sarebbe stata di nessun aiuto per Valentine. Deve averla presa quando ha sentito arrivare il Ravener. Non capisci? È per questo che i dottori non riuscivano a trovare niente che non andasse, in lei. L’unica cosa che la curerà sarà prendere di nuovo la stessa posizione.”
“Dove dovresti trovare altra pozione?” aveva chiesto Simon. “Non sembra il genere di cosa che puoi semplicemente comprare in una bodega locale.” [I lettori non-Newyorkesi mi chiedono spesso cosa sia una bodega. È, almeno a New York, un piccolo negozio all’angolo che vende alimenti e caramelle.]
“Deve prepararla lo stesso stregone che l’ha fatta la prima volta.”
“Vuoi dire Magnus Bane?” aveva domandato Simon. “È lui lo stregone che tua mamma ha usato per quegli incantesimi per la memoria, quindi…”
“No, non è stato Magnus. Non mi stavi ascoltando? Si è portata la pozione da Idris. È stato qualcuno che conosceva lì.”
“Quindi…?” Simon aveva lasciato che il resto della frase aleggiasse delicatamente nell’aria.
“Andrò a Idris,” gli aveva risposto Clary.
Lui era sbiancato. Dal momento che era già molto pallido, tutto ciò era impressionante. “A Idris? Da sola? Clary…”
“Non da sola. Con i Lightwood. Madeleine ha detto che ci andranno comunque. Devono: il Conclave sta convocando a Idris tutti i capi delle diverse città per un qualche genere di incontro.”
“Ma andare a Idris – non sembra sicuro, Clary.”
“È sicuro come qualsiasi altro posto,” aveva risposto. “Voglio dire, con nessuno certo su quale sarà la prossima mossa di Valentine, o persino su dove sia…”
“Forse per te è meglio stare con i Lightwood,” aveva detto Simon dopo una pausa. “Con Jace, in ogni caso. Non lascerà che ti accada nulla.”
Non aveva detto, Cosa mi succederà mentre non ci sei?, ma Clary sapeva che è a questo che stava pensando. Simon era un vampiro da poco meno di una settimana e stava ancora cercando di adattarsi. Clary era una delle poche persone con cui poteva parlarne, e sarebbe partita. Clary aveva pensato a come dovesse essere per lui, tenere il segreto, andare a scuola ogni giorno, fingere che tutto stesse andando bene. [I lettori mi chiedono sempre se Simon e Clary, mentre succedono tutte queste cose, stiano ancora andando a scuola. Ecco la risposta: Simon sì, ma Clary no. In effetti, Clary deve decidere, in Città di Vetro, se desidera tornare a scuola o vuole continuare la sua educazione da Shadowhunter.] “Simon, mi spiace…”
Lui aveva interrotto le sue scuse con un gesto della mano. “Devi fare ciò che è necessario per aiutare tua madre,” aveva detto. “Non mi metterei in mezzo.”
“Puoi stare con Luke,” gli aveva risposto Clary. “Resterà qui. Per la maggior parte del tempo in ospedale, lo riconosco, ma è comunque nei paraggi, e sai che a lui non dà fastidio se hai bisogno di qualcuno con cui parlare.”
“Posso parlare con Maia,” aveva detto Simon.
“Ottimo,” aveva replicato Clary con notevole mancanza di entusiasmo. Anche Maia era un licantropo. Un licantropo con una cotta per Simon. Clary non era mai riuscita a sentirsi particolarmente entusiasta di lei, sebbene ci avesse provato. “Immagino che debba sapere cosa stai passando, eh?”
Simon non aveva risposto. “Questo tuo piano, il tuo voler andare a Idris,” aveva detto. “Jace ne è a conoscenza?”
Clary aveva scosso il capo.
“Andrà fuori di testa.”
“No, non lo farà,” aveva risposto Clary. “Per lui non ci saranno problemi.” [Nella versione finale di questa scena, sono andata un po’ oltre, spiegando che Clary sa già che è una bugia, e che per Jace ci saranno problemi.]
Per Jace c’erano problemi.
“Non andrai,” le disse. Aveva il viso pallido e la fissava; la guardava come se lei si fosse nascosta e gli avesse tirato un pugno nello stomaco. “A costo di legarti e sedermi su di te fino a quando non ti sarà passato questo stupido capriccio, non andrai.”
“Perché no?” chiese Clary.
La schiettezza della domanda sembrò rendere Jace persino più arrabbiato. “Perché non è sicuro.”
“Oh, perché qui è così sicuro, giusto?” scattò Clary. “Sono quasi stata uccisa una decina di volte, nell’ultimo mese, e ogni volta è successo proprio qui, a New York.”
“Questo perché Valentine si stava concentrando sugli Strumenti Mortali nascosti qui.” Jace stava parlando attraverso i suoi denti digrignati. “Adesso sposterà la sua attenzione su Idris, lo sappiamo tutti…”
“Non siamo sicuri di nulla,” disse Maryse Lightwood. Clary si era quasi scordata che la donna era in libreria con loro. Stava seduta dietro a quella a cui Clary pensava sempre come alla scrivania di Hodge, una tavola spessa che attraversava le schiene di alcuni angeli di mogano inginocchiati. Il volto di Maryse era attraversato da vividi segni di stanchezza. Suo marito, Robert Lightwood, era rimasto ferito dal veleno demoniaco durante la battaglia della settimana prima, e da quel momento aveva avuto bisogno di cure costanti. “E il Conclave desidera incontrare Clarissa, lo sai, Jace.” [Le persone mi chiedono spesso da dove abbia preso l’idea del Conclave. Ho concepito l’organizzazione dei Nephilim come qualcosa di simile a un’organizzazione religiosa; sono, dopotutto, quasi una religione a sé stante. Quindi ho basato la struttura sulla Chiesa Cattolica – “Clave” (NdT: il nome inglese) è un adattamento dalla parola “Conclave”, l’incontro che i cardinali tengono quando bisogna eleggere un nuovo Papa; e i Fratelli Silenti sono in un certo senso dei monaci, e c’è un Inquisitore, ecc.]
“Il Conclave può andare al diavolo” disse Jace.
Maryse aggrottò le sopracciglia.
“E il Conclave vuole un sacco di cose,” aggiunse Jace. “Non dovrebbe necessariamente ottenerle tutte.”
Maryse gli lanciò un’occhiataccia, come se sapesse perfettamente ciò di cui stava parlando e non lo apprezzasse. “Il Conclave ha spesso ragione, Jace. Non è irragionevole da parte loro voler parlare con Clary, dopo quello che ha dovuto passare. Ciò che potrebbe dire loro…”
“Dirò loro tutto ciò che desiderano sapere,” disse Jace. “Mi torchieranno per settimane.” [Ho cancellato questo commento di Jace dalla bozza finale. Inizialmente avevo pensato che il nuovo Inquisitore avrebbe fatto delle domande a Jace, ma poi ho capito che, in effetti, il nuovo Inquisitore aveva piani molto più sinistri per i Lightwood.]
“E spero che quando lo faranno sarai un po’ più collaborativo e un po’ meno cocciuto,” osservò Maryse. Spostò i suoi occhi blu, così simili a quelli di Alec, su Clary. “Quindi vuoi andare a Idris, giusto?”
“Solo per qualche giorno,” rispose Clary. “Non vi darò alcun fastidio. Madeleine ha persino detto che posso stare a casa. Ne ha una ad Alicante.”
“So che ce l’ha. La domanda non è se darai qualche fastidio; è se sarai disposta a incontrarti col Conclave, mentre sei lì. Vogliono parlarti. Se dici di no, dubito che riusciremo a ottenere l’autorizzazione per portarti con noi.”
Jace stava scuotendo la testa.
“Incontrerò il Conclave,” fece Clary.
Maryse si massaggiò le tempie coi polpastrelli. “Allora è tutto a posto.” Lei non sembrava a posto, però; sembrava tesa e fragile quanto una corda di violino che è stata tirata fino al punto di rottura.
“Ma…” cominciò Jace.
Maryse agitò una mano per farlo tacere. “È abbastanza, Jace.”
La bocca di Jace era una linea dura. “Ti accompagno fuori, Clary.”
“Posso accompagnarmi fuori da sola,” gli rispose lei, ma Jace l’aveva già afferrata per il gomito e la stava trascinando verso la porta. Erano appena a metà del corridoio quando le lasciò andare il braccio e si voltò per guardarla in faccia, accigliato come un gargoyle. “Non mi stavi proprio a sentire, Clary? Ti ho detto che non puoi venire.”
“Ma Maryse ha detto che posso, e non sei tu a dare gli ordini, qui in giro, no?”
“Maryse si fida troppo del Conclave,” disse Jace. Si affrettò per il corridoio, obbligando Clary a correre per tenere il passo. “Deve crederli perfetti – e io non posso dirle che non lo sono, perché…” [Se fidarsi o meno del Conclave, l’organo di governo degli Shadowhunters, è una tematica che attraversa tutto Città di Vetro.]
“Perché è il genere di cosa che direbbe Valentine.”
Le spalle di Jace si irrigidirono. “Nessuno è perfetto,” fu tutto ciò che rispose. Erano arrivati nell’atrio; Jace si allungò e colpì il pulsante dell’ascensore con l’indice. “Nemmeno il Conclave.”
Clary incrociò le braccia sul petto. “È davvero per questo che non vuoi che venga? Perché non è sicuro?”
Un lampo di sorpresa gli attraversò il volto. C’erano delle ombre intorno ai suoi occhi, notò Clary senza volerlo, e le sue guance erano scavate. Il maglione nero che indossava faceva solo risaltare maggiormente la sua pelle chiara, segnata di lividi, e le ciglia scure; era uno studio sui contrasti, qualcosa da dipingere in sfumature di nero, bianco e grigio, con spruzzi di oro qui e là, come i suoi occhi, per un accenno di colore… [Clary è in parte basata su una mia amica artista. Non vede il mondo come me – io sono una persona di parole –, ma visivamente; una volta mi ha detto che, guardando le cose, pensa a come le disegnerebbe.]
“Che intendi?” domandò Jace, strappandola alle sue fantasticherie mentali sulla pittura. “Per quale altro motivo non dovrei volere che tu venga?”
Clary deglutì. “Perché…” Perché mi hai detto che non provi più nulla per me, e, vedi, è molto imbarazzante, perché io invece provo ancora qualcosa per te. E scommetto che lo sai.
“Perché non voglio che la mia sorellina mi segua ovunque?” C’era una nota affilata nella sua voce, per metà beffarda, per metà qualcos’altro. L’ascensore arrivò sferragliando; Jace si allungò per aprire il cancelletto decorato, e la lana soffice del suo maglione solleticò il retro del collo di Clary.
“Non andrò lì perché ci sei tu. Voglio andarci perché desidero aiutare mia madre. Te l’ho detto.”
“Posso aiutarti. Dimmi dove andare, a chi chiedere. Mi procurerò ciò di cui hai bisogno.”
Clary entrò nell’ascensore, voltandosi per guardarlo. “Madeleine ha detto allo stregone che ci sarei andata io. Sta aspettando la figlia di Jocelyn, non suo figlio.”
“Dille che c’è stato un cambio di programma. Andrò io, non tu.”
Si morse il labbro. “Madeleine ha detto…”
“Madeleine ha detto, Madeleine ha detto,” la imitò Jace con furia. “Quella donna ti ha fatto il lavaggio del cervello?”
“Ha detto,” continuò Clary, “che lo stregone potrebbe addirittura non credere che tu sia chi dici di essere. Ha detto che metà della gente a Idris pensa che tu sia davvero il figlio di Valentine. Quindi cosa ti fa credere che qualcuno che l’ha aiutata darebbe mai una mano a te? Voglio dire, il motivo principale per cui mia madre ha preso quella pozione era tenere le mani di Valentine lontane da…”
“E io non sarei migliore di lui? È questo che stai dicendo?”
“Cosa? No, certo che no, sai di non essere per niente come lui, Jace…” [Quanto sia o non sia come Valentine è il problema principale con cui Jace combatte in Città di Vetro.]
“Apparentemente,” le disse, “non abbastanza da passare quest’informazione a Madeleine.”
Sbatté con violenza il cancelletto tra loro. Per un attimo, Clary lo osservò tra le grate – la rete del cancello che divideva il suo volto in una serie di rombi delineati dal metallo. Un unico occhio d’oro la osservava attraverso uno dei rombi; al suo interno sfarfallava un’ira furibonda.
“Jace…” disse di nuovo Clary.
Ma con uno sobbalzo e un rumore l’ascensore aveva già cominciato a muoversi, trasportandola giù nel buio silenzio dell’Istituto.
Quella era stata l’ultima volta che aveva visto Jace. Da quel momento non aveva risposto al telefono, quando lei aveva cercato di chiamarlo, quindi Clary aveva organizzato il suo viaggio a Idris coi Lightwood utilizzando Alec come una specie di riluttante e imbarazzata persona di riferimento. Alec. Sospirò e aprì di nuovo il telefono. Tanto valeva chiamarlo e controllare a che ora sarebbero venuti a prenderla mentre andavano fuori città. Visto che non c’era più un Portale funzionante nell’area di Manhattan, si sarebbero dovuti recare in un luogo che non le avevano rivelato e utilizzare il Portale che stava lì. [Nella versione finale non è più così. Ho pensato che aggiungere un Portale nell’area di Manhattan avrebbe dato la sensazione che ci fossero troppi Portali, quindi adesso è Magnus a creare per loro un Portale temporaneo con la magia.] Erano così riservati, gli Shadowhunters, pensò Clary; era come se non riuscissero a dimenticare che una parte di lei era stata cresciuta credendo di essere una mondana, una persona ordinaria. Non sarebbe mai stata davvero una di loro, al corrente dei loro segreti. [Ho cancellato anche questa parte, dalla versione definitiva, per una questione di spazio, ma credo che sia molto naturale, da parte di Clary, sentirsi così, ed è di sicuro qualcosa di cui continua a preoccuparsi.]
Neanche Alec stava rispondendo al telefono. Clary chiuse il cellulare e imprecò. “Per l’Angelo…”
Una leggera risatina giunse dalla soglia. Clary si guardò intorno. Era stato Luke; aveva le mani in tasca e la guardava con aria affettuosa e divertita. La sua camicia di flanella era spiegazzata – probabilmente si era di nuovo addormentato sulla sedia di plastica dell’ospedale. “Adesso imprechi anche come una Shadowhunter,” le disse.
“Immagino che sia contagioso,” rispose Clary. Gli sorrise. “Sono lieta che almeno tu sia venuto a salutarmi.”
“Ci siamo salutati la scorsa notte,” le ricordò Luke. Era vero. Erano andati all’ospedale a vedere Jocelyn. Clary aveva dato un bacio a sua madre e le aveva promesso che sarebbe tornata con la cura. Anche Madeleine era andata lì con loro, sebbene lei e Luke si comportassero in maniera strana e tra loro fossero rigidi [Non abbiamo modo di vedere Luke e Madeleine interagire, nella versione finale di Città di Vetro, ma c’è una storia su come Madeleine conoscesse Luke e Jocelyn, e sul perché fosse a conoscenza della cura di Jocelyn.], e aveva promesso a Luke che si sarebbe presa buona cura di Clary, a Idris. E poi Clary e Luke erano tornati a casa di lui, si erano mangiati una pizza e avevano guardato la TV fino a mezzanotte, quando lui era tornato all’ospedale.
“Beh, Simon sembra aver deciso di starmi alla larga, quindi è bello avere un secondo addio da qualcuno.”
“Probabilmente è solo preoccupato perché andrai a Idris.”
“Anche tu sei preoccupato, ma ti sei presentato comunque.”
“Ho il vantaggio dell’esperienza a dirmi che mettere il broncio non risolve nulla,” spiegò Luke con un ghigno. “E che, inoltre, non ha senso cercare di dire a te o a tua madre cosa fare.” Portò un braccio dietro la schiena e tirò fuori un sacchetto di carta marrone. “Ecco, ti ho preso qualcosa per il viaggio.”
“Non dovevi!” protestò Clary. “Hai fatto così tanto…” Pensò ai vestiti che le aveva comprato dopo che tutto ciò che possedeva era andato distrutto. Le aveva preso un nuovo telefono, nuovo materiale per disegnare, senza che lei glielo chiedesse. Quasi tutto ciò che possedeva adesso era un regalo da parte di Luke.
“Volevo.” Luke le allungò il sacchetto.
L’oggetto all’interno era nascosto da diversi strati di carta velina. Clary li strappò, le dita che afferravano qualcosa di soffice quanto il pelo di un gattino. Lo tirò fuori, e le scappò un debole gemito di sorpresa – era un cappotto di velluto verde bottiglia, vecchio stile, con fodera di seta color oro, bottoni d’ottone e un ampio cappuccio. Se lo poggiò addosso, lisciando affettuosamente il soffice materiale con le mani. “Sembra il genere di cappotto che indosserebbe Isabelle,” esclamò. [Ho sempre desiderato che Clary ricevesse questo cappotto verde. Si ricollega all’abito di velluto verde in cui ha sognato di ballare, in Città di Ossa. In più, a Clary capita di rado di indossare cose carine – è il genere di ragazza che mette jeans e maglioni.]
“Esattamente. Adesso vestirai di più come una di loro,” disse Luke. “Quando sarai a Idris.”
Clary alzò lo sguardo verso di lui. “Vuoi che sembri una di loro?”
“Clary, tu sei una di loro.” Il sorriso di Luke era venato di tristezza. “Inoltre, sai come trattano gli estranei. Tutto ciò che puoi fare per adattarti…” [Luke, essendo stato un tempo molto all’interno della società del Conclave, e poi parecchio all’esterno, sa di cosa sta parlando.]
Clary fu colta da una fitta di senso di colpa. “Luke, vorrei che venissi con me…”
“Per me non è sicuro, a Idris. Lo sai. Oltretutto, non posso lasciare Jocelyn.”
“Ma…” Clary si interruppe quando il suo telefono cominciò a suonare. Si lanciò alla sua ricerca, muovendosi a tentoni tra le lenzuola aggrovigliate e le pile di carta velina scartata. Poi si avvicinò a Luke stringendolo con aria trionfante.
“È Simon?” le chiese lui.
Clary lanciò un’occhiata al numero sullo schermo, e il suo sorriso svanì, trasformandosi in un’espressione perplessa. “È Jace.” Aprì il telefono. “Pronto?”
“Clary?” La sua voce familiare le fece correre un brivido lungo la colonna vertebrale. “Dove sei?”
“Da Luke. Dove altrimenti dovrei essere?”
“Bene.” C’era una nota di sollievo, nella sua voce, che a lei parve strana. “Resta lì.”
“Certo che resterò qui. Sto aspettando che veniate a prendermi.” Clary esitò. “State venendo a prendermi, giusto?”
Jace rimase in silenzio.
“Jace, che sta succedendo? È successo qualcosa? Non andiamo a Idris…?”
Jace sospirò. “Noi ci andiamo,” disse. “Ma tu no.”
“Che intendi con io no?” La voce di Clary si alzò di svariate ottave. Luke trasalì. “Maryse ha detto che potevo andare! Ne avevamo già discusso!”
“C’è stato un cambio di programma,” le spiegò Jace. “Non verrai, dopotutto.”
“Ma il Conclave voleva incontrarmi…”
“È venuto fuori,” le disse, “che c’è qualcuno che desiderano incontrare di più. E io ho posto come condizione per portarlo il tuo non venire.”
A Clary parve di aver fatto un passo in un secchio d’acqua fredda. “Portare chi?” sussurrò.
“Simon,” rispose Jace.
“Cosa vuole il Conclave da Simon? È solo un mondano…”
“Non è un mondano, Clary. È un vampiro. Un vampiro che può camminare alla luce del sole. L’unico vampiro a poter camminare alla luce del sole di cui si sia mai sentito parlare da quando esiste il Conclave. È ovvio che siano interessati a lui.”
“Gli faranno male?”
“No,” disse Jace, impaziente. “Certo che no. Hanno promesso ufficialmente che non gli avrebbero fatto nulla.”
“Non ti credo,” rispose Clary. Prese un respiro tremante. “Jace, non farlo. Non verrò, d’accordo, prometto di restare qui, ma, per favore, non portare Simon con te.”
“Però il pericolo per te andava bene, eh?” le disse lui in tono arrabbiato. “Clary, neanche Simon sarà al sicuro, qui. È unico. Un’aberrazione magica. Ci sono già voci sulla sua esistenza che corrono tra i Nascosti. I vampiri si sono incontrati, la scorsa notte, per discutere di cosa farsene di lui – alcuni si sono detti d’accordo con l’ucciderlo, in quanto pericolosa mutazione, e altri volevano fare degli esperimenti su di lui per scoprire se ciò che gli è successo possa essere replicato. Per non dire che è il nemico pubblico numero uno dei licantropi…” [Mi spiaceva un po’ perdere tutte le drammatiche azioni secondarie successe nella comunità dei vampiri dopo il cambiamento di Simon. Ho pensato che il fatto che Simon fosse così unico avrebbe dato inizio a un’enorme quantità di conflitti all’interno della società dei Nascosti, ma tutto ciò che è successo è al momento più accennato che dichiarato in maniera definitiva. A Simon viene detto chiaramente che i vampiri non sono felici – diamine, non sono felici? –, ma questi riferimenti su ciò che sta specificamente succedendo a New York sono stati eliminati.]
“Ma Luke controlla i licantropi…”
“Non tutti i licantropi del mondo, Clary! Ciò che è successo a Simon – è enorme, senza precedenti. Tutti vorranno avere una parte di lui. Il posto più sicuro per Simon è a Idris, col Conclave, specialmente quando non noi non saremo qui a proteggerlo.”
“E tu hai detto che Maryse si fida troppo del Conclave. Dovresti parlare,” disse Clary con amarezza. “Come puoi fare una cosa simile, Jace? Mia madre…”
“So di cos’ha bisogno tua madre per stare bene,” disse Jace. [Jace non chiama mai Jocelyn “nostra madre”, sebbene pensi che lei lo sia.] “E me lo procurerò per te, te lo giuro sull’Angelo.”
“Per quello che vale. Non capisco, Jace. Perché stai facendo tutto questo?”
Lui esitò solo per una frazione di secondo, tra un respiro e l’altro. La sua voce, quando parlò, era piatta. “Non posso credere che tu non lo sappia.”
“Non farlo,” gli disse. Una piccola parte di lei si chiese se non si stesse comportando in maniera irragionevole, ma fu schiacciata dal soffocante senso di abbandono e terrore. “Per favore, Jace…”
“Mi spiace, Clary,” le rispose lui, e attaccò.
Silenzio. Clary digitò di nuovo il suo numero e ricevette in risposta un segnale statico di linea occupata. Colpì il tasto per richiamare, e scoprì che il telefono le era stato gentilmente tolto di mano. “Clary,” le disse Luke, gli occhi blu pieni di compassione. “Per quel che sappiamo, ha probabilmente già attraversato il Portale. Non ha senso…”
“Non è vero!” gli urlò lei. “Non era neanche previsto che partissero già! Non possono essersene andati!”
“Clary…”
Ma lei lo stava già superando, ascoltando il suo stesso respiro affannato mentre correva fuori dalla casa e verso Kent Street, diretta alla metropolitana. [Quest’intera trama non c’è più, nel libro. Avevo pensato di fare in questo modo, all’inizio, quando sapevo di dover portare Simon, Jace e Clary a Idris, e che dovevo tenere Clary e Jace separati. Adesso, tutto si svolge in maniera diversa – Jace non ha più offerto amichevolmente Simon in cambio di Clary, né l’ha chiamata per dirle che non poteva andare a Idris. Si può essere protettivi, e si può essere iperprotettivi, e, per me, tutto ciò stava superando una linea. Non volevo che Jace trattasse Clary come una bambina. E dubitavo anche che lei l’avrebbe mai perdonato per aver fatto una cosa simile a Simon, e questo avrebbe creato dei problemi in futuro.]
Ci erano voluti parecchi minuti, a Clary, per liberarsi dell’incantesimo intorno all’Istituto. Sembrava che alla vecchia cattedrale fosse stato aggiunto un altro livello di camuffamento, come una nuova mano di vernice. Toglierla con la mente fu difficile, persino doloroso. Alla fine, lo strato se ne andò, e Clary riuscì a vedere la chiesa per quello che era. Le alte porte di legno risplendevano come se fossero appena state lucidate.
Mise una mano sul pomello. Sono Clary Morgenstern, una dei Nephilim, e chiedo di entrare nell’Istituto… [Questa è una delle prime volte che Clary chiama se stessa “Clary Morgenstern”. Si è sempre definita Clary Fray, ma sa che è questo il suo vero nome, e che deve usarlo se vuole entrare nell’Istituto. Questo pezzettino è stato preservato nella versione finale.]
La porta si aprì. Clary entrò dentro. Si guardò intorno, sbattendo le palpebre, cercando di capire cos’è che le sembrasse all’interno della cattedrale.
Lo capì mentre la porta le si chiudeva dietro, imprigionandola in un’oscurità rischiarata solo dalla fioca luce che filtrava attraverso il rosone in alto sopra la sua testa. Non era mai stata nell’Istituto senza che decine di fiammelle illuminassero gli elaborati candelabri che costeggiavano il corridoio tra i banchi.
Tirò fuori la sua stregaluce dalla tasca e la sollevò. La luce divampò dal suo interno, facendo fluire brillanti fiotti di luce attraverso le dita di Clary. Illuminò gli angoli polverosi dell’interno della cattedrale mentre lei si avvicinava all’ascensore collocato nella parete accanto all’altare nudo. Clary pigiò con impazienza il bottone.
Non successe nulla. Passato mezzo minuto, lo cliccò di nuovo – e di nuovo. Poggiò l’orecchio contro la porta dell’ascensore e ascoltò. Neanche un suono. L’Istituto era diventato buio e silenzioso, come una bambola meccanica con un cuore meccanico che si è infine spento.
Clary fece un passo indietro e si lasciò cadere su uno dei banchi. La sedia era dura, stretta e scomoda, ma Clary lo notò a stento. Se n’erano andati. Andati a Idris, dove lei non poteva seguirli. Andati dalla sua vita, portando Simon in un posto in cui lei non poteva proteggerlo. Ricordò Magnus dire: “Quando tua madre è scappata dal Mondo delle Ombre, è da loro che si stava nascondendo. Non dai demoni. Dagli Shadowhunters.” Aveva avuto ragione, e lei aveva sbagliato a fidarsi dei Nephilim. Aveva pensato che ai Lightwood importasse di lei, ma tutto ciò che gli interessava era il loro prezioso Conclave. Persino Jace…
A quel pensiero, la gola le si contrasse, e Clary sentì le lacrime arrivare in un fiotto caldo. Cominciò a singhiozzare, stringendo la stregaluce al petto, dove pulsò e scintillò come un cuore luminoso.
“Clary.” Il sussurro giunse inaspettatamente dal silenzio dietro, facendola voltare. C’era una figura alta, simile a uno spaventapasseri sgraziato. Indossava un completo di velluto nero su una luccicante camicia verde smeraldo, e numerosi anelli scintillavano sulle sue dita sottili. Il tutto coinvolgeva anche degli stravaganti stivali e un buon numero di brillantini. [Gli abiti di Magnus sono una delle cose di cui amo di più scrivere.]
“Magnus?” sussurrò Clary.
“Clary, mia cara.” La sua voce era melodiosa come al solito. Si sedette sul banco, accanto a lei, il mantello che gli si muoveva intorno come fumo. “Va tutto bene?”
“No. Se ne sono andati – e hanno preso Simon – Jace mi ha chiamato e ha detto – ha detto…”
“Lo so,” disse Magnus. “Ha giocato sporco. Ha un sacco di suo padre in sé, tuo fratello Jonathan.” [E questa è proprio la ragione per cui ho cancellato questa trama – Jace sa essere arrogante e fastidioso, ma non è disonesto. Di solito gioca secondo le sue regole, e le avrebbe infrante, se avesse fatto qualcosa del genere.]
Il giorno prima, persino un’ora prima, Clary gli avrebbe chiesto di non dire questo genere di cose. Ora si morse il labbro e basta. “Non posso fare niente?” sbottò. “Ci dev’essere un modo per arrivare a Idris…”
“L’aeroporto più vicino è a un paese di distanza. Se riuscissi a superare il confine – ammesso che tu riesca anche solo a trovarlo –, dovresti affrontare un viaggio lungo e pericoloso via terra, attraverso ogni genere di territorio dei Nascosti. Non ce la faresti mai, non viaggiando da sola.”
Si voltò verso di lui. “Ma tu…”
“Per portarti lì dovrei disobbedire a un ordine diretto del Conclave, Clary,” le disse Magnus. “Mi piaci, ma non così tanto.”
Clary emise una risatina soffocata. “E che mi dici di un Portale? Se riuscissi a procurarmene uno?”
“Ma non puoi. I Portali a Renwick e da Madame Dorotea sono andati distrutti, e non ho idea di dove potresti trovarne un altro. Questo genere di informazione viene custodita gelosamente. E, devo dirtelo, Clary…”
“Lasciami indovinare. Il Conclave ti ha detto di non darmi alcun tipo di aiuto.” Clary parlò in tono amaro. “So come lavorano. Se Jace ha stretto un qualche tipo di accordo con loro, probabilmente sono stati molto attenti a dargli ciò che chiedeva.”
“E che ha chiesto?” domandò Magnus, gli occhi da gatto che gli brillavano per la curiosità.
“Penso che abbia detto loro che gli avrebbe portato Simon se gli avessero promesso di tenermi fuori da qualsiasi cosa stia succedendo a Idris,” ammise Clary, quasi riluttante a dirlo.
La bocca di Magnus si curvò a un’estremità. “Deve amarti davvero.”
“No,” disse Clary. “Credo sia solo perché non desidera avermi intorno. Lo metto a disagio.”
Magnus mormorò qualcosa. A Clary sembrò un’imprecazione esasperata seguita dalla parola Shadowhunters, ma non ne era sicura. “Senti,” le disse. “Penso che Jace probabilmente abbia ragione. Resta fuori da ciò che sta succedendo a Idris – ci sarà un disastro politico.”
Clary alzò lo sguardo verso di lui. La luce della stregaluce catturava i contorni dei suoi zigomi affilati e l’oro nei suoi occhi. “Ma Simon,” protestò. “Pensi che starà bene?”
“Jace non ha detto che farà in modo che non gli succeda nulla?”
“Sì,” confermò Clary. “L’ha giurato sull’Angelo.”
“Allora sono sicuro che starà bene,” disse Magnus, ma Clary aveva notato la leggera esitazione nella sua voce prima che parlasse. [Un altro motivo per cui mi sono sbarazzata di questa particolare trama è che dubitavo che qualcuno avrebbe creduto che Jace da solo sarebbe stato in grado di tenere Simon lontano dalle orde di pericoli; e, in effetti, avrebbe avuto ragione.] Non rispose nulla; si limitò a rigirarsi la stregaluce tra le dita, osservando la luce sfavillare sulla stoffa verde scuro del suo cappotto. Solo un’ora prima era stata così felice di indossarlo…
“Simon è qualcosa di molto speciale, Clary,” aggiunse Magnus. “Un vampiro capace di resistere alla luce del sole. Non è indifeso. Potrebbe non aver bisogno della tua protezione. Farà bene a imparare a usare i doni che ha.” Si alzò: era una figura spettacolarmente alta e magra, oscura e filiforme sotto la fioca luce. “E così anche tu.” [Qui, Magnus sta dicendo a Clary una cosa che lei finisce col realizzare da sé durante la versione finale di Città di Vetro. Pensava a se stessa come a una ragazza senza poteri e abbandonata da Jace e dai Lightwood, così come riteneva ancora che Simon fosse un ragazzo ordinario, ma nessuna delle due cose è vera. Simon adesso è una creatura soprannaturale, e Clary è una ragazza in possesso di un potere enorme che non sa ancora come utilizzare al meglio. Quando lo utilizza per cercare di arrivare a Idris, scatena un grosso caos – ma tutti devono iniziare da qualche parte!]
Tags: Alec Lightwood, Città di Vetro, city of glass, Clary Fray, Clary Morgenstern, Jace Herondale, Jocelyn Fray, Luke Garroway, Magnus Bane, Simon Lewis, the mortal instruments, Valentine Morgenstern
SPOILER PRINCIPESSA
Maryse. Spostò i suoi occhi blu, così simili a quelli di Alec, su Clary.
Scusate leggendo questo pezzo si dice che Alec ha gli occhi azzurri della madre, ma lui non dovrebbe aver preso il colore dei capelli e degli occhi da Cecily Herondale essendo un suo discendente?
E quindi non dovrebbero essere i tratti del padre?
Anche Robert ha gli occhi blu. 🙂 Alec è sicuramente un misto tra suo madre e sua madre – magari da Maryse ha preso il taglio degli occhi/qualcosa del genere, e quindi sono “così simili a quelli di Alec” per questo.
In ogni caso, tieni presente che ai tempi di Città di Vetro la Clare non sapeva ancora che avrebbe potuto continuare a scrivere sugli Shadowhunters. Per lei, CoG era effettivamente la conclusione di The Mortal Instruments.
Per fortuna il successo dei romanzi le ha permesso di andare avanti, e di ingrandire il mondo con altre serie… ma questo libro era stato originariamente scritto senza dover tener conto di altre trilogie.
Sì, aveva già ideato The Infernal Devices (Tessa, dopotutto, compare brevemente nell’ultimo capitolo di Città di Vetro), ma non è detto che avesse già deciso il colore degli occhi di Will. O magari sapeva già di voler legare il blu di Alec a quel po’ di sangue Herondale che gli scorre nelle vene, ma mentre scriveva questo capitolo le è sfuggito.
Non ricordo se poi questo passaggio (“così simili a quelli di Alec”) sia rimasto anche nella versione finale del libro; forse sì, forse no. Resta il fatto che, se anche dovesse esserci, potrebbe riferirsi solo alla forma dell’occhio in sé/allo sguardo/ecc., e non al blu. 🙂
Se dovesse avere a che fare con quello, comunque… sia Maryse che Robert hanno gli occhi azzurri. Magari la sfumatura è molto simile. ^^ Non ci sarebbe niente di così strano.
Mmmh… c’é traccia, da qualche parte, della storia a proposito di Luke, Madeleine, e Jocelyn di cui parla Cassie?? Come estratto o scena tagliata per esempio… (non é nel libro e io me la sono completamennte tolta di mente vero?!?!? :ops: )
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