Ed ecco arrivare la terza parte di After the Bridge! 🙂 Per ora è in assoluto la più lunga (2500 parole!), e qui le cose si sono scaldate davvero, davvero parecchio.
😉 Se ci sono minorenni in sala(?), forse dovrebbero chiudere il post.
Vi ricordiamo che After the Bridge è un racconto Jessa che Cassie sta pubblicando sul suo Tumblr (saranno quattro parte in totale; questa è la terza). Se la coppia non vi piace, fareste meglio a non leggere.
« Una storia per quanti si sono chiesti cos’hanno fatto Tessa e Jem dopo essersi contrati sul Blackfriars Bridge nell’epilogo de La Principessa.
Tutti coloro che non apprezzano Tessa&Jem insieme o i momenti sexy Jessa probabilmente dovrebbero saltare questo racconti. (Non vi perderete nulla che potrebbe minare la vostra comprensione dei prossimi libri.) Quelli che apprezzano questo genere di cose troveranno invece roba che a loro piace.
After the Bridge alterna i POV di Jem e Tessa. Verrà pubblicato in capitoli.
Questa è la Terza Parte. Non si tratta della storia completa. Ce ne sono altre, di parti. Visto che è più una storia breve che un racconto a capitoli, ogni post conterrà la storia dall’inizio fino al punto dove la parte si conclude, così che i nuovi lettori o i lettori che non ricordano cos’è successo nei pezzi precedenti non debbano dare la caccia al vecchio post/ai vecchi post [NdT: nella versione originale. Noi linkeremo di volta in volta le traduzioni precedenti. Tuttavia, per rendere più semplice il “collegamento”, prima di cominciare col nuovo pezzo riporteremo un passaggio della parte precedente]. »
After the Bridge
[Parte 1: QUI]
[Parte 2: QUI]
“Non ho mai visto nessuno così innamorato, eccetto…” La voce di Jem si spense, perché Tessa era uscita fuori dal paravento, e ora capiva perché ci avesse messo così tanto tempo.
Indossava un abito di seta faille color orchidea, il genere di vestito che avrebbe potuto mettere per cena durante il periodo del loro fidanzamento. Era ricamato in filo di velluto bianco, con la gonna che cadeva a campana – indossava una crinolina?
Gli si spalancò la bocca. Non poteva farne a meno. L’aveva trovata bellissima durante tutti i mutevoli anni del secolo: bellissima con gli abiti accuratamente tagliati degli anni delle guerre, quando il tessuto era razionato. Bellissima nei vestiti eleganti degli anni Cinquanta e Sessanta. Bellissima nelle gonne corte e gli stivali della fine del secolo.
Ma questo era l’aspetto che avevano le ragazze quando per la prima volta aveva cominciato a notarle, quando per la prima volta gli erano parse affascinanti e non fastidiose, quando per la prima volta aveva fatto caso all’aggraziata linea del collo o al pallore dell’interno del polso femminile. Questa era la Tessa che l’aveva, per la prima volta, tagliato con amore e lussuria miscelati: un angelo carnale con un corsetto che le modellava il corpo a clessidra, sollevava i seni, sottolineava i suoi fianchi.
Si costrinse a distogliere lo sguardo dal suo corpo. Si era legata i capelli, e dei riccioli le erano sfuggiti sulle orecchie; il suo pendente di giada splendeva al collo di Tessa.
“Ti piace?” gli chiese. “Mi sono dovuta fare da me i capelli, senza Sophie, e chiudere da sola i lacci…” La sua espressione era timida e più che nervosa – era sempre stata una delle contraddizioni del cuore di Tessa, il suo essere una delle persone più coraggiose e al contempo timide che Jem conoscesse. “L’ho comprato da Sotheby – una vera e propria antichità, adesso, e costava un sacco di soldi, ma mi sono ricordata che quando ero ragazza mi hai detto che le orchidee erano il tuo fiore preferito, e così mi ero fissata col voler trovare un abito che fosse del loro colore, ma non ne ho mai trovato uno, prima che tu – non ci fossi più. Ma questo qui lo è. Tinto all’anilina, immagino, niente di naturale, ma ho pensato – ho pensato che avrebbe te l’avrebbe ricordato.” Alzò il mento. “Di noi. Di ciò che sarei voluta essere per te, quando pensavo che saremmo stati insieme.”
“Tess,” disse lui con voce roca. Si era alzato, senza però sapere come fosse arrivato lì. Fece un passo verso di lei, poi un altro. “Quarantanovemiladuecentosettantacinque.”
Tessa capì immediatamente di che stava parlando. Jem sapeva che l’avrebbe compreso. Lo conosceva come nessun altro in vita. “Stai contando i giorni?”
“Quarantanovemiladuecentosettantacinque giorni dall’ultima volta che ti ho baciato,” le rispose. “E ho pensato a te ogni singolo giorno. Non devi ricordarmi della Tessa che amavo. Sei stata il mio primo amore, e sarai il mio ultimo. Non ti ho mai dimenticata. Non ho mai non pensato a te.” Era abbastanza vicino, adesso, da poter vedere le pulsazioni nella gola di Tessa. Da potersi allungare e prendere un ricciolo dei suoi capelli tra le dita. “Mai.”
Gli occhi di Tessa erano socchiusi. Gli prese la mano, quella con cui le accarezzava i capelli. Il sangue di Jem gli tuonava nel corpo, così forte da fargli male. Tessa gli abbassò la mano, la abbassò sul corpetto del suo vestito. “La pubblicità dell’abito diceva che non ci sono bottoni,” sussurrò. “Solo ganci sul davanti. È più semplice per una persona chiuderlo.” Tessa abbassò la sua mano, prese l’altro polso di Jem e lo alzò. Ora tutte e due le mani di lui le stavano sul corpetto. “O slacciarlo.” Chiuse le dita su quelle di Jem mentre, molto deliberatamente, si slacciava il primo gancio dell’abito.
E poi il successivo. Spostò le mani verso il basso, le dita intrecciate a quelle di lui, slacciando finché l’abito non cominciò a prendere sul corsetto, coi lati piegati come petali di un fiore. Stava respirando con affanno; Jem non riusciva a distogliere lo sguardo dal punto in cui il suo ciondolo si alzava e abbassava seguendo il ritmo dei sospiri di Tessa. Non riusciva muoversi di un altro centimetro verso di lei: desiderava, desiderava troppo. Voleva scioglierle i capelli e avvolgerseli intorno al polso come corde di seta. Voleva i seni di Tessa sotto le mani e le sue gambe intorno alla vita. Voleva cose per cui non aveva nome e di cui non aveva esperienza. Sapeva solo che, se si fosse fatto un altro centimetro più vicino a lei, quella barriera di vetro di controllo che aveva costruito intorno a sé sarebbe andata in frantumi, e non era certo di cosa sarebbe successo dopo.
“Tessa,” disse. “Ne sei sicura…?”
Le ciglia di Tessa svolazzarono. Aveva ancora gli occhi mezzi chiusi, i denti che le disegnavano delle mezzelune nel labbro inferiore. “Ne ero certa allora,” rispose, “e ne sono certa adesso.”
E strinse saldamente le mani di Jem contro i suoi fianchi, dove la sua vita si curvava, sulle anche.
Il controllo di Jem si ruppe in un’esplosione silenziosa. La tirò verso di sé, si chinò a baciarla con forza selvaggia. La sentì gemere di sorpresa e poi le sue labbra azzittirono quelle di lei, e la bocca di Tessa si aprì entusiasta sotto la sua. Le mani di lei gli stavano tra i capelli, stringendoli con forza; si stava sollevando sulle punte per baciarlo. Gli morse il labbro inferiore, mordicchiò la mascella, e lui gemette, facendo scorrere le mani dentro al vestito, tracciando il retro del corsetto con le dita; la pelle le bruciava nei pezzi di sottoveste che Jem riusciva a sentire attraverso i lacchi. Calciò via le sue scarpe e si tolse i calzini; il pavimento contro le sue piante nude era freddo.
Tessa sussultò leggermente e si fece più vicina, stretta tra le braccia di Jem. Lui tolse le mani dal vestito e le afferrò la gonna. A Tessa scappò un verso di sorpresa, e poi Jem le stava togliendo l’abito da sopra la testa. Fece un’esclamazione, ridendo, mentre il vestito si lasciava sfilare per la maggior parte, restando però allacciato al suo polso, dove dei piccoli bottoncini lo tenevano saldamente chiuso. “Fa’ attenzione,” lo prese in giro; le dita frenetiche di Jem stavano aprendo i bottoni. Le sollevò il vestito e lo gettò in un angolo. “È antico.”
“Lo sono anch’io, tecnicamente,” rispose lui, e Tessa ridacchiò di nuovo, guardandolo, il viso caldo e aperto.
Aveva già pensato, in precedenza, di fare l’amore con lei; è ovvio che l’avesse fatto. Aveva pensato al sesso, quando era un adolescente, perché è a questo che pensano i ragazzi adolescenti, e quando si era innamorato di Tessa, aveva pensato di farlo con lei. Vaghi pensieri rudimentali sul fare delle cose, sebbene non fosse certo di che cosa – immagini di braccia pallide e gambe, l’immaginaria sensazione di una pelle morbida sotto le sue mani.
Ma non aveva sognato questo: che potessero esserci delle risate, che sarebbe potuta essere una cosa affettuosa e calda tanto quanto passionale. La realtà di tutto quello, di Tessa, lo lasciava stordito e senza fiato.
Tessa si allontanò, e per un attimo Jem andò nel panico. E se avesse fatto qualcosa di sbagliato? Le aveva fatto male, l’aveva contrariata? Ma no, le dita di Tessa erano corse alla gabbia di crinolina che teneva in vita, e la torcevano e colpivano. Poi sollevò le braccia e gliele intrecciò intorno al collo. “Sollevami,” disse. “Sollevami, Jem.”
La sua voce sembrava un caldo far le fusa. Jem le prese le vita e la sollevò in alto, fuori dalla sua sottogonna, come se stesse togliendo un’orchidea costosa dal suo vaso. Quando la rimise giù, Tessa non indossava altro che il suo corsetto, le mutande e le calze. Le sue gambe erano lunghe e adorabili così come le aveva ricordate e sognate lui.
Jem si allungò verso di lei, ma Tessa gli prese le mani. Stava ancora sorridendo, ma adesso la sua espressione aveva una nota birichina. “Oh, no,” disse, indicando lui, vestito dei suoi jeans e il maglione. “È il tuo turno.”
*
Jem rimase immobile e, per un momento, fu in preda al panico, e Tessa si chiese se non gli avesse chiesto troppo. Era rimasto per così tanto tempo distaccato dal suo corpo – una mente in un guscio di carne che veniva per la maggior parte del tempo ignorato, sempre che non avesse bisogno di essere ricoperto di rune che gli donassero qualche nuovo potere. Forse tutto questo era troppo, per lui.
Ma Jem prese un profondo respiro, e le sue mani si posarono sull’orlo del suo maglione. Se lo tolse dalla testa e riemerse coi capelli adorabilmente arruffati. Non indossava nessuna maglietta, sotto il maglione. La guardò e si morse il labbro.
Tessa gli si avvicinò, facendo scorrere occhi e dita. Lo guardò prima di posargli le mani addosso, e vide il suo annuire, Sì.
Deglutì a fatica. Aveva fatto avanzare tutto molto velocemente, come una foglia sull’onda dei suoi ricordi. Ricordi di James Carstairs, il ragazzo con cui era stata fidanzata, che aveva progettato di sposare. Avevano quasi fatto l’amore, sul pavimento della stanza della musica dell’Istituto di Londra. A quel tempo aveva visto il suo corpo, a torso nudo, la pelle pallida come carta che si allungava sopra le sue costole sporgenti. Il corpo di un ragazzo che sta morendo, anche se per lei era sempre stato bellissimo.
Adesso la sua pelle sulle sue costole e sul torace era una muscolatura liscia; il suo petto era ampio, e si assottigliava in basso, stringendosi in una vita sottile. Posò timidamente le mani su di lui; era caldo e duro, sotto il suo tocco. Poteva sentire le lievi cicatrici delle antiche rune, pallide contro la sua pelle dorata.
Il respiro di Jem sibilò tra i suoi denti, mentre Tessa faceva scorrere le dita sul suo petto e poi giù per le sue braccia, la curva dei suoi bicipiti che si plasmava sotto il tocco di lei. Lo ricordò mentre combatteva con gli altri Fratelli a Cader Idris – e di certo aveva combattuto alla battaglia nella Cittadella; i Fratelli Silenti si tenevano sempre pronti a combattere, anche se lo facevano solo di rado. Per qualche ragione Tessa non aveva mai pensato cosa sarebbe potuto significare tutto questo per Jem, una volta che non fosse più stato in punto di morte.
I suoi denti sbatterono un po’; si era morsa il labbro per mantenere il loro silenzio. Il desiderio le scorreva in corpo, insieme a un po’ di paura: come poteva star succedendo? Succedendo davvero?
“Jem,” sussurrò. “Sei così…”
“Sfregiato?” Jem si posò una mano sulla guancia, dove il marchio nero della Fratellanza ancora spiccava sull’arco dello zigomo. “Orribile?”
Tessa scosse il capo. “Quante volte devo dirti che sei bello?” Fece scorrere la mano dalla curva della sua spalla nuda al collo; Jem tremava. Sei bello, James Carstairs. “Non hai visto che ti fissavano tutti, sul ponte? Sei molto più bello di me,” mormorò, lasciando scivolare le mani per toccargli i muscoli della schiena; si irrigidirono sotto la pressione del suo tocco. “Ma se sei così stupido da volermi, allora non metterò in discussione la mia fortuna.”
Jem voltò il capo di lato, e Tessa lo vide deglutire. “Durante tutta la mia vita,” fece, “quando qualcuno ha detto la parola ‘bello’, è tuo il volto che ho visto. Sei tu la mia definizione di bellezza, Tessa Gray.”
Il cuore di Tessa fece una capovolta. Si alzò sulle punte – era sempre stata alta, ma Jem era anche più alto di lei – e posò la bocca su un lato della sua gola, baciandolo gentilmente. Le sue braccia la circondarono, premendola contro di lui, contro il suo corpo duro e caldo, e Tessa sentì un’altra fitta di desiderio. Questa volta lo mordicchiò, mordendo la pelle lì dove la sua spalla si curvava nel collo.
Tutto andò sottosopra. A Jem scappò un suono dalla parte bassa della gola, e all’improvviso i due erano sul pavimento, e Tessa gli stava sopra; il corpo di Jem le aveva ammortizzato la caduta. Lo guardò con stupore. “Che è successo?”
Jem sembrava sconcertato a sua volta. “Non riuscivo più a stare in piedi.”
Il petto di Tessa si riempì di calore. Era passato così tanto tempo che si era quasi scordata la sensazione che si prova baciando qualcuno con così tanta forza da farti indebolire le ginocchia. Jem si tirò sui gomiti. “Tessa…”
“Non c’è niente di sbagliato,” gli rispose con fermezza, prendendogli il viso tra le mani. “Niente. Capito?”
Lui strizzò gli occhi, guardandola. “Mi hai fatto lo sgambetto?”
Tessa rise; il cuore ancora le batteva forte, frastornato da gioia e sollievo e terrore. Ma l’aveva osservato, prima, aveva visto come aveva guardato i suoi capelli quando erano sciolti, aveva sentito le sue dita tra i riccioli, mentre li accarezzava timidamente, quando l’aveva baciata sul ponte. Alzò una mano e tolse le forcine dai capelli, gettandole per la stanza.
I suoi riccioli caddero giù come l’acqua di una fontana, scivolandole lungo le spalle, giù per la vita. Si sporse il avanti al punto da sfiorargli il viso, il petto nudo.
“Ti importa?” domandò.
“Visto lo sviluppo,” le rispose contro le labbra, “no. Trovo preferibile essere reclinabile.”
Tessa rise e fece scorrere le dita giù, sempre più giù lungo il suo corpo. Jem si voltò, inarcandosi sotto il suo tocco. “Per essere antico,” mormorò lei, “varresti un bel prezzo, da Sotheby. Tutte le tue parti funzionano piuttosto bene.”
Le pupille di Jem si dilatarono, e poi rise, e il suo alito caldo accarezzò la guancia di Tessa. “Avevo dimenticato cosa significa essere preso in giro, penso,” disse. “Nessuno prende in giro i Fratelli Silenti.”
Tessa approfittò della sua distrazione per liberarlo dei jeans. C’era davvero poco abbigliamento, tra loro, ed era fonte di distrazione. “Non sei più nella Fratellanza,” gli disse, accarezzandogli lo stomaco con le dita, la peluria sottile appena sotto l’ombelico, il petto nudo e liscio. “E ci resterei davvero male se rimanessi in silenzio.”
Jem si allungò alla cieca verso di lei e la tirò verso il basso. Le sue mani si seppellirono tra i capelli di Tessa. E si stavano baciando di nuovo, le ginocchia di lei ai lati dei fianchi di lui, i suoi palmi contro il petto di Jem. Le mani di lui corsero ripetutamente tra i capelli di Tessa, e ogni volta le riusciva di sentire il corpo di Jem premere contro il suo, le labbra di lui contro quelle di lei. Non erano baci selvaggi, non ora: erano decadenti, crescevano di intensità e fervore ogni volta che si separavano e poi si riunivano.
Jem posò le mani sui lacci del corsetto di Tessa e li tirò. Lei si mosse per mostrargli che si apriva anche davanti, ma Jem si era già spostato per afferrare la parte anteriore. “Le mie scuse,” disse, “all’antichità,” e poi, in un gesto assai poco da Jem, strappò il corsetto a metà e lo gettò via.
Sotto Tessa aveva una camiciola, che si tirò su e lanciò di lato.
Prese un respiro profondo. Adesso era nuda davanti a lui, come mai era stata prima.
o mio diooooo aaaah :happy: :yey: :angelic: :roftl: :heart:
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O mamma mia!!!! o.O O.o e la 4ª parte l’ha già postata la Clare?
Grazie mille per le traduzioni!
Mannaggia alla miseria gente! Questa volta sì che Jem ha mandato anche me VERAMENTE in sollucchero :roftl: :happy:
Porca miseria la Clare ci vuole tutti morti… :trio: :yes: :clap: :wave: :wave:
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